Efficientismo
Lo sportello di Notizie
Pubblicato il Dicembre 16, 2022

Efficientismo – Efficienza – Dignità

“Lo sportello di Notizie”: l’avvocato penalista Cosimo Zaccaria interviene su questioni inerenti il vivere quotidiano.

 

Nei giorni scorsi, mentre ero in attesa del processo che a breve avrei celebrato, mi sono estraniato e ho guardato le altre udienze con gli occhi di un “estraneo” all’ambiente di tutti i giorni. Mi sono spaventato. Pur trovandomi fuori Foro, ho percepito qualcosa di familiare, ormai riscontrabile in tutte le sedi giudiziarie. Poi ho messo a fuoco e ho capito. Ho visto e sofferto. Giudici, magistrati, avvocati, cancellieri, tutti indaffarati, a testa bassa, nella celebrazione non del rito del processo (spazio per me sacro in cui esercitare i diritti e comprendere i doveri), ma della nuova liturgia: l’efficientismo. La gestione premial ragionieristica del numero dei casi, delle udienze.

Giudici – alle decima ininterrotta di udienza – piegati sulle carte di fascicoli che si alternavano come se si trovassero su un nastro trasportatore. Avvocati persi, nelle ore di attesa, in improbabili racconti delle loro vittorie o ipnotizzati dai dispositivi elettronici. Cancellieri, immolati nella e per la gestione dei “registri contabili” dei processi celebrati quel giorno.

Numero, numeri, risultati… In mezzo a questo nuova contabilizzazione giudiziaria, gli imputati, i testimoni, le persone offese. Neofiti della giustizia, basiti, con un’unica domanda: “Ma come farà il giudice fra due ore a decidere il mio destino? Per me si tratta della vita”. “Ma qualcuno lo sostituirà? Come può gestire una simile situazione? E voi avvocati?”.

La risposta, ahimè, è sconsolante e, come in ogni liturgia che si rispetti, quasi automatica: “Il giudice sarà sempre lo stesso; farà il possibile ma c’è una grave carenza di organico; noi avvocati abbiamo provato (?) a sollevare la questione; vedrà andrà tutto bene” Sì, ho sofferto. Non era il processo che avevo studiato all’università, vissuto nei primi anni dell’allora introduzione del Giusto Processo.

Era ed è una maratona fisica e mentale, una sciarada numerica per dimostrare agli efficientisti e agli efficientismi ministeriali che i numeri ci sono. Anzi numeri elevati! Occorre smaltire l’arretrato, neanche ci trovassimo nel magazzino di una impresa. Occorre efficientare, dare prova di resistere, sia pur, come nelle passate campagne militari, senza aumento di personale, con mezzi antiquate, sedi semidiroccate.

Retorica. Ancora retorica e infine retorica. Ora scusate, devo scappare: hanno chiamato il mio processo. Devo vestire l’amata toga e per me, che mai ho amato la matematica, battermi per l’anima del processo e per la vita del mio assistito.

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