Prodotti da banco abortivi
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
La vendita di contraccettivi, chiamati d’emergenza, diventati prodotti da banco senza ricetta medica, come EllaOne o Norlevo, è ormai diventata prassi. Questa prassi, però, non esime da qualche riflessione soprattutto alla luce di nuovi studi scientifici. Un articolo pubblicato in gennaio di quest’anno sulla prestigiosa rivista di medicina New England Journal of medicine, ribadisce ciò che tanti sapevano: la somministrazione orale di sole due compresse di Ella One ha determinato l’aborto, fino alla nona settimana di gravidanza, in 127 donne su 131 con una efficacia pari al 97% sovrapponibile a quella della RU486, molecola usata per indurre l’aborto farmacologico. Questo ribadisce ancora una volta che non può essere venduta a chiunque senza ricetta medica e, soprattutto, dimenticando che è un prodotto altamente abortivo. Oltre alla questione etica subentra anche quella giuridica, in quanto, così facendo si supera tranquillamente tutto l’iter imposto per legge alla donna che vuole abortire, non solo, si instaura anche un fraintendimento pericoloso nel senso che, chi acquista questo prodotto lo fa con un’intenzione e invece, potrebbe cagionarne un’altra. La Sipre (Società italiana procreazione responsabile) ha segnalato più volte all’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) che il prodotto non è anti ovulatorio ma prevalentemente antinidatorio e quindi potenzialmente abortivo, senza ottenere grandi risultati. La premura di far pervenire agli enti preposti questa realtà è anche dovuta al fatto che molte minorenni, senza l’intermediazione di un adulto e di un adulto professionista, autonomamente si presentano in farmacia per comprare ed usare questo tipo di prodotto, non solo abortivo ma anche con effetti collaterali importanti. L’alternativa è già stata proposta all’Aifa dalla Sipre e consiste nella sospensione della distribuzione sul territorio nazionale, la modificazione della normativa di accesso al prodotto assimilandolo a quella del mifepristone (RU486) ridefinendo anche il ruolo della molecola nel contesto specifico terapeutico incompatibile con una libera distribuzione da banco.