Storia e tradizione, quando il Duca regalava al Papa uno zampone
Grazie ad una lettera del novembre 1820, sappiamo dell’omaggio annuale degli Estensi alla casa pontificia
di Andrea Beltrami
Trai prodotti tipici della nostra zona, gli insaccati fanno da protagonisti sulle tavole il giorno di Natale, e non solo, essendo cibi destinati ad un consumo durante tutto l’inverno. Cotechini e zamponi vengono ancora prodotti artigianalmente da qualche appassionato “norcino” che rimanda ad una tradizione plurisecolare risalente al 1510 quando le truppe di papa Giulio II assalirono il castello di Mirandola. Circondati dalla soldataglia, i mirandolesi costretti a stare per lungo tempo all’interno delle mura della città ricorsero ad un nuovo metodo di conservazione delle carni. L’idea sarebbe venuta al cuoco di corte che avrebbe insaccato le carni dei suini dentro alle loro stesse zampe. Da questa prima confezione dello zampone come metodo di conservazione delle carni, nel tempo la pratica si affinò creando quelli che oggi sono gli zamponi e i cotechini (che differiscono dai primi solo perché riempiti in budello). Celebrati anche da personaggi famosi come il musicista Gioachino Rossini e lo scrittore Emile Zola, erano graditi anche sulla men-sa del Papa.
Grazie ad una lettera del novembre 1820, scritta al duca di Modena dal suo segretario Lazzaro Ceccopieri, incaricato degli affari presso la casa pontificia, sappiamo che tali insaccati venivano annualmente omaggiati da parte della casa ducale di Modena al Pontefice e ai suoi assistenti. Un dono che il duca Francesco IV non mancava di rinnovare, sollecitato dallo stesso Ceccopieri che caldeggiava il gesto come “ringraziamento” per le attenzioni e le premure di monsignor Raffaele Mozio, personaggio dal lungo e qualificato curriculum, diplomatico, canonico di Santa Maria Maggiore e Segretario della Congregazione Concistoriale, molto influente presso lo stesso Pio VII e il segretario di Stato. Un’amicizia, quella tra Mozio e Ceccopieri, che andava coltivata e alimentata, anche con qualche dono a Natale che riconoscesse la gratitudine ducale verso i collaboratori del Papa. A suffragio di quanto detto piace riportare la parte della lettera di Ceccopieri a francesco IV nella quale viene caldeggiato l’invio degli zamponi, graditi al Mozio e al Papa, e anche allo stesso Ceccopieri che, tuttavia, aveva avuto occasione di gustarli solo quando invitato a certi pranzi. “Confidenzialmente dico a Vostra Eccellenza che noi siamo obbligatissimi a monsignor, e converrà bene che, ultimato questo affare, Sua Altezza Serenissima pensi a fargli qualche regaluccio ad intuito delle molte fatiche che fa, e che ha fatto per noi, e della facilità con la quale si presta a servirci, e a secondarci.
Il Papa, e il Cardinale Segretario di Stato lo amano, e lo stimano moltissimo, e perciò si piegano facilmente al di lui parere, e sentimento. Per tal motivo hanno anche piacer, quando sentono da lui (e lo sanno subito) che ha ricevuto qualche dimostrazione di gradimento col mezzo di qualche regalo, che gli vien fatto da Personaggi cospicui; cosa che gli accade non di rado. Converrà che Vostra Eccellenza pensi anche ai soliti Zamponi per il Papa; l’anno passato oltre ai 30 che portai al papa (porzione dei quali con vainiglia) ne rimasero degli altri, con i quali potei supplire, regalandoli a quei Soggetti, che all’occorrenza si prestano a favorirmi. In casa mia non se ne sono mai mangiati; Gl’ho bensì mangiati in Casa d’altri; all’occasione di esser stato invitato a pranzi semidiplomatici. Se Vostra Eccellenza lo credesse, potrei mandarne sei anche al suddetto Monsignor Mazio a nome suo, giacchè me ne parla sempre con molta stima, e sempre mi incarica di riverirla. Faccia pure Vostra Eccellenza ciò che stima meglio, giacchè io non faccio che esporle il mio debolissimo sentimento, e parere. Finisco senza complimenti, col ripetermi devotissimo servitore Ceccopieri”.




