Più beati nel dare che nel ricevere
Il 4 giugno in Cattedrale celebrazione eucaristica nella memoria del beato Odoardo Focherini, per la conclusione dell’anno scolastico e per l’apertura della festa diocesana dell’Azione Cattolica
“Cari ragazzi, avete un anno in più e avete lavorato anche voi perché la vostra personalità diventi più ricca; quindi, mi complimento con voi e ringrazio il Signore”. Con queste parole mons. Gildo Manicardi, vicario generale della Diocesi di Carpi, si è rivolto agli studenti e agli insegnanti presenti mercoledì 4 giugno in Cattedrale a Carpi, alla celebrazione eucaristica nella memoria del beato Odoardo Focherini, per la conclusione dell’anno scolastico e per l’apertura della festa diocesana dell’Azione Cattolica. Presenti i familiari del Beato Carpigiano, tra cui la figlia Paola, i nipoti e pronipoti, vari dirigenti scolastici del territorio, invitati dal Laboratorio diocesano Scuola Fede Futuro, e la presidente dell’Azione Cattolica, Benedetta Lodi con numerosi membri dell’Azione Cattolica diocesana.
La liturgia è stata animata dagli studenti dell’orchestra delle scuole secondarie di primo grado Alberto Pio. Al termine della celebrazione si è svolta la cerimonia per la collocazione definitiva della reliquia del Beato nella cappella di Santo Stefano.
L’omelia di monsignor Manicardi
Questa sera vogliamo ringraziare il Signore perché centinaia di ragazzi con l’aiuto degli adulti anche quest’anno sono cresciuti, hanno fatto un passo avanti. Cari ragazzi, avete un anno in più e avete lavorato soprattutto voi perché la vostra personalità diventi più ricca, quindi mi complimento con voi e ringrazio il Signore che vi ha voluto bene. Abbiamo scelto le letture del giorno, non quelle proprie della memoria del Beato Odoardo, siamo nella settimana che precede la Pentecoste, e vorrei meditare con voi in particolare quello che ci dice la prima lettura (At 20,28-38) perché ci fa capire molto di cosa sia la chiesa. Paolo capisce che si avvicina la sua fine terrena e chiama, a Mileto, sulla costa del Mediterraneo, prima di partire per la Terra Santa, gli anziani di Efeso e apre loro il suo cuore.
Affetto e stima reciproca questa è la Chiesa
Allora mi rivolgo soprattutto ai ragazzi, ma non solo ai ragazzi: come vi appare questa comunione? Una comunione piena di affetto. Se nella chiesa non c’è affetto, rischiano di esserci solo tensioni e persino scontri e litigi. La chiesa è bella quando c’è amore, quando c’è commozione. Paolo sta per partire da Efeso e “dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave”. E’ un brano molto commovente. Penso spesso a San Paolo: per me è diventato quasi un familiare, ma ancora per me è profondamente emozionante questa scena e penso anche per voi che l’avete adesso sentita. La chiesa c’è dove c’è amore, dove si sa piangere perché ci si vuole bene, dove si vuole stare insieme, non dove si vuole comandare, esser in vista, essere importanti o essere i primi. Questa non è la chiesa: è purtroppo la contro-chiesa! Paolo ha diffuso molto affetto, ne ha ricevuto e ne ha dato, ma attenzione non si è amici senza soffrire, se non c’è questo la chiesa non fiorisce; è un ramo secco. Allora mentre sta finendo un anno scolastico, di crescita, ci fa bene vedere questa scena e sperare di esser altrettanto ricchi di sentimenti come Paolo e gli altri discepoli.
“Beato” il titolo più grande
C’è un altro elemento che è presente in questa lettura: bisogna essere capaci di dare se stessi agli altri. Qual è il titolo più grande di Odoardo? Giusto fra le nazioni, Israele gli ha riconosciuto questo titolo, Medaglia d’oro al Valor civile… Il titolo più grande però lo ha ricevuto da Gesù e dalla chiesa: “beato!”. E’ una parola che Gesù ha amato. In questa pagina di Atti degli Apostoli c’è una parola attribuita a Gesù molto importante: “si è più beati nel dare che nel ricevere”. Gli Evangelisti Matteo e Luca hanno raccolto le beatitudini… ma se ne sono dimenticata una, quella che ci è arrivata attraverso questo discorso di Paolo, raccolto da Luca per inserirlo in Atti. Paolo dice: “In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: ‘Si è più beati nel dare che nel ricevere!’”.
