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Attualità
Pubblicato il Gennaio 22, 2025

Fine vita, curare per accompagnare

“La dignità del fine vita” secondo il dottor Vacondio, responsabile della rete di cure palliative dell’Ausl di Modena

di Maria Silvia Cabri

È stato un confronto multidisciplinare quello al centro del convegno dal titolo “La dignità del fine vita”, che si è svolto a Modena lo scorso 16 gennaio, organizzato dall’Azienda ospedaliera universitaria di Modena, in collaborazione con il Comune, l’Ausl di Modena, UniMoRe e l’Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari. Professionisti sanitari, giuridici e di bioetica hanno affrontato temi cruciali come l’accompagnamento del paziente, le cure palliative, la comunicazione medico-paziente e i profili normativi.

Tra gli interventi, quello del dottor Paolo Vacondio, responsabile della rete di cure palliative dell’Ausl di Modena: “Partendo dalla lettura del bisogno di affrontare il tema del vita, emerge nell’ambito ospedaliero e non solo, la difficoltà che può incontrare il medico, che per definizione è proiettato al guarire, ad affrontare invece il concetto di inguaribilità”. Secondo il dottor Vacondio, “per dare dignità a quel periodo che coincide con il ‘fine vita’, occorre sa-pere accettare il concetto di malattia non guaribile, che come tale porta alla morte. Uno dei grossi limiti che si incontrano, infatti, è che il ‘fine vita’ non viene nominato, non gli si dà un ‘nome’, ossia viene negato e dunque lo si priva di dignità. Di qui l’importanza, nella relazione tra medico, équipe, paziente, di un dialogo aperto sulla consapevolezza delle condizioni di salute della persona malata. Ma non è sempre semplice.

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