La preside delle Focherini toglie i crocifissi dalle aule: la lettera dei docenti
"Avremmo gradito da parte Sua una consultazione con la parte docente, un passaggio che avrebbe consentito un dialogo ed un confronto"
Sta suscitando molte perplessità la vicenda che vede al centro la decisione della dirigente scolastica della scuola secondaria di primo grado Focherini di Carpi, Federica Ansaloni, di togliere il crocifisso alle aule della scuola media di via Magazzeno. I primi a manifestare il loro stupore e dissenso e a chiedere spiegazioni, oltre che un ripensamento, sono stati un gruppo di docenti “dell’istituto comprensivo Carpi Nord” (nel quale rientrano le medie Focherini) che in data 30 settembre hanno scritto una lettera indirizzata alla dirigente stessa.
“Carissima Dirigente.. Siamo un gruppo di docenti delle Focherini che al rientro dalla pausa estiva ha preso atto con sorpresa della Sua disposizione di rimozione dei crocifissi da tutte le aule d’istituto, anche di segreteria, nel nostro plesso scolastico – si legge nella lettera -. Da successive verifiche, risulta che nei plessi delle elementari e materne, il personale docente e ata, in alcuni casi, non ha dato seguito alla direttiva e in tali sedi tuttora i crocifissi sono in aula; mentre nella secondaria di primo grado e in altri plessi, se pur con perplessità, i crocifissi sono stati rimossi. La stessa insegnante di religione delle Focherini, non avvisata del provvedimento, si è accorta personalmente della loro assenza dalle pareti delle aule di lezione, al suo rientro dalla pausa estiva. Concludendo, all’inizio del nuovo anno scolastico, l’Istituto Comprensivo (Carpi Nord) si ritrova differenziato: con i crocifissi presenti in alcuni plessi e assenti in altri. Ma il punto è certamente un altro”. “Il provvedimento – prosegue il gruppo di docenti firmatari – ha suscitato sorpresa e forte eco in tutto l’istituto, in vari casi rifiuto e protesta, sollevando più di un interrogativo a partire dalla valutazione se questa sia veramente la strada giusta che rispetta pienamente la sensibilità e la libertà di coscienza di tutti; in tanti, un senso comune di ‘perdita’, che non è solo religiosa, ma della nostra più profonda identità, ossia dei più alti valori universali per cui ci battiamo ogni giorno per e con i ragazzi, e che quel simbolo rappresenta indiscutibilmente. Siamo anzitutto qui a chiederLe gentilmente la motivazione che ha portato a questo provvedimento, che riteniamo grave, sia per il suo valore simbolico e sostanziale, sia da un punto vista della procedura, che non trova riscontro in nessuna attuale normativa scolastica”.
La lettera fa poi riferimento preciso ad una “corposa documentazione giuridica e amministrativa in materia”. “In qualità di Dirigente, avrebbe dovuto assicurarsi del contrario, e cioè che in ogni aula fosse presente il crocifisso, come richiesto dalla direttiva del Miur del 2002, la quale stabilì che fosse ‘assicurata da parte dei dirigenti, l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche’, ma immaginiamo che la sua scelta prenda origine dalla recente sentenza della Cassazione del 2021. In ogni caso – proseguono – avremmo gradito da parte Sua una consultazione con la parte docente, un passaggio che avrebbe consentito un dialogo ed un confronto, tanto più necessario, trattandosi di una questione che tocca la sensibilità individuale e collettiva, ma che ha anche una forte rilevanza nel dibattito pubblico; senza dimenticare l’importanza di mantenere nell’ambiente di lavoro uno stile relazionale positivo, in cui i rapporti umani sono fondamentali per favorire un clima di collaborazione in unità d’intenti”. Nella lettera i docenti esprimono la loro delusione “per le modalità adottate, per i tempi scelti e soprattutto perché l’atto da Lei adottato, non risponde ad alcuna protesta o richiesta di rimozione da parte di docenti o famiglie di alunni di altre confessioni religiose. Secondo la normativa vigente, il crocifisso non è vietato nelle aule scolastiche e ‘il venir meno dell’obbligo dell’esposizione’ si legge in sentenza ‘non si traduce autonomamente nel suo contrario’ e cioè in un divie-to, quale sembra essere ad oggi la situazione del nostro Istituto. A nessuno è concesso di toglierlo laddove già presente; non lo può rimuovere un docente (vedi sentenza del 2021, sul caso di un docente di Terni), e non lo può rimuovere nemmeno il dirigente, senza i necessari passaggi interni che coinvolgono la ‘comuni-tà scolastica’, come precisato dal testo del pronunciamento. Ciò che ritiene fondamentale la Suprema Corte è che, in caso di posizioni contrastanti, deve essere ricercata una soluzione comune che sia frutto di un compromesso, raggiunto con il più ampio consenso possibile, tendendo conto delle concrete esigenze di tutti i soggetti coinvolti, garantendone anche la partecipazione, e che sia rispettoso delle diverse sensibilità. La citata sentenza, specifica che un’eventuale decisione in merito all’eventuale rimozione del crocifisso ‘deve essere condivisa da tutta la scuola’ e qui si evince un chiaro rimando agli appositi Organi Collegiali. Ecco perché riteniamo che il provvedimento da Lei assunto, senza il confronto con la ‘comunità scolastica’ nel suo insieme (ragazzi, genitori, docenti, collaboratori) e il passaggio formale per gli Organi consultivi preposti (Consiglio d’Istituto, Collegio Docenti, etc), indispensabile qualora si evidenziasse la necessità di perseguire in questa direzione, non risponde ai criteri auspicati dalla giurisprudenza in materia”. “Il nostro auspicio – concludono i docenti – è che questo dialogo possa generare un immediato ripensamento circa la Sua decisione di rimuovere i crocifissi dalle aule, evitando alla scuola il clamore mediatico che tale scelta inevitabilmente provocherebbe. Ciò non vuol dire chiudere il confronto, ma riportarlo all’interno della scuola nei tempi e nei modi più idonei”.
In appendice alla lettera, sono riportate una serie di considerazioni giuridiche e riflessioni di approfondimento.