Quindi beati ancora di più quelli che sanno dare, invece di prendere, si è più beati nel dare che nel ricevere. Domandiamoci: Gesù e Paolo hanno ragione o si sono sbagliati? Sono solo degli ingenui utopisti? L’uomo che vive sapendo che c’è più gioia a dare che a ricevere, è un uomo diverso da quello che si rallegra per ciò che ha ricevuto. Sono due “orchestre” diverse. Vediamo allora cosa dice Paolo: so che quando io sarò andato via verranno lupi rapaci per ingannare la gente con delle mentalità che vi insegneranno l’egoismo, la prepotenza, la divisione. Voi dovete vigilare e fare come ho fatto io: “Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani”. Paolo infatti era, di mestiere, un costruttore di tende, e a Corinto si era messo in società con Aquila e Priscilla (cf. At 18,1-4). Egli poi aggiunge: “in tutte le maniere ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così”. L’Apostolo si vanta di avere lavorato per non fare il “mantenuto” e racconta che ha lavorato perché con il frutto del suo lavoro voleva anche soccorrere i poveri… “ricordando le parole del Signore Gesù che disse si è più beati nel dare che nel ricevere”. E’ un pensiero importante, non lo dico io, ho cercato di dare voce a quello che Gesù ha insegnato a Paolo e che Paolo insegna a tutti noi. Provate a pensare non a “cos’è che prendiamo per noi” ma “cos’è che viene fuori dal nostro cuore”, scivola nelle nostre mani e le nostre mani non vanno in tasca nostra ma vanno verso le mani di qualcun altro.
Quanto ha dato Odoardo
Cari ragazzi – e perché no, cari adulti – chiediamo al Signore che la vostra crescita sia una crescita di generosità. Ora il mio pensiero si rivolge a Odoardo, lo dico davanti alla figlia Paola, pensando alla sua mamma Maria, quello che Odoardo ha vissuto è questo: c’è più gioia nel dare che nel ricevere. E’ riuscito a dare ben al di là di tutto quello che aveva. Per il Signore il titolo più grande che ha ricevuto è Beato, più degli altri perché ha creduto che c’è più gioia a dare che a ricevere. Questo costa molto. E’ costato molto ad Odoardo, a Maria sua moglie, a voi figli e nipoti. A me è costato solo molta commozione, da sempre sono molto orgoglioso di essere di questa città anche perché c’è Odoardo, di essere della chiesa di Carpi che ha avuto questo stupendo personaggio.
Davanti alla reliquia pellegrini di pace
In questi giorni lo sto pregando a lungo perché quando moriva ha lasciato detto “offro la mia vita per il ritorno della pace nel mondo”, ho detto tante volte “Odoardo dai! Ripeti al Signore la tua preghiera, fa che la pace venga”. Certo ha offerto la sua vita per la sua famiglia, e anche per la chiesa di Carpi, che adesso sta unendosi a quella di Modena- Nonantola. Condivideremo perciò anche il beato carpigiano Odoardo Focherini… Non dimenticate che Odoardo, sapendo che stava morendo, ha offerto la sua vita per il ritorno della pace nel mondo, per la chiesa di Carpi e per l’Azione Cattolica, ossia per tutti i laici cristiani che si danno davvero da fare perché si costruisca la chiesa nel mondo. Chiediamo la sua benedizione e gli confessiamo la nostra orgogliosa amicizia.
Alla fine della celebrazione collocheremo la reliquia di Odoardo su un altare della nostra Cattedrale, ristrutturato a questo scopo. Quando pregherete per la pace, inventatevi un piccolo pellegrinaggio: venite a pregare davanti a questo altare per chiedere il dono della pace per unire il vostro desiderio preoccupato alle ultime volontà generose di Odoardo. Sono sicuro che Odoardo sarà contento di presentarsi al Signore a pregare insieme con noi. E vi sorriderà. Amen.