Il
Etica della vita, Il Settimanale, Rubriche
Pubblicato il Gennaio 15, 2022

Il più sublime dei sensi (parte 1)

 

Per scrivere queste righe, prendo spunto dalla relazione di Silvia Vegetti Finzi al festival della filosofia di Modena nel 2005. La famosa psicologa fece una interessantissima dissertazione sul senso del tatto concentrandosi sul periodo fetale e della nascita.

Mi pare che questo pensiero sia molto importante e ci faccia riflettere soprattutto sul rapporto tra madre e figlio. Sembra un’assurdità ma è così: la cute, il tessuto che riveste tutto il nostro organismo, è considerato un organo ed è il primo organo che si forma dallo sviluppo di uno dei foglietti embrionali. Per così dire, questo organo è il calendario della nostra vita, sulla pelle si formeranno i segni della nostra esistenza: le prime rughe, le macchie, i capelli caduti e tutto questo inizia dal ventre della mamma. Entro i due mesi di gestazione il feto ha già acquistato una sensibilità tattile; il fatto sorprendente è che non ha ancora le orecchie non ha ancora gli occhi ma la pelle è già sviluppata e sensibile.

Questo nostro rivestimento invia al sistema nervoso miriadi di informazioni utili per la nostra sopravvivenza e non solo, anche per conoscere il mondo che ci circonda. La pelle è anche lo schermo dove si possono manifestare le nostre emozioni: si arrossisce per il piacere oppure per la rabbia, si impallidisce per la paura o la speranza; l’epidermide manifesta macchie, pustole, strane escrescenze perché, per esempio, non ci sentiamo amati o siamo stati abbandonati.

La pelle è veramente una pergamena con su scritto delle cose e queste sono le cose nostre più intime ma per fare in modo che il messaggio arrivi a chi ci sta vicino occorre un interlocutore attento. Il primo interlocutore per ognuno di noi è stata la mamma, fino a quando eravamo ancora dentro le sue viscere. Dal terzo trimestre di gestazione mamma e figlio condividono tante cose. Contrariamente all’uomo, le madri degli altri mammiferi continuano un rapporto di pelle strettissimo con il loro cucciolo anche dopo la nascita: lo leccano e questo non è solo in funzione ad una igiene, per pulirlo dai residui embrionali ma è l’innesco per le funzioni che devono diventare autonome, così, questa fase dà il via all’apparato respiratorio, gastroenterico, genito-urinario. Se manca questo contatto il cucciolo muore.

Non si sa ancora bene perché i mammiferi umani abbiano perduto una condotta di questo tipo ma per noi si è sempre e maggiormente sviluppato il contatto madre figlio mediato dalla vista e dalla parola a scapito del contatto diretto, “a pelle”.

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