La morale dei primitivi
Etica della vita, rubrica a cura di Gabriele Semprebon
In modo molto generico, quando si parla di “morale”, si intende ciò che riguarda il comportamento umano in rapporto alla scelta tra il bene e il male, specificamente, un “dover essere” di origine divina. In questo articolo, però, parliamo di “morale” con una accezione generalista perché è così che viene concepita dagli studi che prendo come riferimento. È stimolante vedere come molti testi si interessano della nascita della morale, soprattutto in chiave antropologica: la genesi di regole di convivenza tra gli uomini. La dinamica studiata, però, non ha niente a che vedere con un “dover essere” comandato da Dio, ma, solo una volontà umana di trovare modalità per convivere e non soccombere. Dal punto di vista antropologico, pare che la fase più antica di questo percorso sia la capacità di cooperazione tra gli uomini, accompagnata da una sensibilità ostile verso chi non apparteneva a un gruppo ben codificato.
La necessità di cooperare per affrontare l’esistenza si realizzava nella misura in cui gli uomini vivevano insieme ma questa comunanza doveva essere regolata da comportamenti definiti ed a punizioni. La pratica punitiva ha educato all’autocontrollo, alla capacità di socializzare, al rispetto delle norme del gruppo. L’espandersi dei gruppi umani fece sì che lo stato egualitario tra le persone, tutte sottomesse a regole condivise, fu progressivamente rimpiazzato da forme organizzative estremamente gerarchiche. Questa disuguaglianza interna ha portato a un inasprimento dei rapporti e ancora oggi ogni uomo sente l’esigenza di realizzare una uguaglianza vera e duratura tra gli esseri umani. Guardando tutto questo sotto un’altra angolatura, si percepisce una continuità tra le esigenze dell’uomo e l’intervento di Dio sull’uomo. È proprio vero che Dio entra in una umanità e cerca di elevarla dal basso, facendosi garante di quelle esigenze che sono dell’uomo stesso. In quest’ottica, credo, non esiste conflitto reale tra una morale nata dal basso, dalle esigenze umane e una morale comunicata da Dio. Ancora una volta questa è prova di un Dio che riconosce l’uomo come partner e non come semplice prodotto della Sua volontà creativa. Questo può essere un argomento da cui partire, anche da prospettive diverse, per poi riconoscere elementi di congiunzione tra credenti e chi non riconosce l’intervento di Dio nella storia umana.




