Arrivederci nell’eternità
Si è spento all’età di 82 anni don Antonio Spinardi. Le esequie presiedute da monsignor Manicardi in Cattedrale
La sera di giovedì 5 settembre, all’ospedale di Carpi, dove era ricoverato, don Antonio (Tonino) Spinardi ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. Aveva 82 anni ed era nato a Concordia. Frequentato il liceo presso i Domenicani di Bologna, era poi entrato nel Seminario vescovile di Carpi. Fu ordinato presbitero il 6 giugno 1971 dal vescovo Artemio Prati. Da quel giorno una parte rilevante del ministero di don Tonino si è svolta come cappellano militare in varie parti d’Italia, da Porto Ferraio sull’isola d’Elba a Milano, da Firenze alla Cecchignola di Roma, per tornare infine a Bologna. A seguire, il servizio come cappellano presso un tour operator specializzato nei pellegrinaggi, tramite il quale ha potuto recarsi in vari santuari d’Italia e d’Europa. Rientrato a Carpi, dove risiedeva nel territorio della parrocchia di San Bernardino Realino, dal 2000 fino a che la salute glielo ha consentito, ha svolto servizio nelle parrocchie di San Giovanni e di Santa Caterina di Concordia. Proprio a Santa Caterina, nel 2021, alla presenza del vescovo Erio Castellucci, aveva festeggiato con la comunità il 50° anniversario di sacerdozio. Dall’inizio del 2024 era ospite presso la Casa del Clero a Carpi. Le esequie sono state presiedute dal vicario generale, monsignor Gildo Manicardi, sabato 7 settembre, in Cattedrale. Di seguito pubblichiamo alcuni stralci dell’omelia pronunciata da monsignor Manicardi, che ha preso spunto dalle letture proclamate nella liturgia esequiale: Deuteronomio 34,1. 4-8. 10-12; come canto responsoriale il Cantico di Simeone, tratto dal Vangelo di Luca (2,2932); Vangelo di Giovanni (19,25-30).
V. P.
Esequie: la parola latina pagana per il funerale era appunto funerale ed era incentrata sul dolore. Il termine esequie è invece il vocabolo cristiano, che appare dalla prima metà del secolo XIV. Esso deriva dal latino exsĕqui ed è incentrato sull’“andar dietro”, con riferimento appunto all’andar dietro ai passi di un fratello che con la morte sta andando altrove. Ma qual è l’altrove in cui si è incamminato don Tonino? Il significato è senz’alto triplice. (1) Accompagniamo un nostro fratello defunto alle porte del cielo, verso il Paradiso, al banchetto gioioso nella casa del Padre. (2) Accompagniamo al di là del tempo cronologico: don Tonino è adesso passato nell’eternità di Dio; siamo oltre la soglia del tempo terreno che il defunto ha vissuto qui con noi; il tempo per lui adesso è finito e il nostro amico è entrato nell’eternità con Dio: per questo chiediamo per lui: l’eterno riposo… la luce perpetua. (3) Accompagniamo un nostro fratello condividendo l’attesa della risurrezione, dove un giorno saremo tutti con il Signore (S. Paolo). Guardiamo a don Tonino: gioioso, intelligente, spesso inatteso, talvolta quasi impertinente. Chiediamo a tre personaggi biblici, che incontriamo nelle letture di questa celebrazione di esequie, di accompagnarci e di dirci qualcosa di lui: abbiamo scelto Mosè, Simeone e il discepolo amato da Gesù. Certo, sono figure ben diverse tra loro e ancor più con Tonino, ma insieme ci parlano della logica di Dio e di che cos’è la fede.
Mosè ha avuto una lunga vita, scandita da varie tappe: 40 anni presso il Faraone in Egitto; 40 anni quando, avendo deciso di visitare i suoi fratelli, deve fuggire nel deserto lavorando come straniero; 40 anni, fino alla conclusione della sua vita, periodo in cui incontra Dio nel roveto ardente, libera il popolo d’Israele e lo conduce vivendo con gli Israeliti nel deserto. Anche don Tonino ha avuto una vita non troppo breve e con tappe e “salti” anche molto lunghi. Gli studi da ragazzo con i Domenicani, a Bologna, intraprendendo un discernimento vocazionale che di seguito l’ha portato alla scelta di Carpi, dove è stato ordinato e incardinato come presbitero diocesano. Il suo, tuttavia, non è stato il ministero di un “prete da parrocchia”, ha infatti svolto servizio come cappellano presso l’Esercito, la Guardia di Finanza, e durante viaggi, pellegrinaggi e importanti crociere. Nella Diocesi di Carpi, ricordiamo il suo servizio nelle parrocchie soprattutto nel concordiese e, in questi ultimi anni, nelle comunità del Cammino Neocatecumenale. Come Mosè, il nostro don Tonino è stato chiamato a preparare un futuro che va cercato e che non c’è ancora del tutto: “Questa è la terra che io darò alla tua discendenza”. La vita cristiana che viviamo non è ancora del tutto nelle nostre mani. Noi siamo nella situazione di Mosè, vediamo la terra del Vangelo, cerchiamo di entrarci ma non possiamo possederla completamente: “Te l’ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai! »” Don Tonino sapeva bene che anche i nostri occhi vedono l’orizzonte del Vangelo anche se non sempre vi entriamo del tutto.
L’anziano Simeone, “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele”, mosso dallo Spirito, si reca al Tempio di Gerusalemme, e lì, dopo una lunga attesa, può finalmente prendere in braccio il bambino, il Figlio di Dio. Abbraccia colui che è il tutto ma che, così piccolo, non è ancora del tutto realizzato nella storia umana. Il cantico di Simeone, che si recita ogni giorno nella Compieta, è immagine della nostra vita, dunque anche della vita di don Tonino, che con Simeone oggi, in questa Chiesa cattedrale dove è stato ordinato presbitero da monsignor Prati può dire: “ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”.
Infine, ecco il discepolo amato da Gesù, che stava con Maria ai piedi della Croce. Il discepolo amato da Gesù è colui che ha per madre la Vergine Maria. Don Tonino nutriva una profonda devozione mariana, radicata nella grande tradizione domenicana del Rosario. Forse non tutti sanno che don Tonino pubblicò un libro dal titolo “Curare i mali della famiglia con la preghiera del Rosario”. Si tratta di un volume agevole – una sessantina di pagine -, ben illustrato, molto concreto e didattico, che delinea efficacemente la spiritualità e la personalità di don Tonino. Ieri l’amico Stefano Baraldi – a cui la Chiesa di Carpi deve riconoscenza per come ha trattato un don Tonino ormai davvero anziano e talvolta non troppo facile, impegnando nell’impresa tutta la sua famiglia e non pochi neocatecumeni – mi ha portato questo bel regalo. Non ho potuto non pensare che con questo scritto don Tonino ha voluto assolvere il dovere di ogni Domenicano (anche solo Domenicano spirituale) che almeno un libro lo deve proprio scrivere per non restare indietro alla concorrenza dei Gesuiti… E’ toccante constatare che questo suo legame filiale con la Vergine Madre del Rosario lo ha accompagnato sino all’ultimo saluto che gli rivolgiamo su questa terra: oggi, infatti, è sabato, giorno dedicato tradizionalmente alla Madonna, e siamo qui nella Cattedrale intitolata a Maria Assunta in cielo. Grazie don Tonino. Il Signore è veramente risorto, alleluia!