Intervista
Culturalmente
Pubblicato il Maggio 9, 2025

Intervista a Americo Mascarucci

Culturalmente, una rubrica di Francesco Natale

Proprio in questi giorni in cui il mondo piange la scomparsa di Papa Francesco è in uscita per Giubilei Regnani il nuovo libro di Americo Mascarucci, giornalista esperto di questioni vaticane e protagonista di questo nuovo appuntamento di CulturalMente, dal titolo “L’eredità di Papa Francesco. Cosa rimane del pontificato di Jorge Mario Bergoglio”.

Papa Francesco è stato un Papa innovativo nel suo modo semplice di comunicare, ma lo è stato anche nelle azioni?

Papa Francesco è stato innovativo sul piano dello stile pastorale, del linguaggio, del modo stesso di essere e di fare il papa, distinguendosi chiaramente dai suoi predecessori. Come spiego nel mio libro, ha cercato di umanizzare il papato per renderlo sempre più vicino alla gente e ha mostrato al mondo il volto di una Chiesa misericordiosa, inclusiva, aperta a tutti, soprattutto ai più lontani, coloro che rischiavano di sentirsi più emarginati. Sul piano delle azioni ha senza dubbio compiuto gesti molto controversi, come la nomina di cardinali di rottura rispetto alla tradizione, e ha cercato di allargare i confini della Chiesa nelle cosiddette “periferie del mondo” scardinando l’identità europea ed occidentale e segnando una forte discontinuità tanto con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, convinti invece che proprio dall’Europa e dall’Occidente dovesse partire una nuova evangelizzazione. Tuttavia Francesco è rimasto sostanzialmente fedele alla tradizione nella difesa dei temi etici: ha continuato a combattere aborto, eutanasia, ideologia gender, ha aperto alla benedizione delle coppie LGBT, ma ha riconfermato che l’unica famiglia possibile è quella naturale fondata sul matrimonio fra uomo e donna.

Cosa perde la Chiesa con la morte di Papa Francesco?

La Chiesa perde una guida senza dubbio particolare, un papa molto sui generis “grande nella debolezza”, nel suo essere straordinariamente umile e semplice, anteponendo il suo voler restare coerente con il suo stile pastorale, alla responsabilità derivante dall’essere il Vicario di Cristo. Un papa che ha rotto schemi e consuetudini, ha infranto sacralità e protocolli, scandalizzando parte del mondo cattolico e ottenendo applausi e consensi fuori della Chiesa.

Quale sarà adesso il futuro della Chiesa? Ci sarà continuità o discontinuità con l’operato di Francesco?

La stragrande maggioranza dei cardinali chiamati ad eleggere il successore è di creazione bergogliana, ma ciò non significa che esista un partito bergogliano unito e strutturato. Anzi, proprio la politica di Francesco indirizzata a dare rappresentanza universale alla Chiesa per renderla sempre più intercontinentale, ha reso impossibile un’omogeneità di tipo “politico” che rende molto incerto il quadro delle alleanze che si verranno a formare nel prossimo conclave. Ci sono ad esempio cardinali, penso all’africano Besungu, che pur essendo stato vicinissimo a Francesco, è molto più legato ed in sintonia con i cardinali conservatori come Muller o Sarah, piuttosto che con altri porporati scelti da Bergoglio ma di tendenze ultra progressiste come Hollerich o McElroy. Io penso che il prossimo papa dovrà muoversi con molta cautela per gestire l’eredità di Francesco, e soprattutto la delicata questione della sinodalità che sarà un momento di duro confronto e scontro nella Chiesa dei prossimi anni soprattutto a livello di episcopati. Alla Chiesa forse servirebbe in questo momento un nuovo Paolo VI capace di gestire il delicato momento di transizione attraversato da grandi stravolgimenti, allo stesso modo di come Montini seppe gestire il post Concilio.

C’è una frase o un momento del Pontificato di Papa Francesco che rimarrà impresso nella storia?

Senza dubbio passerà alla storia l’immagine di Papa Francesco che cammina da solo in una piazza San Pietro deserta in occasione del Venerdì Santo del 2020 in piena epidemia da covid. Quanto alle frasi ne abbiamo ascoltate tante, ma senza dubbio ciò che resta nella memoria collettiva è la naturalezza con cui Francesco ha sempre detto ciò che pensava spesso nei contesti più bizzarri, rischiando di apparire irriverente, ma perfettamente in linea con il suo voler essere papa restando sostanzialmente se stesso.

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