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    Attualità, Chiesa
    Pubblicato il Aprile 22, 2025

    Papa Francesco. Ora cosa accade? Dalle Congregazioni generali al Conclave

    L'Universi Dominici Gregis stabilisce le procedure che caratterizzano il periodo di Sede vacante, fino al Conclave per il nuovo Pontefice. Le ripercorriamo.

    Apposti i sigilli al Palazzo Apostolico ph Vatican Media – Sir

    Durante il periodo di “sede vacante” il governo della Chiesa passa al cardinale Camerlengo, attualmente Kevin Joseph Farrell, e al Collegio cardinalizio: ma solo per l’ordinaria amministrazione, perché nessuno può “sostituire” il Papa, il cui “potere assoluto” viene da Dio. Le norme del Codice di diritto canonico sulla “sede vacante” (cioè sul periodo tra la morte di un Papa e l’elezione del successore) riguardano, infatti, solo gli “affari correnti” e lo svolgimento del Conclave, che deve essere convocato dopo non meno di 15 e non più di 20 giorni dalla data della morte del Pontefice. È stato lo stesso Giovanni Paolo II, con la costituzione apostolica Universi dominici gregis, a fissare le regole per il periodo della “sede vacante”, recepite e aggiornate dalla Costituzione apostolica “Praedicate evangelium” di Papa Francesco, pubblicata il 19 marzo 2019, in cui si legge che il compito del Camerlengo è “curare e amministrare i beni ed i diritti temporali della Sede Apostolica nel tempo in cui questa è vacante”, aggiungendo che è “diritto e dovere del Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa richiedere a tutte le Amministrazioni dipendenti dalla Santa Sede le relazioni circa il loro stato patrimoniale ed economico, come pure le informazioni intorno agli affari straordinari, che siano in corso; richiedere al Consiglio per l’economia i bilanci preventivi e consolidati dalla Santa Sede dell’anno precedente, nonché il bilancio preventivo per l’anno seguente; domandare, nella misura in cui sia necessario, alla Segreteria per l’economia qualsiasi informazione sullo stato economico della Santa Sede”.

    Le Congregazioni generali
    Durante la sede vacante – dispone l’Universi Dominici Gregis – si tengono due specie di Congregazioni dei Cardinali: una generale, cioè dell’intero Collegio, fino all’inizio della elezione del nuovo papa e l’altra particolare. Alle Congregazioni generali – di cui la prima è prevista domani – devono partecipare “tutti i Cardinali non legittimamente impediti, non appena sono informati della vacanza della Sede Apostolica”, cioè sia i cardinali elettori che non elettori: a questi ultimi, però, è concessa la facoltà di astenersi o di non partecipare alle Congregazioni generali. La Congregazione particolare è costituita dal Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa e da tre Cardinali, uno per ciascun Ordine, estratti a sorte tra i Cardinali elettori già pervenuti a Roma. L’ufficio di questi tre Cardinali, detti Assistenti, cessa al compiersi del terzo giorno, ed al loro posto, sempre mediante sorteggio, ne succedono altri con il medesimo termine di scadenza anche dopo iniziata l’elezione. Durante il periodo dell’elezione le questioni più importanti, se necessario, sono trattate dall’assemblea dei Cardinali elettori, mentre gli affari ordinari continuano ad essere trattati dalla Congregazione particolare dei Cardinali. Nelle Congregazioni particolari devono trattarsi “solamente le questioni di minore importanza, che si presentano giorno per giorno o momento per momento”: ma se sorgessero “questioni più gravi e meritevoli di un più profondo esame”, devono essere sottoposte alla Congregazione generale. Inoltre, ciò che è stato deciso, risolto o negato in una Congregazione particolare “non può essere revocato, mutato o concesso in un’altra; il diritto di fare ciò appartiene soltanto alla Congregazione generale, e con la maggioranza dei voti”.

    Le Congregazioni generali dei Cardinali si tengono, di norma, nel Palazzo apostolico e sono presiedute dal Decano del Collegio, card. Giovanni Battista Re, o nel caso sia egli assente o legittimamente impedito, dal sottodecano, o in assenza di esso dal cardinale elettore più anziano. Il voto nelle Congregazioni dei Cardinali, “quando si tratta di cose di maggiore importanza, non deve essere dato a voce, ma in forma segreta”.

