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Attualità, Cultura e Spettacoli, Territorio
Pubblicato il Ottobre 9, 2025

Beppe Boni, già condirettore e oggi editorialista di QN – il Resto del Carlino, nel romanzo-verità “La testa del Duce” (Edizioni Minerva)

Il libro non è solo il racconto del destino di una statua, ma anche una riflessione sulla memoria collettiva e sulla forza simbolica delle immagini

Beppe Boni

 

 

Chi ha trafugato la testa della statua equestre di Benito Mussolini che dominava lo stadio Littoriale di Bologna? Dove si trova oggi il “Testone”? E perché, ancora oggi, la sua sorte continua a sollevare interrogativi, passioni, divisioni? A queste e a molte altre domande prova a rispondere Beppe Boni, già condirettore e oggi editorialista di QN – il Resto del Carlino, nel romanzo-verità La testa del Duce, edito da Edizioni Minerva.

Un libro appassionante, scritto come un giallo ma fondato su una rigorosa indagine storica, che scava tra le pieghe meno note del Ventennio e della città di Bologna, raccontando come e perché il fascismo volle legare il proprio culto della personalità non solo alla propaganda e alla repressione, ma anche all’architettura e allo sport. E come, nel tempo, quei simboli siano stati abbattuti, nascosti, rimossi – o forse solo spostati in silenzio, lasciando dietro di sé un enigma.

Tutto comincia il 26 luglio 1943, il giorno dopo la caduta del regime. A Bologna, una folla in festa entra nello stadio Littoriale – oggi Dall’Ara – e abbatte la statua equestre del Duce, collocata sotto la Torre di Maratona. Il colosso in bronzo, simbolo di un’epoca, si spezza in più parti: il busto viene trascinato per la città, la testa si stacca e… sparisce. Inizia così il “giallo del Testone”, una vicenda che attraversa decenni, guerre, ricostruzioni, boom economico e revisioni storiche.

Il romanzo di Boni segue le tracce di quella testa marmorea, e insieme ricostruisce l’epopea dello stadio Littoriale, progetto voluto da Leandro Arpinati – fascista anomalo, sportivo convinto, amico e poi nemico di Mussolini – come simbolo di un’Italia moderna e potente, unita sotto il segno del calcio e della propaganda.

La testa del Duce non è solo il racconto del destino di una statua, ma anche una riflessione sulla memoria collettiva e sulla forza simbolica delle immagini. Il libro, con la prefazione di Italo Cucci, intreccia fatti documentati, aneddoti, interviste e ricostruzioni storiche con uno stile narrativo avvincente e accessibile. Si parte dagli anni Venti, con l’ascesa del fascismo e l’interesse di Mussolini per il calcio come strumento di consenso, e si arriva fino ai giorni nostri, tra tentativi di rimozione e improvvise riapparizioni del “Testone”.

Nel mezzo, la vita e la fine di Arpinati, l’uomo che volle lo stadio e finì assassinato da partigiani comunisti nel 1945; la storia architettonica e simbolica del Littoriale; la costruzione della statua equestre affidata a Giuseppe Graziosi, che usò bronzo fuso da cannoni austriaci per modellare il volto del Duce; e l’attentato ad Anteo Zamboni, il quindicenne bolognese accusato di aver sparato a Mussolini nel giorno dell’inaugurazione dello stadio.

In tempi in cui si discute di cancel culture, di simboli rimossi o rivendicati, di revisionismi e riscritture della storia, La testa del Duce si inserisce con intelligenza e ironia nel dibattito, offrendo spunti per comprendere come la memoria sia sempre una costruzione – spesso contesa, mai neutra.

“In ogni epoca – scrive Italo Cucci nella prefazione – si abbattono statue per cancellare un passato scomodo. Ma le teste mozzate, a volte, ritornano. Non come moniti, ma come domande aperte. Che senso ha nascondere, o esibire, un Testone? A cosa serve davvero un gesto iconoclasta?”

Oltre al rigore della ricostruzione, Boni offre al lettore anche una narrazione cinematografica, fatta di dettagli, dialoghi, descrizioni. Il libro alterna capitoli d’azione – come il giorno dell’abbattimento della statua – ad approfondimenti storici, ritratti di personaggi e affondi giornalistici. Il risultato è una lettura fluida, coinvolgente e ricca di sorprese.

Un’opera che, nel panorama editoriale italiano, si distingue per originalità e capacità divulgativa, e che riporta alla luce una pagina poco nota della storia italiana, invitando a riflettere sul modo in cui raccontiamo (e cancelliamo) il nostro passato.

L’AUTORE

Beppe Boni è editorialista di QN-il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, già condirettore del Resto del Carlino e direttore di Cavallo Magazine. Collabora con il mensile Il Carabiniere rivista dell’Arma dei carabinieri. Ha pubblicato un saggio sulla strage di Bologna (La strage del 2 agosto, la bomba alla stazione, i processi, i misteri, le testimonianze) in occasione dei 40 anni dell’evento e due libri che raccontano la storia dei primi cinquant’anni del Comune di Riccione (Riccione, la bellissima del mare e Riccione, la regina dell’estate).

 

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