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Leggere i segni dei tempi

Il “gusto sinodale” e lo scopo ultimo della missione della Chiesa

Leggere i segni dei tempi

 

Pubblichiamo la sesta e ultima parte della relazione tenuta da monsignor Manicardi per la presentazione del volume del prof. Brunetto Salvarani “Senza Chiesa e senza Dio – Presente e futuro dell’Occidente post cristiano” (ed. Laterza). Un’ampia rifl essione che si intreccia con i contenuti dell’ultimo libro dell’autore “Missione e Chiesa in uscita” (ed. EDB) e che portiamo all’attenzione dei nostri lettori come sguardo sulla realtà della Chiesa all’inizio di un nuovo anno pastorale.

di Mons. Ermenegildo Manicardi 

Tra le speranze più serie per il futuro della Chiesa c’è il diffondersi di una “sensibilità sinodale”. Ci limitiamo a osservare che – anche se la strada del cammino corresponsabile, ecumenico e dialogico è ormai intrapresa – si possono notare sia intrecci positivi sia intrichi e nodi problematici. Si dovrebbe parlare a questo riguardo di: Sinodo dei Vescovi, cammino sinodale delle Chiese in Italia, Sinodo della Chiesa tedesca, Ecumenismo, Inter-religiosità, catechesi nel cammino locale delle comunità cristiane.

Sulle grandi speranze che i cristiani possono custodire – nonostante le difficoltà di comprensione e le incertezze su cosa intraprendere – occorre non dimenticare che la difficoltà a leggere i tempi non è un incidente di percorso, ma un “costitutivo” della Chiesa. Nei giorni dopo la risurrezione – ai discepoli che chiedevano con insistenza: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?» – fu risposto: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere» (At 1,6s). Non è solo sconosciuto il tempo del ritorno del Figlio dell’uomo e della conclusione della storia – «Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre» (Mc 13,32) – ma anche gli itinerari e le strade che la missione deve intraprendere. La responsabilità di avviarsi per i “sentieri” giusti è la responsabilità e l’arricchimento che i discepoli possono dare al dono di Dio: «riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni fino ai confini della terra » (At 1,8).

Anche oggi la comunità cristiana è Chiesa in uscita non tanto a causa della crisi epocale che flagella ogni forma di cristianità passata, ma perché missione e uscita sono le sole dinamiche che possono mantenere sana la Chiesa. Il Regno dei cieli trova la sua realtà storica solo nel pieno compimento che è responsabilità dell’intelligenza e del coraggio dei discepoli. Qui può essere illuminante il quasi ossimoro che parla di antropocentrismo teocentrico. 2 Vorremmo concludere suggerendo al Prof. Brunetto Salvarani un titolo e un sottotitolo per un lavoro futuro. Dopo Senza Chiesa e senza Dio. Presente e futuro dell’Occidente post-cristiano – perché non pensare – da un quadro (spregiudicato) che metta a tema esplicito Presente e futuro delle concrete comunità ecclesiali e dei loro pastori nell’occidente post-cristiano? Ricorrendo a una figura retorica, molto amata nella poesia francese a partire dal XVII secolo, direi che potrebbe essere un simpaticissimo enjambement.

Riprendere in mano la vastissima panoramica dei pensieri colti, già prodotta così efficacemente, in confronto realistico con la pratica della concretezza pastorale – o se si vuole delle speranze operative – sarebbe accolto certamente con vera simpatia e utilità.

6-fine

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