Rapporto Povertà 2021: raccogliere le sfide dei poveri
Non solo emergenze.
di Sr. Maria Bottura, Direttrice Caritas Diocesi di Carpi
L’ormai tradizionale Rapporto Povertà che anche quest’anno pubblichiamo, non è semplicemente una raccolta di dati e di notizie su quanto si sta facendo in diocesi, ma vuole essere un invito a pensare, a ragionare sulle povertà e sulle loro cause, su cosa significhi una vera integrazione delle persone più povere nella società e su come possiamo lavorare per diventare una comunità che rispetti sempre la dignità di ogni persona umana.
Siamo chiamati ad allargare gli orizzonti della carità, approfondendo e adeguando l’impegno di prossimità per amare e servire l’attuale realtà, costruire nuovi legami sociali e consolidare il tessuto relazionale delle nostre comunità, per riscoprire la condivisione ed imparare ad appoggiare le nostre sicurezze su ciò che davvero conta, perché, come ci ha ricordato Papa Francesco nel messaggio per la giornata mondiale dei poveri 2021, se si vuole essere fedeli al Vangelo, dobbiamo riconoscere che “Dio non lo si ritrova nei tempi e nei luoghi in cui noi abbiamo deciso di incontrarlo, ma là dove lui vuole rivelarsi e farsi riconoscere: nella vita dei poveri, nella loro sofferenza e indigenza, nelle condizioni a volte disumane cui sono costretti a vivere”.
Dinanzi ai poveri non ci si può permettere alcuna abitudine che diventa indifferenza; è necessario e urgente, piuttosto, lasciarsi coinvolgere in una condivisione di vita che non ammette deleghe. Siamo dunque invitati a camminare nella carità come comunità, e anche a procedere con l’umiltà di chi sa che la nostra attuale realizzazione dell’amore fraterno, a partire dagli ultimi, è sempre parziale, è il passo possibile nel nostro momento storico, nel nostro territorio diocesano; un tentativo di dare carne all’amore di Dio per ogni persona, per divenire testimonianza del Vangelo della carità.
È urgente quindi raccogliere le sfide che i poveri ci portano: oggi sentiamo particolarmente urgenti i temi della disoccupazione, della mancanza di una casa dignitosa, dell’emarginazione, della fragilità dei giovani. Questi temi vanno oltre le esigenze immediate di cibo, di medicinali o di vestiario, che pure ci interpellano, e chiedono di essere affrontati attraverso un lungimirante impegno di progettazione condivisa a più livelli.
Per questo il nostro impegno di questo tempo è volto in particolare a conoscere e sostenere le varie Caritas Parrocchiali, che rappresentano un prezioso laboratorio di carità, potendo intercettare i vari bisogni e le possibili risorse, attraverso quella rete di solidarietà che può generare una “progettualità creativa”. Un ulteriore tema che ci interpella da vicino è quello della dignità delle persone che aiutiamo: un tema che nasce dalla consapevolezza che i poveri sono fratelli e sorelle con cui condividere la sofferenza, per alleviare il loro disagio e l’emarginazione, perché venga assicurata l’inclusione sociale necessaria.
Fare beneficenza talvolta rischia di umiliare chi la riceve, perché sottolinea l’asimmetria tra chi ha denaro, e quindi potere, e chi non ha né denaro né potere. Si tratta quindi di recuperare i rapporti umani, ed è necessaria l’umiltà di riconoscerci anche noi poveri, perché solo così riusciremo a riconoscere realmente l’altro e farlo diventare parte della nostra vita.
L’invito è dunque a guardare in faccia le situazioni e le persone, a stare con loro, perché il primo segno di solidarietà è sempre quello della condivisione, quando il dono non cade dall’alto ma diventa gesto di giustizia e di riconoscimento della comune appartenenza all’unica famiglia umana, destinataria in tutti i suoi membri dei doni del Creatore. Mentre stavamo lavorando a questo rapporto, la storia ci ha posto dinanzi una nuova “emergenza”: quella di tanti fratelli e sorelle ucraini in fuga da una guerra che, come ogni guerra, semina distruzione, paura, lutti, perdite, difficoltà, ferite nell’anima prima ancora che nel corpo.
Stiamo affrontando questa nuova situazione con l’aiuto e la disponibilità di tante persone che offrono il loro aiuto, la loro casa, la loro concreta e fraterna vicinanza. Desidero quindi ringraziare tutti coloro che con la forza dell’amore e con l’impegno operoso contribuiscono a edificare un percorso autentico di prossimità alle vecchie e nuove forme di povertà dei tanti che continuano a bussare alla nostra porta.