Un po’ di nostalgia
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
A volte, forse anche tante volte, si sente dire, soprattutto dai pazienti anziani o anche dalle persone, per ora, in buona salute: “Quelli di una volta sì che erano veri medici!” Si sente la nostalgia di un mondo e di una modalità che non c’è più o che si trova di rado nell’approccio contemporaneo del medico con il paziente. Questo modo di dire può essere considerato una vera e propria provocazione e, le provocazioni, sono anche una possibilità di riflessione e miglioramento. Quello che oggi manca a tanti professionisti, non a tutti, è la cura dell’empatia, della relazione, come si diceva poco sopra, al rispetto del paziente che non deve mai diventare un utente. Si sente la necessità di un ritorno ad una semeiotica clinica, ovvero, bisogna forse fare un esame diagnostico in meno ed essere più attenti all’anamnesi, mettendo un po’ più di mani o fonendoscopio sul corpo del paziente, indossando magari i guanti quando c’è un rischio serio di contaminazione, non sempre e comunque… questo è un gesto che allontana molto e non comunica partecipazione ma distacco.
La figura del medico, che sempre di più è distante dal paziente, occultato da uno schermo di un pc che si porta appresso, fa rimpiangere il vecchio approccio clinico che risulta decisamente migliore per certi aspetti. Utilizziamo la tecnologia ma non sostituiamola all’approccio manuale ed empatico, favorendo un ascolto attento e non distratto con quell’atteggiamento tipico di chi ha già la soluzione in tasca e il racconto del malcapitato non cambia l’idea diagnostica… questa potrebbe essere anche una modalità pericolosa per fare diagnosi presuntuosamente sbagliate. Aggiungo un altro aspetto: l’appuntamento. Soprattutto il medico di medicina generale, fino a pochi anni fa, aveva la sala d’attesa piena di pazienti, tutti i giorni, assieme al dovere di rispettare le chiamate per le visite domiciliari. Questo stile di lavoro massacrava il povero medico.
L’idea dell’appuntamento, del passare attraverso una segreteria, magari, in alcuni studi, dover passare il filtro di un triage prima di incontrare il medico, toglie e sgretola ancora di più l’immagine del dottore che accompagna tutta la famiglia nel percorso della vita, di quella voce che ascolta e consiglia, che è disponibile, che si fa carico. Ovviamente non si può ritornare indietro in quanto questo sarebbe una mancanza nei confronti dell’equilibrio psico fisico del professionista sanitario però, quest’ultimo, dovrebbe ricordare lo spirito antico del medico di famiglia che incontrava e accompagnava, che non aveva orari e giorni liberi ma che era uno tra la gente. Non occorre ritornare indietro, non sarebbe giusto ma recuperare qualcosa di quel mondo, questo sì.