Fine vita: nella fraternità ci si prende cura gli uni degli altri
La raccolta di firme per un referendum a favore dell’eutanasia ha aperto il confronto sulla legislazione per il fine vita. Una sintesi degli interventi della Presidenza della Cei, di esperti e giuristi
Sembra un paradosso ma mentre tutti i giorni, da un anno e mezzo, si contano i morti per covid-19, e questo a livello nazionale, provinciale e comunale, in questo clima ancora emergenziale per la salute pubblica, dove nei nostri ospedali si continua a combattere strappare alla morte centinaia di persone, c’è chi pensa a raccogliere firme per l’eutanasia. E’ una delle tante contraddizioni a cui assistiamo in questo tempo che nemmeno la pandemia a contribuito a sanare.
Assuntina Morresi: lo sminuirsi della solidarietà umana
Le allarmanti affermazioni del ministro della salute Roberto Speranza in materia di suicidio assistito con le quali apre ad un possibile confronto con le Regioni in assenza di una normativa nazionale hanno riacceso in Italia il dibattito sul fine vita e sull’eutanasia. Sul tema è intervenuta, con un editoriale su Avvenire (12 agosto), Assuntina Morresi, che rileva un affievolirsi nella società del concetto di solidarietà.
“Ed è a questo punto – scrive Morresi – che emerge la principale conseguenza della morte che diventa un diritto: lo sminuirsi della solidarietà umana, cioè della responsabilità e del farsi carico del prossimo, specie di chi è più fragile, e quindi la perdita della pervicacia creativa che fa escogitare soluzioni a problemi apparentemente insolubili, scovare vie d’uscita dentro a un vicolo cieco. Quella solidarietà che fa crescere la consapevolezza di appartenere alla medesima comunità umana e per questo si fa carico di prevenire i suicidi, di costruire opere per le persone anziane, per quelle sole, per chi ha perso consapevolezza di sé, per chi “non c’è più niente da fare” se non aspettare la morte”… continua a leggere.