Una Chiesa giovane che cammina gioiosa alla ricerca di Dio
In punta di spillo, una rubrica di Bruno Fasani
È un giovane parroco a chiamarmi. Lo fa sempre all’alba, molto presto, all’ora in cui di solito il sonno abbandona chi è più avanti nell’anagrafe, ma non certo quelli della sua età. Oppure lo fa la sera, molto tardi, quando chi è più avanti nell’anagrafe si risveglia in poltrona, prendendo atto che ha perso tempo davanti a un televisore che gracchiava da solo. Per il resto della giornata, è lui stesso a fare da telefono, in presa diretta. Cerca la gente come farebbe un cercatore di funghi. E qui capisci perché la gente lo stimi e viva con la paura che il vescovo lo trasferisca altrove. Mi chiama per chiedermi di sostituirlo nel fine settimana. “Devo andare a Roma con i giovani, per il loro giubileo – mi dice – non posso mancare”. Mi fermo a pensare, ed è una meditazione che ha il respiro della speranza e della lode a Dio.
Come è bella la Chiesa, la mia Chiesa, popolata di generosità e di entusiasmo. In un mondo dove tutti salgono in cattedra a puntare il dito contro vere o presunte infedeltà dei cristiani e dei loro pastori, impercettibile, come il trascinarsi di una lumaca sull’erba, fiorisce il racconto di uomini silenziosi che spendono la vita per amore. Rivivo gli anni del mio primo servizio da prete e passo in rassegna i tanti giovani di allora che oggi, ormai nonni, continuano a servire la Chiesa, testimoni di famiglie solide e generose. E, in contemporanea, il pensiero corre alle centinaia di migliaia di giovani che, da tutto il mondo, sono arrivati a Roma, per dare saldezza alla loro fede, per piantare le radici di una fede possibile ma non ancora cresciuta, per trovare ragioni per spendere la vita dentro un mondo che non sembra offrire grandi ideali per cui farlo. Il pensiero mi immerge dentro questo variopinto incontro di uomini e donne nel pieno della loro giovinezza, così diversi tra loro per tradizioni, lingue, etnie, ma improvvisamente uniti e capaci di parlare la lingua universale della comunione. Un’esplosione di coriandoli, un arcobaleno che sembra posarsi sulle strade della città eterna. La fede sa fare anche questo: raccogliere la diversità per darle forma nell’armonia.
Penso a quei ragazzi e ragazze che cammineranno per ore sotto il sole, con una bottiglia d’acqua nello zaino e l’entusiasmo nel cuore. Molti di loro non avranno risposte a tutte le domande, forse non avranno neppure chiaro il volto di quel Dio che cercano. Ma ci sono. Sono lì. E questa, oggi, è la notizia che riempie di speranza. C’è qualcosa di evangelico in tutto questo, a dispetto di quanti credono di essersi emancipati da Dio, rendendolo inutile. Come se lo Spirito soffiasse ancora una volta, nonostante le porte chiuse di tante chiese vuote, nonostante lo scetticismo dei numeri e la freddezza delle statistiche. Il soffio di Dio si fa strada nel cuore dei giovani, perché Dio è Dio del tempo, di ogni tempo. Accetto volentieri di sostituire il giovane parroco. Lo farò anche per me. Per ricordarmi da dove vengo e per non ripiegare nella tentazione del tran tran. Nel silenzio dell’alba, ripenso e rivivo la bellezza del ministero vissuto tra i giovani, ringraziando il Signore per questa Chiesa giovane, pellegrina, ancora capace di sognare. Nonostante tutto. Nonostante tutti.