Incontri. “Feriti ma viventi” la testimonianza di padre Patrick Goujon
Il sacerdote francese, autore del libro "In memoria di me - Sopravvivere a un abuso" è intervenuto a Modena
Luigi Lamma
Silenzio, ascolto, musica e le parole che risuonano e penetrano nella coscienza un po’ scossa e incredula, mentre il sole tramonta e piano piano scende il buio. Oltre trecento persone si sono ritrovate lo scorso 30 giugno nell’arena all’aperto della parrocchia Madonna Pellegrina di Modena, per ascoltare in diretta la testimonianza di una vittima di abuso sessuale da parte di un prete. Anche se delle vittime non si fanno categorie e graduatorie, possiamo però, in questo caso, parlare di una vittima speciale perché si tratta di un sacerdote, un gesuita, un affermato accademico e studioso di storia: Patrick Goujon.
Le domande della moderatrice, la professoressa Maria Chiara Rioli, hanno ripercorso le tappe di un cammino di liberazione, “dalla memoria alla denuncia”, che Goujon ha ben dettagliato nel suo libro “In memoria di me” (EDB), cento pagine dense che si leggono tutte d’un fiato. Un cammino doloroso culminato con la scoperta che una dimenticanza di quanto subito non aveva abbandonato la vittima ma si era innestata, penetrando nelle ossa, nei muscoli, fino a sconvolgerne l’esistenza, che nonostante tutto aveva intrapreso vie di piena realizzazione (lo studio, la vocazione religiosa, l’insegnamento)…
L’incontro con padre Patrick Goujon è stato organizzato dall’Istituto di Scienze Religiose di Modena, in collaborazione con il Servizio Interdiocesano di Prevenzione, Ascolto e Tutela dei Minori, l’Istituto Giuseppe Toniolo e il Consorzio Creativo. Gli organizzatori hanno consegnato ai presenti un segnalibro con la preghiera riportata alla fine del libro di Goujon:
“Che il nostro orecchio ascolti il lamento,
e i nostri occhi vedranno i corpi irrigidirsi.
Decifriamo i sussurri;
azzardiamo la nostra parola, precaria.
Bambini si alzeranno a farci da guida”.
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