    Le Congregazioni generali che precedono l’inizio dell’elezione, dette perciò preparatorie, devono tenersi quotidianamente, anche nei giorni in cui si celebrano le esequie del Pontefice defunto. Nella prima Congregazione generale i cardinali hanno a disposizione una copia dell’Universi Dominici Gregis, sulla quale giureranno, e stabiliranno il giorno, l’ora e il modo, in cui la salma del defunto Pontefice sarà portata nella Basilica Vaticana, per essere esposta all’omaggio dei fedeli. Oggetto delle Congregazioni generali è inoltre predisporre tutto il necessario per le esequie del defunto Pontefice, che dovranno essere celebrate per nove giorni consecutivi, e fissino l’inizio di esse in modo che la tumulazione abbia luogo, ”salvo ragioni speciali”, fra il quarto e il sesto giorno dopo la morte. Altre disposizioni riguardano la predisposizione dei locali di Casa Santa Marta per la sistemazione dei cardinali e elettori e di altri alloggi adatti ai restanti, oltre alla preparazione della Cappella Sistina per le operazioni relative al Conclave. I cardinali, infine, nelle Congregazioni generali affidano a due ecclesiastici “di specchiata dottrina, saggezza ed autorevolezza morale” il compito di dettare ai medesimi Cardinali due ponderate meditazioni circa “i problemi della Chiesa nel momento presente4 e la scelta illuminata del nuovo Pontefice”: approgano le spese occorrenti fino all’elezione del nuovo papa; leggono, “qualora vi fossero”, i docunenti lasciati dal Pontefice defunto; annullano l’Anello del Pescatore e il sigilklo di piombo, con i quali sono spedite le lettere apostoliche: dispongono l’assegnazione per sorteggio delle stanze ai carcinali elettori e stabiliscono giorno e ora dell’inizio delle operazioni di voto.

    I funerali
    Il funerale papale (la “Missa poenitentialis”) prevede una celebrazione sull’altare pontificio del Bernini nella basilica di San Pietro (anche se gli ultimi funerali si sono svolti all’aperto, nella piazza) alla presenza delle delegazioni di Stato di tutto il mondo. Per quanto riguarda lo svolgimento del rito liturgico, l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha curato la redazione e la pubblicazione della seconda edizione tipica dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, approvata il 29 aprile 2024 da Papa Francesco e resa pubblica nel novembre scorso. Tra le novità introdotte – rispetto all’Ordo approvato nel 1998 da san Giovanni Paolo II e pubblicata nel 2000, che è stata utilizzata nelle esequie dello stesso Pontefice nel 2005 e, con adattamenti, in quelle del Papa emerito Benedetto XVI nel 2023 – la constatazione della morte non più nella camera del defunto ma nella cappella, la deposizione immediata dentro la bara, l’esposizione alla venerazione dei fedeli del corpo del Papa già dentro la bara aperta, l’eliminazione delle tradizionali tre bare di cipresso, piombo e rovere, a favore di una bara di legno inserita in una di zinco. Tutto ciò, adeguando l’intero rituale alla nuova Costituzione Prædicate Evangelium del marzo 2022 – la quale, pur mantenendo in vigore l’ufficio del Camerlengo, abolisce la Camera Apostolica – e in risposta al desiderio di Papa Francesco, che in diverse occasioni ha chiesto di semplificare il rito facendo in modo che le esequie del Romano Pontefice fossero quelle di un pastore e discepolo di Cristo “e non di un potente di questo mondo”.

    Le tre stazioni

    Nel dettaglio, sono state mantenute le tre “stazioni” classiche, quella nella casa del defunto, quella nella Basilica Vaticana e al luogo della sepoltura. Tra le novità più rilevanti, la semplificazione dei titoli pontifici. La prima stazione “nella casa del defunto” prevede le novità della constatazione della morte nella sua cappella privata, anziché nella camera, e la deposizione della salma nell’unica bara di legno e in quella interna di zinco, prima di essere traslato in basilica. È stata eliminata la prima traslazione nel Palazzo Apostolico. Sono stati meglio precisati alcuni passaggi rimodulando anche la seconda stazione: poiché la deposizione nella bara è già avvenuta dopo la constatazione della morte, la sera prima della Messa esequiale si procede alla sua chiusura. La seconda stazione “nella Basilica Vaticana” considera un’unica traslazione in San Pietro, la chiusura della bara e la Messa esequiale. Nella Basilica Vaticana il corpo del Papa defunto è esposto direttamente nella bara e “non più su un alto cataletto”, inoltre, in conformità con quanto prevedono le esequie del vescovo diocesano, durante questa esposizione non sarà posto accanto alla bara il pastorale papale. Infine, la terza stazione “nel luogo della sepoltura” include la traslazione del feretro al sepolcro e la tumulazione. Un altro elemento di novità consiste nell’introduzione delle indicazioni necessarie per l’eventuale sepoltura in un luogo diverso dalla Basilica Vaticana. Al contrario dei suoi predecessori, sepolti nelle Grotte Vaticane, Papa Francesco ha infatti espresso il desiderio di essere sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore, dove si trova tra l’altro l’icona della Madonna Salus Populi Romani, molto venerata da Bergoglio e davanti alla quale era solito raccogliersi in preghiera prima e dopo ogni suo viaggio apostolico.

