Ascolto delle vittime e tutela dei minori. Passa da qui il Vangelo ascoltabile e credibile
La commovente testimonianza di padre Patrick Goujon che ha subito abusi da bambino da parte di un sacerdote
di Luigi Lamma
Sarebbe salutare per tutti la lettura del libro “In memoria di me. Sopravvivere a un abuso” che l’autore, il gesuita francese Patrick Goujon, ha presentato la scorsa settimana a Modena, raccontando il percorso verso la consapevolezza di essere vittima, fino al coraggio della denuncia e all’impegno per far crescere nella chiesa francese, e non solo, l’ascolto delle vittime. Per una fortuita ma significativa coincidenza temporale, qualche settimana prima (5 giugno) e qualche giorno dopo (3 luglio) dell’incontro con Goujon, Leone XIV aveva prima incontrato la Pontificia Commissione per la tutela dei minori e poi ha nominato il vescovo francese Thibault Verny presidente della stessa Commissione: un segnale preciso che la direzione da tenere è in continuità con Francesco. Così non stupisce più di tanto che nella prima intervista di mons. Verny siano risuonati molti dei richiami del gesuita francese: “il lavoro di verità e di accompagnamento delle vittime deve continuare. La protezione dei minori rimane e sarà sempre un tema di attualità. È questa la condizione per cui il Vangelo sarà ascoltabile e credibile”. Occorre riconoscere che non sempre si rileva questa consapevolezza, da una parte l’ascolto delle ferite delle vittime nel rispetto della loro difficoltà a parlare, e dall’altra la stretta connessione tra credibilità dell’annuncio del Vangelo, lotta agli abusi e tutela dei minori. Priorità che rafforzano la missione del Servizio Interdiocesano per la tutela dei minori, istituito dal vescovo Erio sei anni fa, proprio per svolgere un ampio programma formativo e di sensibilizzazione fuori e dentro la comunità ecclesiale ma anche per essere pronto ad “offrire alle vittime e ai sopravvissuti ospitalità e cura per le ferite dell’anima, nello stile del buon samaritano. Ascoltare con l’orecchio del cuore, così che ogni testimonianza trovi non registri da compilare, ma viscere di misericordia da cui rinascere”.
“Feriti ma viventi”
Silenzio, ascolto, musica e le parole che risuonano e penetrano nella coscienza un po’ scossa e incredula, mentre il sole tramonta e piano piano scende il buio. Oltre trecento persone si sono ritrovate lo scorso 30 giugno nell’arena all’aperto della parrocchia Madonna Pellegrina di Modena, per ascoltare la testimonianza di una vittima di abuso sessuale da parte di un prete. Anche se delle vittime non si fanno categorie e graduatorie, possiamo però, in questo caso, parlare di una vittima speciale perché si tratta di un sacerdote, un gesuita, un affermato accademico e studioso di storia: Patrick Goujon. Le domande della moderatrice, la professoressa Maria Chiara Rioli, hanno ripercorso le tappe di un cammino di liberazione, “dalla memoria alla denuncia”, che Goujon ha ben dettagliato nel suo libro “In memoria di me” (EDB), cento pagine dense che si leggono tutte d’un fiato. Un cammino doloroso culminato con la scoperta che la dimenticanza di quanto subito non aveva abbandonato la vittima ma si era innestata, penetrando nelle ossa, nei muscoli, fino a sconvolgerne l’esistenza, che nonostante tutto aveva intrapreso vie di piena realizzazione (lo studio, la vocazione religiosa, l’insegnamento).