Natale, una festa che unisce il mondo – Parte 5
Alcuni sacerdoti in servizio nella Chiesa di Carpi raccontano il Natale nei loro Paesi di origine, con uno sguardo all’attualità. Don Oleksandr Sapunko parla dell'Ucraina
Ucraina: speranza e preghiera per una pace duratura e giusta
di Arciprete Oleksandr Sapunko
Per la Comunità cattolica ucraina di tradizione bizantina di Carpi, il Natale di quest’anno porta con sé una luce particolare: una luce che nasce nella fragilità, nella nostalgia e nella preghiera. Molti fedeli, costretti dalla guerra a lasciare la patria, vivranno anche quest’anno la festa del Signore con il sostegno spirituale della propria Chiesa e con la fraterna vicinanza della Comunità diocesana. Tuttavia, mentre partecipano alla liturgia e custodiscono le tradizioni della loro Chiesa, il pensiero corre inevitabilmente verso l’Ucraina, verso le città e i villaggi feriti, verso le case distrutte e verso le persone amate che attendono ancora, con pazienza e dolore, il dono della pace.
Nella notte del Natale il cuore dei fedeli ucraini torna idealmente a Betlemme: alla Grotta dove Dio ha voluto far risplendere la Sua luce in mezzo all’oscurità delle prove umane. Cristo non è venuto nel benessere, ma nella precarietà dei profughi che non trovarono posto nell’alloggio; non è nato nella sicurezza, ma nell’incertezza e nel rifiuto. Per questo, oggi come allora, il Suo Natale parla direttamente a chi ha perduto la casa, a chi cerca riparo, a chi porta le ferite della guerra. Nella loro esperienza di smarrimento, gli ucraini percepiscono con particolare intensità il mistero dell’Emmanuele: Dio con noi, Dio dentro la storia ferita, Dio presente anche nelle notti più difficili.
Molti raccontano che quest’anno la celebrazione sarà più sobria, forse più silenziosa, ma anche più vera. Le tavole imbandite in semplicità, i canti tradizionali natalizi, le preghiere in lingua madre diventano il segno di una speranza che non cede, la stessa speranza che la Chiesa universale ha meditato nel recente Giubileo della Speranza. La speranza cristiana non è evasione né illusione, ma la certezza che la pace autentica nasce dalla giustizia, dalla verità e dal rispetto della dignità dei popoli.
Così, nella nostra Comunità presso la Cappella dell’Adorazione nel Santuario di San Bernardino Realino, il Natale degli ucraini diviene anche invocazione: una preghiera corale perché, come ha recentemente ricordato il Santo Padre Leone XIV, speriamo in “una pace duratura e anche giusta”, non una tregua fragile, ma una pace capace di restituire libertà, sicurezza e futuro alla nostra terra. Le liturgie natalizie diventano occasione per ricordare i soldati che difendono il Paese, le famiglie divise, gli anziani rimasti soli, i malati, i bambini illegittimamente sottratti, gli sfollati e i prigionieri. Ogni celebrazione è attraversata dal desiderio che il prossimo Natale possa finalmente essere vissuto sotto un cielo sereno, nelle case ricostruite, nei villaggi tornati alla vita.
Mentre la Diocesi continua a offrire accoglienza, solidarietà e ascolto, la comunità ucraina ricambia con una testimonianza discreta ma preziosa: la testimonianza di un popolo che non smette di pregare, di credere e di sperare. In questo Natale, il loro dolore non spegne la festa, ma la purifica. Il loro sguardo verso la patria ferita diventa per tutti noi un invito a unire la nostra voce alla loro: Signore, dona all’Ucraina una pace fondata sulla giustizia, sulla verità e sul rispetto della dignità di ogni persona.




