Il 1° gennaio 2026 si celebra la 59ª Giornata mondiale della Pace
Una pace "che sia disarmata e disarmante"
Fin dai primi istanti del suo pontificato, quando per la prima volta, nel pomeriggio dell’8 maggio, si è affacciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, la pace è il filo d’oro che attraversa le parole e i gesti di Papa Leone XIV. Una sintesi articolata la si potrà ricavare dall’atteso messaggio per la 59ª Giornata Mondiale della Pace 2026 che si celebrerà il 1° gennaio 2026, del quale è stato anticipato il tema: “La pace sia con tutti voi: verso una pace ‘disarmata e disarmante’”. Nel comunicato che ha accompagnato l’annuncio del tema, si legge che il Pontefice “invita l’umanità a rifiutare la logica della violenza e della guerra, per abbracciare una pace autentica, fondata sull’amore e sulla giustizia”. Una pace che non è semplice assenza di conflitti, ma scelta di disarmo, “cioè non fondata sulla paura”. Il silenzio delle artiglierie diventa allora “disarmante”, perché “capace di sciogliere i conflitti, aprire i cuori e generare fiducia, empatia e speranza”. Ma non basta invocarla, ammonisce ancora il testo: “bisogna incarnarla in uno stile di vita che rifiuti ogni forma di violenza, visibile o strutturale”. “La pace sia con voi”: dal saluto del Cristo Risorto a quello del Successore di Pietro, l’invito è universale, rivolto a “credenti, non credenti, responsabili politici e cittadini”, con l’ardente desiderio di “edificare il Regno di Dio e costruire insieme un futuro umano e pacifico”.
“Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace”
Stiamo sperimentando il dolore della guerra in Europa da qui nasce una responsabilità ancora più alta: costruire un domani di riconciliazione. Un paradosso, nell’oggi, esige scosse capaci di rompere l’inerzia dello status quo. Se i latini dicevano Si vis pacem, para bellum (Se vuoi la pace, prepara la guerra), Leone XIV ha rilanciato con forza: “Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace”. Non solo dall’alto, ma “dal basso, in dialogo con tutti”. La condizione universale per edificarla resta una: “Senza il perdono non ci sarà mai la pace!”, aveva affermato nel corso di un’udienza generale.
La diplomazia non si stanchi di dialogare
Intervento più recente quello rivolto ai partecipanti al Giubileo della diplomazia italiana il 13 dicembre dove Leone XIV ha parlato di “un contesto internazionale ferito da prevaricazioni e conflitti” nel quale “impegniamoci con speranza a disarmare proclami e discorsi, curandone non solo la bellezza e la precisione, ma anzitutto l’onestà e la prudenza”. “Chi sa cosa dire, non ha bisogno di molte parole, ma solo di quelle giuste: esercitiamoci dunque a condividere parole che fanno bene, a scegliere parole che costruiscono intesa, a testimoniare parole che riparano i torti e perdonano le offese”, ha esortato il Papa, rilevando che “chi si stanca di dialogare, si stanca di sperare la pace”. Leone ha poi rievocato “l’accorato appello che san Paolo VI rivolse all’Assemblea delle Nazioni Unite esattamente sessant’anni fa. Quel che unisce gli uomini, notava il mio venerato predecessore, è un patto suggellato ‘con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!’ (Discorso alle Nazioni Unite, 5)”. “Sì, la pace è il dovere che unisce l’umanità in una comune ricerca di giustizia. La pace – ha rilevato – è l’intento che dalla notte di Natale accompagna tutta la vita di Cristo, fino alla sua Pasqua di morte e risurrezione. La pace è il bene definitivo ed eterno, che speriamo per tutti”.




