Natale, una festa che unisce il mondo – Parte 3
Alcuni sacerdoti in servizio nella Chiesa di Carpi raccontano il Natale nei loro Paesi di origine, con uno sguardo all’attualità. Don Michele Chojecki parla della Polonia
In occasione di queste festività natalizie, abbiamo chiesto ad alcuni dei sacerdoti in servizio nella Chiesa di Carpi, provenienti da varie parti del mondo, di raccontare come si vive il Natale nei loro Paesi di origine, con le principali tradizioni, facendo un accenno anche alla situazione odierna, dal punto di vista religioso e sociale.
Polonia: tra spiritualità, tradizione e attesa
di Don Michele Chojecki
Il Natale in Polonia non è solo una festività, ma il culmine di un’intensa preparazione spirituale e sociale. La Chiesa polacca vive l’Avvento con profonda serietà, scandita dalla Roraty, la tradizionale Messa mattutina dedicata alla Beata Vergine Maria, a cui partecipano fedeli di ogni età, spesso portando con sé lanterne accese a simboleggiare l’attesa della Luce.
Il clima sociale ed ecclesiale in questo periodo è caratterizzato da un forte senso di comunità e di fervore religioso che coinvolge tante famiglie. Le preparazioni sono meticolose e iniziano ben prima del 24 dicembre, focalizzate sulla pulizia della casa e sulla preparazione dei piatti tipici.
Il giorno centrale è la Vigilia di Natale (Wigilia), la celebrazione più sentita e con un carattere strettamente familiare. L’attesa della prima stella della sera (un richiamo alla Stella di Betlemme) segna l’inizio del pasto, rigorosamente postale (senza carne). La tavola viene apparecchiata con un posto vuoto per un ospite inatteso e, tradizionalmente, con un po’ di fieno sotto la tovaglia, per ricordare la povertà della mangiatoia. Il pasto della Vigilia è composto da dodici pietanze a simboleggiare i dodici Apostoli. Tra i piatti immancabili ci sono il barszcz (una zuppa di barbabietole rosse) con i uszka (piccoli ravioli ripieni di funghi), l’aringa in diverse preparazioni e la carpa fritta o in gelatina, che è il piatto principale. Si conclude con dolci tipici come il makowiec (rotolo di semi di papavero) e il kutia (grano, miele e frutta secca).
Il momento più toccante e cruciale delle tradizioni familiari è la condivisione dell’ostia (opłatek): ci si scambiano auguri e ci si perdona reciprocamente, un gesto di riconciliazione e rafforzamento dei legami che precede l’inizio del pasto. Subito dopo la cena, molte famiglie si recano alla Messa di Mezzanotte (Pasterka). Questa Messa solenne in onore della nascita di Cristo è accompagnata dai canti natalizi (Kolędy) tradizionali, veri e propri inni che raccontano la storia della Salvezza. L’atmosfera è di devozione, gioia e profonda spiritualità. La forza del Natale cristiano, inteso come celebrazione della Nascita, rimane un punto fermo che unisce la nazione polacca.
In questo anno, il senso di attesa e di speranza tipico del Natale si carica di un significato ancora più profondo e doloroso, in particolare per la vicinanza con il conflitto in Ucraina. La Polonia, che ha accolto tantissimi rifugiati, vive queste festività con un occhio rivolto ai fratelli sofferenti. Il gesto dell’opłatek, con il suo invito al perdono e alla riconciliazione universale, diventa una preghiera collettiva e pressante per la fine della guerra e per la pace in quel Paese martoriato, affinché la luce di Betlemme possa presto illuminare anche le tenebre del conflitto. La forza spirituale del Natale rimane l’àncora che unisce la nazione polacca, rinnovando la speranza che la pace sia possibile.




