Il
Chiesa
Pubblicato il Giugno 27, 2025

Il ricordo di don Enrico Malagola nel 13° della morte

L'entusiasmo e la generosità nel suo ministero di sacerdote nella Diocesi di Massa Marittima

 

Guardando il Cielo vogliamo raccontarvi un po’ del nostro fratello defunto sacerdote don Enrico Malagola, quest’anno ricorre il 13° anniversario dalla sua scomparsa. Diceva San Giovanni Maria Vianney “il curato d’Ars”, “se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra, moriremmo: non per spavento ma per amore”. La storia di don Enrico è molto semplice: è nato a Rovereto sulla Secchia il 7 marzo 1952 e la nostra era una famiglia povera e composta da otto fratelli, di cui oggi siamo rimasti in tre. Il nostro papà gestiva il “bar del prete” di Rovereto e “a tempo perso” lavorava un piccolo appezzamento di terra, mentre la mamma accudiva ai figli ed alla gestione della casa. Fin da bambino, Enrico ha sentito la chiamata di Dio, ma, purtroppo, un po’ per timidezza, un po’ per salute precaria ed in particolare per il grave stato di salute del papà, il quale già dall’età di 52 anni era relegato ad una carrozzina, ha dovuto abbandonare gli studi. Ciò che, invece, non ha abbandonato è stata la sua vocazione: servire la Chiesa nel nome di Dio come Lui ci ha insegnato, servendo gli umili e i deboli.

Successivamente, per merito del suo costante impegno a ricercare una risposta alla sua vocazione, con l’aiuto di don Ivo Galavotti, parroco di Sant’Antonio in Mercadello, ha trovato nel Seminario Vescovile di Massa Marittima (Grosseto) una risposta puntuale e piena. Ad accoglierlo come un padre verso il proprio figlio fu proprio Sua Eccellenza il vescovo monsignor Lorenzo Vivaldo. Terminato il periodo del seminario a Massa Marittima, il 26 settembre 1981 fu ordinato sacerdote e celebrò la sua prima Messa a Rovereto nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. Il 15 dicembre 1981 fu nominato cappellano dell’ospedale Sant’Andrea di Massa Marittima e il 1° luglio 1986 rettore del Seminario Vescovile. Quale rettore, oltre a seguire e preparare i seminaristi al sacerdozio, dedicava anche la sua energia ad accogliere i ragazzi di diversa provenienza che chiedevano aiuto, accoglienza e carità cristiana. Nel frattempo, ha avviato un processo di ristrutturazione del Seminario imponente ed incessante.

Passato oltre un decennio don Enrico, per sua richiesta, lascia il Seminario e viene nominato parroco di San Pietro all’Orto in Cittanova a Massa Marittima, a Valpiana e a Niccioleta. Forte è stato il suo impegno per ascoltare e dare risposte, conforto, e trasmettere tutta la fede che era in lui ai suoi carissimi parrocchiani. Dopo la chiamata nel Regno dei Cieli del suo carissimo amico don Sebastiano Leone, sia per convinzione che per dare continuità all’opera avviata, don Enrico decide di accettare la nomina a cappellano del carcere di Massa Marittima e così, contemporaneamente, donava il suo tempo al servizio sia delle parrocchie che ai suoi carcerati.

Ai detenuti ha trasmesso i valori della fede cristiana attraverso la sua umanità e tanto affetto. Inoltre si è speso parecchio per la costituzione dell’Associazione del Poderino allo scopo di aiutare i carcerati sia per offrire loro delle opportunità di reinserimento nella vita sociale ma proprio per trasmettere quei valori che solo un uomo di fede può testimoniare. Purtroppo, il 23 giugno 2009 alle ore 6.00 tutto ciò è finito perché don Enrico non ha più potuto partecipare alla vita sia delle parrocchie che dell’Associazione del Poderino. E’ stato colpito da un’ischemia celebrale dirompente che lo ha costretto ad una sedia a rotelle con evidenti difficoltà motorie oltre a quelle della vista. I ricordi del suo sacerdozio, del Seminario, della parrocchia di San Pietro all’Orto, del carcere e dell’Associazione del Poderino sono sempre rimasti vivi in lui.

Dopo un anno di soggiorno alla Casa del Clero presso il Seminario di Massa Marittima ha deciso di rientrare nella sua terra natia vicino ai propri famigliari. Probabilmente la sofferenza di non poter fare lo ha portato a questa decisione. Ritornato alla Casa del Clero a Carpi, presso il Seminario Vescovile, ha trascorso un periodo, pur nella degenza, di tranquillità. Alternava la vita di comunità con frequenti presenze, in genere domenicali, presso la parrocchia di Rovereto avviando un rapporto speciale con il parroco don Ivan Martini. Ciò che li accomunava era la particolare sensibilità per gli ultimi specialmente riferita ai carcerati.

Il 26 giugno 2012, dopo aver presenziato alla visita di Sua Santità Papa Benedetto XVI a Rovereto quale testimonianza di vicinanza al dramma del terremoto del 20-29 maggio 2012, nel ritorno verso la Casa del Clero di Carpi, un malore improvviso lo ha colpito mortalmente. “La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto” recita una frase attribuita a Sant’Agostino. Si è donato interamente a Dio, ai suoi seminaristi (oggi tanti sono diventati sacerdoti), ai suoi ragazzi di accoglienza, ai suoi parrocchiani e ai suoi carcerati. Nello spirito con cui don Enrico ha testimoniato la sua fede, abbiamo donato alla parrocchia di Rovereto dieci casule preziose ricamate e alla Chiesa di St. Antony’s Forane Church di Kerala (India) due calici.

In ricordo del suo compleanno, il 7 maggio scorso, abbiamo partecipato alla Santa Messa a Massa Marittima nella chiesa di San Pietro all’Orto presieduta da don Marino Mazzoli e concelebrata da don Filippo Balducci, parroco. In quell’occasione abbiamo donato alla parrocchia di San Pietro all’Orto alcuni oggetti appartenenti a don Enrico come due pianete, uno zucchetto, una mitria e un calice avuti in donazione dal vescovo monsignor Lorenzo Vivaldo, oltre ad altri oggetti.

La famiglia Malagola

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