Dopo
Chiesa
Pubblicato il Agosto 5, 2024

Dopo il Burundi ora il Perù

Il diacono Ennio Apicella e la moglie Stefania, trascorreranno come volontari tre settimane ad agosto

Il diacono Ennio Apicella, membro del Consiglio Missionario Diocesano di Carpi, insieme alla moglie Stefania Garuti, della parrocchia di San Bernardino Realino, dopo aver mantenuto i contatti con il sacerdote peruviano don José Marcial Carranza Del Gado, conosciuto durante il suo servizio presso la parrocchia di Limidi, hanno deciso di recarsi da lui in Perù, nel mese di agosto.

Ennio e Stefania, qual è la destinazione e quale motivo vi ha spinto a sceglierla?

Le destinazioni sono Chiclayo e Cajamarca, Perù. Andiamo lì perché don José ha chiesto aiuto per la ricostruzione del tetto della chiesa (crollato) di una piccola comunità di cui lui era parroco, che si trova a Cutervo.

Per quanto tempo vi fermerete e quale servizio andrete a svolgere?

Ci fermiamo per tre settimane, durante le quali faremo visita ad alcune comunità locali, prettamente rurali, dove porteremo la nostra testimonianza di coppia diaconale e non solo: abbiamo chiesto a don José di organizzare un incontro con le comunità per organizzare dei piccoli corsi di disostruzione pediatrica e per adulti, le manovre di primo soccorso e il trattamento di piccoli infortuni.

Il Consiglio Missionario della parrocchia di San Bernardino Realino, di cui fate parte, ha, tra i progetti attivi, uno in particolare rivoltò al Perù, di cosa si tratta?

Nel gruppo missionario della parrocchia di San Bernardino abbiamo in mente, per il prossimo futuro, di coinvolgere anche i giovani per una esperienza missionaria.

Da quanti anni collaborate con il Perù e con don José Marcial Carranza Del Gado?

È il primo anno che collaboriamo con don José.

Qual è lo spirito con cui vi mettete in servizio?

Lo spirito con cui partiamo è servizio e testimonianza.

Come coppia di sposi, quale testimonianza di fede pensate possa essere trasmessa alla gente che incontrerete?

Nella nostra precedente esperienza in Burundi abbiamo constatato che è sicuramente importante portare aiuto materiale, ma è altrettanto importante la nostra sola presenza. Infatti, ci siamo sentiti dire più volte questa frase: “è di conforto per noi, che voi, che siete europei, ricchi (ai loro occhi) e a cui non manca nulla, vi ricordiate di noi e della nostra terra”. La testimonianza di fede che portiamo con noi è proprio questo: la presenza, il sorriso, la disponibilità, la condivisione della preghiera e la gioia del Vangelo.

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