    I novendiali

    Un quarto e ultimo capitolo del libro liturgico è dedicato alle disposizioni per i novendiali, le Messe in suffragio del Papa defunto celebrate per nove giorni consecutivi a partire dalla Messa esequiale. Nel rituale sono riportati quattro – e non più tre – formulari di preghiere a scelta, in quanto sono stati ripresi tutti quelli offerti dal Missale Romanum per il Papa defunto e quello per il vescovo diocesano defunto. A differenza dell’edizione precedente, vengono omessi i testi del Lezionario, di cui si offrono invece soltanto le indicazioni bibliche. Infine, questa nuova edizione non presenta la corposa appendice con l’ordinario della Messa, le raccolte di salmi penitenziali e graduali e i canti dell’ordinario con la notazione gregoriana.

    Il Conclave
    Alla scomparsa del Pontefice, il Collegio Cardinalizio, durante le Congregazioni generali, decide la data del Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice, da tenersi tra i quindici e i venti giorni in Vaticano, nella Cappella Sistina. Il termine Conclave deriva dal latino “cum clavis”, cioè un luogo chiuso a chiave, dove si riuniscono i cardinali per eleggere il nuovo papa, in segretezza e senza alcuna possibilità di contattare l’esterno. Con la Costituzione entrata in vigore nel 1996, la “Universi Dominici Gregis”, Giovanni Paolo II ha abolito due dei tre metodi tradizionali di voto. Non è più possibile la nomina per acclamazione unanime da parte del collegio dei cardinali e l’elezione per compromesso, ovvero il sacro Collegio non può più delegare la decisione a un gruppo di grandi Elettori (composto da 9 a 15 cardinali). Oggi per eleggere il Papa è necessaria la maggioranza qualificata (due terzi) dei voti espressi da tutti i cardinali.
    Con la Lettera apostolica “De aliquibus mutationibus in normis de electione Romani Pontificis”, dell’11 giugno 2007, Benedetto XVI ha infatti ristabilito la norma, sancita dalla tradizione, secondo la quale per la valida elezione del Romano Pontefice “è sempre richiesta la maggioranza dei due terzi di voti dei Cardinali elettori presenti”, per tutti gli scrutini e indipendentemente dalla durata del Conclave. Attualmente sono 135 i cardinali candidabili al soglio pontificio, dopo dieci Concistori convocati da Papa Francesco in dodici anni di pontificato. Servono quindi 90 voti tra i porporati per essere eletti a successore di Pietro. Il Collegio cardinalizio, nella sua interezza, grazie a Papa Francesco conta ora infatti 262 cardinali, di cui 135 elettori e 117 non elettori. Al momento del primo scrutinio, i cardinali scrivono il nome del loro candidato su una scheda, la piegano e la depositano in un calice. Le schede vengono poi scrutinate e i risultati vengono annunciati. Se nessuno ottiene la maggioranza richiesta (due terzi dei voti), le schede vengono bruciate, producendo una fumata nera che segnala al mondo che l’elezione non è ancora avvenuta, e si passa dunque ad una nuova votazione. Quando viene eletto il nuovo Papa, le schede vengono bruciate con paglia secca, la cui combustione dà luogo alla classica fumata bianca. Dopo l’elezione, al cardinale Protodiacono, attualmente Dominique Mamberti, il compito di annunciare al mondo, dalla loggia di San Pietro, la frase celeberrima frase “Habemus Papam”, seguita dal nome del nuovo Pontefice. All’annuncio segue il primo incontro tra il nuovo vescovo di Roma e il suo popolo che dall’elezione di Giovanni Paolo II ha ormai un cerimoniale tutto suo legato al momento. Ciò che non cambia è che il nuovo Papa si affaccia dalla loggia e impartisce la sua prima benedizione “Urbi et Orbi”.

    M.Michela Nicolais

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