Il
Attualità, Territorio
Pubblicato il Ottobre 2, 2025

Il Vescovo Erio relatore al circolo medico Merighi per parlare di pace

Oltre al dottor Nunzio Borelli, presidente del circolo medico e don Emilio Bernardoni, parroco di Medolla, erano presenti 200 persone

il dottor Nunzio Borelli con monsignor Erio Castellucci

 

“Torniamo a sperare la pace”, questo il titolo della conferenza organizzata dal Circolo Medico “M.Merighi”, tenuta nella Nuova Chiesa di Medolla. Relatore straordinario don Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena-Vescovo di Carpi. L’incontro è stato molto partecipato, oltre 200 persone, che hanno ascoltato con attenzione il vescovo, cui hanno rivolto un lungo e sentito applauso al termine della presentazione. Come riportano il dottor Nunzio Borelli, presidente del circolo medico e don Emilio Bernardoni, parroco di Medolla, “il vescovo ha parlato della pace che, oggi come non mai, sembra sconfitta. Sono infatti 56 i conflitti che, con i 96 Stati coinvolti, minacciano quasi la metà del globo terrestre”. Don Erio ha poi sottolineato che “già Papa Francesco 11 anni fa aveva parlato, purtroppo in modo profetico, di ‘terza guerra mondiale a pezzi’ e messo in evidenza le atrocità causate dall’uso delle armi. Laddove invece progresso, sviluppo e crescita sono avvenuti e avvengono solo nei momenti e nei luoghi di pace. Per i cristiani è fondamentale sperare e pregare per la pace. La preghiera che è per se stessa opera di pace, perché mette pace in noi e si irradia agli altri”. “Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge: ‘Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. La pace non è semplice assenza di guerre e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio di forze contrastanti…La pace non si può ottenere sulla terra senza tutela dei beni, libera comunicazione, rispetto, fratellanza…La pace è la ‘tranquillità dell’ordine, frutto della giustizia, effetto della carità’ (Is 32,17)”. Il dottor Borelli ricorda poi altre parole di don Erio: “Gesù non ha portato la pace ‘mondana’, della comodità (‘Lasciami in pace!’), della dittatura (la pace romana) o del cimitero (‘riposi in Pace’), ma la pace del cuore e della fratellanza. Questi sono alcuni degli aspetti sottolineati dal nostro arcivescovo che sicuramente ci hanno fatto capire che la pace, se e quando lo vogliamo, siamo anche noi e dipende anche da noi”.

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