Eccidio di Cibeno. Mons. Manicardi: “Apice di violenza o inizio di speranza”
La preghiera per le vittime e per la pace di cattolici ed ebrei.
Monsignor Gildo Manicardi e il rappresentante della comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia hanno pregato per le vittime e per la pace
La commemorazione delle vittime dell’eccidio del Poligono di Cibeno, questa mattina al Campi di Fossoli, è stata aperta come sempre dalla preghiera di suffragio per le vittime affidata ad un esponente della chiesa cattolica di Carpi e della comunità ebraica di Modena-Reggio Emilia, il consigliere Avner Amram. Secondo la tradizione ebraica viene data lettura di un brano della bibbia, per l’occasione è stata scelta l’apertura del libro dei Salmi, sia in ebraico che in italiano, poi nel suo breve commento il dottor Amram ha ricordato come nella prospettiva della creazione “in principio Dio creò il cielo e la terra” cioè ha pensato prima al cielo e poi alla terra. Questo per noi uomini deve essere un ammonimento a ricercare nel cielo il senso della nostra coesistenza pacifica.
Il vicario generale della diocesi di Carpi, Mons. Gildo Manicardi, ha fatto ricorso a due brani molto evocativi del libro dell’Apocalisse, introdotti da una breve riflessione che riportiamo integralmente per rinnovare il senso di una commemorazione che anno dopo anno non perde di significato ma anzi si rafforza in considerazione del contesto internazionale sempre più connotato da conflitti, ingiustizie e autoritarismi.
“Sempre più spesso negli ultimi anni ho pensato il campo di Fossoli, che è la frazione dove sono nato, come luogo di violenza ma anche come luogo di speranza o luogo di speranti. Penso a tempre come quelle di Odoardo Focherini, carpigiano, e del comasco Teresio Olivelli. Sono arrivato a una seconda domanda: ma gli eccidi come quello del Poligono di Cibeno hanno posto fine alla violenza o ne sono stati solo un apice? Che cosa l’eccidio ha fatto alla speranza? La mia risposta, in un’ottica credente, è stata che l’uccisione non produce un’eliminazione della speranza ma trasferisce la forza della speranza su un piano più alto, quello del tempo che aspira, opera e prepara la pace. Per un credente quello è il tempo di Dio: Dio è sempre Dio del futuro, non soltanto del presente e ancora meno del passato. Introduco una rapida preghiera con due testi dell’Apocalisse di San Giovanni.
Un testo drammatico (Ap 6,9-11)
“Quando l’Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso. E gridarono a gran voce: ‘Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e veritiero, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue contro gli abitanti della terra?'”.
Allora venne data a ciascuno di loro una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro.
Un testo pieno di speranza sempre (Ap 21,1-4)
“Vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate”.
Questo passo perché parla dei cieli nuovi e della terra nuova che i martiri e i trucidati hanno indicato con la loro speranza come possibili. La violenza che hanno subito è il segno che la loro terra doveva proprio cambiare; come oggi è la nostra che deve rinnovarsi seriamente perché ancora piena di violenze e aberrazioni.
Preghiera
Benedetto sei tu Signore che mai dimentichi il sangue dei martiri. Dona al mondo e all’Europa di oggi – ea tutti i suoi popoli – una pace vera e piena. Dona a tutti gli uomini la sete della giustizia e il gusto della mitezza. A noi che ricordiamo la violenza e l’odio di un efferato eccidio di “pulizia ideologica”, concedi la fermezza di amare sempre la verità e la crescita di tutti e di tutto. Lo chiediamo a te che vivi e regni, Principe di pace e Re nei secoli dei secoli.