La mia anima esulta nel mio Dio
Commento al Vangelo a cura delle Carmelitane Scalze di Piacenza - Domenica 17 dicembre 2023
Dal Vangelo secondo Giovanni
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Commento
«Tu, chi sei?» è la domanda che viene posta a Giovanni Battista nel brano di Vangelo propostoci per la liturgia di questa terza domenica di Avvento. Anche la piccola Teresa, come ricorda Papa Francesco nell’esortazione apostolica “C’est la confiance”, racconta nei suoi scritti di essersi posta questa domanda: “[…] cercando il suo ‘posto’ nella Chiesa, aveva riletto i capitoli 12 e 13 della Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi. Nel capitolo 12 l’Apostolo utilizza la metafora del corpo e delle sue membra per spiegare che la Chiesa porta in sé una gran varietà di carismi composti secondo un ordine gerarchico. Ma questa descrizione non è sufficiente per Teresina.
Ella prosegue la sua indagine, legge l’’inno alla carità’ del capitolo 13, là trova la grande risposta e scrive questa pagina memorabile: «Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in nessuno dei membri descritti da San Paolo: o meglio, volevo riconoscermi in tutti!… La Carità mi diede la chiave della mia vocazione. Capii che se la Chiesa aveva un corpo, composto da diverse membra, il più necessario, il più nobile di tutti non le mancava: capii che la Chiesa aveva un Cuore, e che questo Cuore era acceso d’Amore. Capii che solo l’Amore faceva agire le membra della Chiesa: che se l’Amore si dovesse spegnere, gli Apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i Martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue… Capii che l’Amore racchiudeva tutte le Vocazioni, che l’Amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi!… Insomma che è Eterno!… Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante ho esclamato: O Gesù mio Amore…, la mia vocazione l’ho trovata finalmente! La mia vocazione è l’Amore!… Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me l’hai dato: nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore!… Così sarò tutto… Così il mio sogno sarà realizzato!!!» […] “Io sarò l’amore”: questa è l’opzione radicale di Teresina, la sua sintesi definitiva, la sua identità spirituale più personale” (Francesco, Esortazione Apostolica “C’est la confiance” 38-39.41).
La cosa interessante in rapporto al Vangelo di oggi è che anche Giovanni parla di questo spazio, il cuore, quello che sta in mezzo: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me” (Gv 1,26-27). “In mezzo a voi”, “il cuore della Chiesa”, è il posto del Cristo. E Teresa capisce che quello è l’unico posto da abitare, è in Lui che abbiamo posto. Lei che riconosceva di non possedere la salvezza in se stessa, che non era quello che lei faceva che poteva darle la vita che desiderava, capisce che l’unico posto in cui avere vita, l’unico posto che avrebbe colmato i suoi desideri, era Gesù, Lui che è il cuore della Chiesa.
E cosa vuol dire concretamente questo, si chiede? E si dà una risposta: vuol dire essere l’amore. L’unico modo per avere vita è vivere nelle braccia di Colui che è l’Amore, essere l’amore con Lui perché quello è ciò che il nostro cuore cerca, quella è la nostra verità. Nient’altro basta e, alcontrario, tutto può diventare ricchissimo e prezioso, prima di tutto per noi e poi per tutti coloro che incontriamo, quando è vissuto nell’amore. Papa Francesco sottolinea che “il suo genio consiste nel portarci al centro, a ciò che è essenziale, a ciò che è indispensabile. Ella, con le sue parole e con il suo personale percorso, mostra che, benché tutti gli insegnamenti e le norme della Chiesa abbiano la loro importanza, il loro valore, la loro luce, alcuni sono più urgenti e più costitutivi per la vita cristiana. È lì che Teresa ha fissato lo sguardo e il cuore” (Francesco, Esortazione Apostolica “C’est la confiance” 49). E’ la via che Giovanni ci indica, è la via che Teresa ha vissuto e vuole condividere con noi: essere con Gesù l’Amore del Padre nel cuore della Chiesa e del mondo, nel cuore di ogni luogo e di ogni istante.
L’opera d’arte
Desiderio da Settignano (copia da), San Giovanni Battista (1490 circa), Washington, National Gallery of Art. Torna protagonista del Vangelo di questa domenica Giovanni, il precursore del Messia, che vediamo qui raffigurato in un’opera poco conosciuta ma di elevata qualità artistica. Si tratta di una copia in terracotta colorata di un’opera realizzata dall’elegante scultore Desiderio da Settignano, uno degli esponenti di spicco del rinascimento fiorentino.
L’autore di questo busto ha saputo riprodurre con maestria la cifra stilistica dell’originale, in particolare nell’intensità psicologica data alla fisionomia del santo. Il volto scarno, dovuto alla vita di penitenza di Giovanni, i lineamenti caratterizzati in senso realistico, lo sguardo distante come se fosse completamente concentrato nell’ascolto di un messaggio ricevuto dal Cielo. I lunghi riccioli, inanellati e mossi dal vento, evocano l’energia interiore di questo giovane profeta, un’energia suggerita ed evidenziata anche dal panneggio, che copre la tunica di peli di cammello, annodato sul petto. La bocca aperta, infine, suggerisce che Giovanni stia ormai iniziando la sua predicazione.
V.P.
