Santi locali, umili testimoni di fede
Alla scoperta dei “santi della porta accanto” che si ricordano nel mese di dicembre
di Andrea Beltrami
Continuiamo l’indagine e la conoscenza dei personaggi locali che hanno lasciato un santo ricordo tra la gente e nei luoghi nei quali hanno operato. Abbiamo il Servo di Dio Marco Bulgarelli, di Carpi, sacerdote di fortissima integrità morale e spirituale che ha dedicato la sua vita alla preghiera alla meditazione aiutando chiunque avesse necessità si spegne nel 1670. Padre Bonaventura da Staggia, deceduto nel 1879, è un’altra figura di sacerdote vissuto nel convento di san Francesco a Mirandola dove ha dato prova, ai confratelli e ai fedeli, di ottimi esempi di vita e di costume da imitare. Era molto devoto alla Vergine Marie e con la sua testimonianza ha indirizzato tante persone verso il culto alla Madre di Dio. Bassi Fulvio si aggiunge all’elenco, mirandolese, teologo e predicatore generale; si distinse per la grande spiritualità, quasi contagiosa, e per l’esempio di rigore di vita e di condotta morale. Morì improvvisamente nel 1652 tra il compianto e la “venerazione” della gente. Di un altro mirandolese, il beato Nicolò, ci narra Giovan Francesco II Pico dicendoci che era “ di vita integra, puro di ogni colpa (sceleris purus), e inoltre di molte astinenze e amante della solitudine e che vivo e morto fu stimato dai suoi confratelli di grande santità”.
Tra gli aneddoti che il beato Nicolò si circonda vi è quello di alchimista, in particolare era dotato dell’abilità di “fare l’oro e l’argento, con grande riservatezza e per grande necessità di riparar chiese, aiutare poveri, maritar zitelle e solo per la gloria di Dio e bisogno grande del prossimo. Né volle mai insegnare l’arte a nessuno affinché non se ne abusasse”. Completa l’elenco tratto dal Menologio francescano il servo di Dio Gabriele Alessandrini, di Carpi, sacerdote e predicatore che tanto si spese per il bene delle persone aiutando chiunque sia nell’accompagnamento spirituale che nel sostegno economico. Muore nel 1518 circondato da un’aura di santità. Venendo ai nostri tempi, una figura da ricordare è senz’altro quella di Suor Erminia, della Casa della Divina Provvidenza, al secolo Angela Martiniello, nata in provincia di Vicenza nel 1882. Fin da ragazza si dedicò all’educazione dei giovani e, venuta a conoscenza dell’opera di Mamma Nina, nel 1938 prese i voti e vestì l’abito divenendo suor Erminia della Congregazione delle Figlie di san Francesco. Da allora si dedicò con fervore e zelo all’educazione delle ragazze e giovani che venivano ospitate nella Casa della Divina Provvidenza. La sua opera si svolgeva in assoluta umiltà e nel nascondimento; ciò non impedì che la fama della sua carità, la saggezza dei suoi consigli e la capacità di accompagnare e seguire le persone nel percorso della vita si estendesse rapidamente. Nonostante la salute cagionevole, che offriva al Signore, continuava a ricevere chiunque si raccomandasse a lei per una parola, un consiglio, una preghiera indirizzata al bene comune o alla risoluzione di problemi personali. Soprattutto negli ultimi anni di vita suor Erminia dedicò tantissime energie e preghiere per i sacerdoti; e quanti preti diocesani e non ricorrevano al lei. Minata da un male incurabile, la Nostra si spegne nella Casa della Divina Provvidenza il 6 dicembre 1966 circondata dall’affetto delle consorelle e delle ragazze ospiti. Imponenti i funerali presieduti dal Vescovo e tanta la partecipazione della gente che non ha mancato di tributarle il giusto merito.
Concludiamo questo ricordo con la figura di Ottorino Andreoli, nato a Carpi nel 1909, persona definita di bontà ordinaria e straordinaria: ordinaria, poiché per lui sembrava la cosa più naturale vivere cristianamente, aiutando il prossimo trasmettendo quell’ottimismo innato che donava forza ed entusiasmo. Bontà straordinaria perché Ottorino aveva saputo mettere a frutto i talenti ricevuti, sapeva mediare tra le persone, persuadere al bene, favorire l’ascolto e il dialogo anche in situazioni nelle quali sembrava prevalere lo scontro e la vendetta. Fu un luminoso esempio di stile all’interno dell’Azione Cattolica diocesana. Richiamato alle armi durante il secondo conflitto mondiale, Andreoli divenne un esempio di vita e di militare. Stimato dai colleghi (era capitano di complemento) e dai soldati, anche nelle situazioni più difficili non mancava di aiutare chi era nel bisogno, di soccorrere gli ammalati di consolare quanti erano nella disperazione. Rientrato a Carpi, a fine conflitto, riprese gli impegni lasciati in Azione Cattolica; fu anche consigliere comunale, presidente Acli, membro del consiglio direttivo della D.C. In tutte queste realtà il nostro portò sempre la sua serenità e l’ottimismo cristiano, oltre agli illuminati consigli e pareri che egli attingeva da una profonda vita spirituale. Geometra e sposato da alcuni anni, Ottorino a trentasette anni sognava una vita normale e di poter dare il meglio di sé alla chiesa e alla società. Ma fu disposto diversamente, poiché ai primi di novembre 1946 si sente male e le sue condizioni peggiorano fino alla morte, avvenuta il 1 dicembre dello stesso anno (due anni dopo la scomparsa dell’amico Odoardo Focherini). La commozione generale si rese evidente anche dai suoi funerali partecipati dalla cittadinanza e da ogni parte politica. Così come la commemorazione ufficiale, avvenuta il 21 dicembre durante una seduta del Consiglio Comunale, gli rese onore evidenziando la sua intelligenza, onestà, esempio di cittadino e uomo. L’avvocato Senesio Leporati concludeva “Egli condusse la vita a giustizia tutti i suoi giorni”.




