Eventi. Mons. Castellucci: “La pace va implorata, interpelliamo Maria”
La pace al centro dell'intervento del Vescovo di Carpi nel corso della celebrazione per la solennità dell'Assunta
ph. Nicola Catellani
Pubblichiamo il testo dell’omelia del vescovo Erio Castellucci e l’invocazione a Maria Assunta pronunciata, questa mattina, davanti alla sacra immagine posta ai piedi dell’altare.
“Troppo io ho dimorato con chi detesta la pace. Io sono per la pace, ma quando ne parlo, essi vogliono la guerra” (Sal 119,6-7).
Così, alcuni secoli prima di Cristo, supplicava l’ebreo che stava per salire in pellegrinaggio a Gerusalemme, chiedendo a Dio di diventare portatore di pace, nonostante tutto; nonostante i calunniatori e gli ingannatori, nonostante le continue guerre dentro e fuori la città santa. La pace… nonostante.
Il nostro grido per la pace è una supplica, resa ancora più intensa dalla consapevolezza che da soli non riusciamo a costruirla. Ciascuno di noi, come il salmista, vuole la pace, Anzi oggi, grazie a Dio, sono tanti quelli che vogliono la pace: sono popoli interi, bambini e giovani, mamme e papà, anziani e fragili… Si potrebbe dire che la situazione del salmo si è capovolta: mentre oggi tanti vogliono la pace, solo alcuni – molto potenti e ben protetti nei loro bunker – vogliono la guerra.
La pace non riusciamo a darcela da soli, come dimostra l’intera vicenda umana. Pensavamo che la storia fosse “maestra di vita”, che i conflitti sanguinosi appartenessero al passato, che avessimo capito come ogni guerra sia pazzia e distruzione; e invece dobbiamo riconoscere che ad ogni generazione ricominciamo da capo: nuovi conflitti, armi sempre più sofisticate, atrocità che pensavamo relegate ai primitivi. La pace va implorata, per poter essere costruita. Non basta sognarla, non basta declamarla, nemmeno nelle piazze; occorre invocarla. Oggi, dando voce al desiderio di pace di popoli interi, che vivono il dramma della guerra armata, interpelliamo Maria Assunta, Madre del Principe della pace.
Invocazione a Maria Assunta, Madre del Principe della pace
Maria piena di grazia, la più bella tra tutte le creature, il tuo cuore non è stato risparmiato dai dolori; anzi, la purezza lo ha reso ancor più sensibile ai contraccolpi della vita; più è puro, un cuore, più ama e più soffre.
Vergine di Nazareth, hai ricevuto dall’angelo l’annuncio che ha capovolto i tuoi progetti e ha turbato la tua pace; ma ti sei affidata, accettando di entrare nelle sorprese di Dio, come serva del Signore e della sua parola.
Giovane donna in attesa, hai visitato con un lungo viaggio la parente Elisabetta, donando gioia e lode a lei e al figlio che portava nel grembo, Giovanni, l’ultimo profeta dell’antico popolo degli ebrei; in te era spuntato il nuovo popolo, che compie l’antico e mette pace tra i due.
Madre di Dio, hai dato alla luce il Figlio dell’Altissimo nel luogo meno degno di lui: una mangiatoia, dentro la stalla di uno sperduto villaggio della Palestina; ma proprio lì, dove ancor oggi abitano povertà, guerra e miseria, hai deposto un seme di pace.
Figlia di Israele, presentando il piccolo Gesù al Tempio, hai acceso l’entusiasmo dei vecchi Anna a Simeone, ma anche la profezia di una spada che avrebbe trafitto la tua anima, mettendo alla prova la pace del tuo cuore materno, come tante madri in pena per la sorte dei loro figli.
Sposa di Giuseppe, con lui hai vissuto la gioia della visita dei Magi a Betlemme, venuti ad adorare il bambino; ma anche la pena della fuga in Egitto, nei panni dei rifugiati che ancora oggi cercano pace per se stessi e le loro famiglie, scappando dai tanti Erode che scatenano guerre e violenze.
Mamma di Gesù, lo hai visto crescere, cercando nel suo quotidiano il compiersi del sogno di Dio; hai vissuto per tre giorni l’angoscia di averlo perso; e, ritrovatolo nel Tempio, non hai compreso la grandezza della sua vocazione, ma hai continuato a custodire la pace nel cuore.
Donna del dolore, hai sperimentato la sofferenza più grande della terra, la morte di un figlio; e non una morte qualsiasi, ma la morte di croce: morte disonorevole, infame, solitaria. Nel tuo cuore afflitto si è concentrata la pena di tutte le donne che perdono la pace per la scomparsa dei loro figli.
Madre della Chiesa, dalla croce Gesù ha voluto trasformare la morte in una culla di vita nuova, donando il discepolo amato a te come figlio, e tu a lui come madre. E a Pentecoste, raccogliendo il testamento di Gesù, eri raccolta nel Cenacolo insieme ai discepoli. Hai compreso tutto, allora. Hai assistito alla vittoria della vita sulla morte. Hai conquistato la pace che non tramonta.
Aiutaci, Maria, ad accogliere il dono dello Spirito, l’amore di Dio che porta la pace. Intercedi dal cielo per noi, Vergine Assunta, perché ricevendo questo dono diventiamo operatori di pace. Regina della pace, prega per noi.