8xmille, così si sostiene la speranza
Il vescovo Erio Castellucci chiede un impegno a tutto campo per favorire la scelta dell’8xmille alla Chiesa Cattolica. Risorse indispensabili per le opere caritative ed educative a servizio del territorio
di Estefano Tamburini, per Notizie Carpi e Nostro Tempo Modena
Già da alcuni anni il Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa cattolica ha rilevato una progressiva contrazione nella scelta da parte dei contribuenti dell’8xmille alla Chiesa cattolica. Un dato che si è acuito nel post pandemia sia per il minor gettito fiscale sia per altre ragioni forse più attribuibili al meccanismo e al moltiplicarsi delle opzioni. È evidente che il trend desta preoccupazione ben sapendo quanti progetti e opere di solidarietà sul territorio gestiti dalle Diocesi e dalle parrocchie dipendono dalle risorse distribuite ogni anno grazie all’8xmille (910 milioni di euro grazie a 11,8 milioni di firme nel 2024).
Parte da qui il dialogo con mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena- Nonantola e vescovo di Carpi, al quale abbiamo chiesto che lettura pastorale si può dare a questo dato? E cosa si può fare per sensibilizzare tutta la comunità sull’importanza del sostegno economico alla Chiesa cattolica?
Questo fenomeno è studiato da esperti della Cei. Penso che il calo sia dovuto a diversi fattori, tra i quali: la crescente scristianizzazione e indifferenza verso la Chiesa; gli scandali veri o presunti che coinvolgono la Chiesa e che vengono abbondantemente pubblicizzati; il moltiplicarsi delle possibilità, anche da parte dello Stato, per la destinazione dell’8xmille; la disinformazione circa la possibilità di destinare questa quota anche nei casi in cui non si debba compilare il modulo della dichiarazione dei redditi. L’unica strada è quella di incentivare l’informazione e la disponibilità all’assistenza, anche capillare, a partire dai parroci, dagli economi e dagli incaricati e referenti.
Tra i luoghi comuni più diffusi si ritiene che l’8xmile sia un privilegio della Chiesa. Tuttavia vediamo che i fondi servono a sostenere interventi di carità, tutelare luoghi di culto, supportare le missioni nel Sud del mondo. Qual è la realtà? Che invito rivolgere anche all’opinione pubblica?
Che sia un privilegio è un equivoco, o forse un pregiudizio, che nasce proprio dalla disinformazione a volte interessata. Il sistema dell’8xmille venne messo a punto, di comune accordo tra Chiesa cattolica e Repubblica italiana, come riconoscimento e sostegno alle attività della Chiesa italiana anche in campo culturale e sociale. In questo sistema si sono gradualmente inserite altre undici confessioni religiose e lo Stato italiano ha poi unilateralmente scorporato le voci a cui il gettito viene destinato. La Cei pubblica ogni anno il bilancio dettagliato dei fondi derivanti dall’8xmille: complessivamente, negli ultimi anni, il 40% circa per il sostentamento dei sacerdoti, il 35% circa per finalità di culto e pastorale e il restante 25% circa a scopi caritativi e assistenziali. All’interno di queste cifre si collocano anche parecchi progetti internazionali in diversi Paesi del mondo, verificati direttamente dalla stessa Cei. Quando sento parlare di “privilegio”, bisognerebbe che chi fa queste affermazioni, intanto si documentasse, e poi provasse ad immaginare cosa potrebbe accadere se le nostre comunità cattoliche consegnassero allo Stato tutte le opere, iniziative e interventi di formazione, assistenza e carità che vivono grazie all’8xmille. Sicuramente cambierebbero idea.
Un altro elemento evidenziato dalle indagini sulla propensione alla scelta dell’8xmille riguarda il numero elevato di coloro che si dichiarano cattolici praticanti ma non sostengono la Chiesa cattolica, pare almeno il 45%. Che responsabilità abbiamo innanzitutto verso la comunità cattolica?
Deve crescere la consapevolezza che la Chiesa è grande e che non lavora per l’autoconservazione, ma – come ha ricordato papa Leone XIV nella sua prima omelia – si inserisce come “piccolo lievito” per il bene del mondo. Se viene a mancare l’8xmille, il problema non è il sostentamento del clero, che troverebbe altre fonti, come ha fatto fino a quarant’anni fa in Italia e come le altre Chiese del mondo fanno; il problema è che, nel contesto attuale, molte opere di carità, formazione e cultura si dovrebbero chiudere, con grave danno alla nostra società, specialmente alle famiglie e ai poveri. Abbiamo dunque una grande responsabilità, prima di tutto nei confronti dei praticanti, evidentemente non ancora abbastanza sensibili o sensibilizzati.
Modena e Carpi: recentemente hanno cominciato a costruire una rete dedicata all’8xmille e al Sovvenire, con l’individuazione di referenti parrocchiali chiamati a coordinarsi con gli Incaricati Diocesani per sensibilizzare le singole comunità. Cosa ne pensa?
E’ una proposta che sostengo decisamente. Non sarà facile, perché le parrocchie sono già raggiunte da tante richieste di collaborazione e i volontari calano; però ci si deve provare e in alcune situazioni, anziché referenti parrocchiali, si possono immaginare referenti interparrocchiali, per le comunità più piccole o già abituate a collaborare insieme. Le due Diocesi, che tra poco saranno una sola, si stanno muovendo nella direzione giusta: grazie a chiunque sta offrendo la propria disponibilità, perché è un modo concreto ed efficace di prendere parte alla missione della Chiesa nel mondo.