Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 14 gennaio 2024
La diocesi di Carpi legge e racconta il Vangelo
Così possiamo chiamare il progetto che parte da questo numero. La classica pagina con il commento al Vangelo della domenica viene inserita in una dinamica più partecipata, sinodale. Saranno infatti diverse persone, discepoli e discepole di Gesù della nostra Diocesi, che proveranno ad offrire un approfondimento, nello stile della lectio divina: cosa dice il testo (lectio); cosa dice a noi oggi il testo (meditatio); con che parole rispondo a questo testo (oratio); una traccia di un/una testimone (anche un collettivo) che abbia incarnato questo testo (contemplatio); una parola importante del brano e perché (fractio). Le persone coinvolte saranno scelte in base anche ai diversi momenti che caratterizzeranno l’anno liturgico, per il servizio che rivestono nella nostra Chiesa locale. L’iniziativa vuole proseguire ed approfondire il coinvolgimento delle principali associazioni e movimenti nella lettura di Marco, il Vangelo dell’anno in corso, secondo il modulo realizzato dal Laboratorio Teologico Realino a novembre e dicembre. Sono convinto che camminare insieme con la Parola con cui il Signore guida la Sua Chiesa ci permetterà di crescere in fraternità, lo scopo della Sua Pasqua.
Il coordinatore del progetto don Antonio Dotti
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro – dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Lectio
Siamo a Betania al di là del Giordano, dove, secondo il quarto vangelo, Giovanni il Battista esercita la sua attività, inviato da Dio; ci troviamo nella settimana inaugurale della vita pubblica di Gesù, durante la quale egli comincia a manifestarsi come un rabbi predicatore. All’epoca ha una trentina d’anni ed è discepolo del Battista; vive con lui e altri condiscepoli nei territori intorno al Giordano, dove il fiume sfocia nel mar Morto. Giovanni è uno dei molti maestri che fioriscono in Israele in una stagione carica di attese escatologiche e messianiche: come testimonia, ad esempio, la comunità di Qumran, uomini e donne che – allontanatisi dalle grandi città – si impegnano per un ritorno a Dio, attendendo la sua venuta. Sono trascorsi due giorni dall’interrogatorio del Battista da parte delle autorità religiose di Gerusalemme, evidentemente preoccupate di capirne l’identità e le intenzioni: egli ha accanto a sé due dei suoi discepoli (che qui, a differenza dei Sinottici, non sono presentati come pescatori ma come uomini in ricerca), quando Gesù passa davanti a loro. La sua reazione è immediata, fissa lo sguardo su Gesù ed esclama: “Ecco l’agnello di Dio!”.
Il Servo, o l’Agnello di Dio (l’aramaico talya ha entrambi i significati): definizione quanto mai evocativa, nel contesto cultuale ebraico, dato che l’agnello è l’animale per eccellenza dei sacrifici al Tempio, immolato sugli altari un esemplare dopo l’altro. Diversi i rimandi delle Scritture ebraiche al riguardo, fra i quali Isaia 16, 1.5 (dove si predice che il Messia, inviato come agnello, stabilirà il suo trono nella mansuetudine) e 53,7 (dove si parla del Servo del Signore presentandolo “come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori”).
Meditatio
Di fronte alla dichiarazione del Battista, i discepoli presenti si mettono a seguire subito Gesù: il quale, improvvisamente, si volta verso loro, li osserva e chiede loro: “Che cosa cercate?”. La domanda è, in parallelo al viaggio fisico che quotidianamente percorreranno insieme (Christian Bobin, in un libretto meraviglioso, descrive Gesù come l’uomo che cammina), allude a un altro itinerario, verso il luogo del cuore, un ritorno al centro di se stessi, al desiderio che abita le profondità della vita.
Oratio
Si tratta, del resto, di una domanda che dovrebbe farsi chiunque intenda porsi alla sua sequela: e che è rivolta anche a ciascuno di noi, oggi, se vogliamo seguirlo davvero! Vale la pena di evidenziare che, secondo il vangelo giovanneo, quelle sono le prime parole pronunciate da Gesù. Significativamente, non si tratta di un’affermazione ma di una domanda, appunto, alla quale i discepoli rispondono con un’altra domanda: “Maestro, dove dimori?”. La risposta è immediata: “Venite e vedrete!”. Emergono qui, da subito, i tratti tipici della fede autentica: che è un’esperienza vissuta nell’incontro personale, come adesione alla persona di Gesù; e che non si trasmette per via intellettuale, ma all’interno di relazioni umane. I discepoli, infatti, non pongono indugio, vanno e vedono dove Gesù abita, fermandosi da lui (l’orario citato, le quattro del pomeriggio, aggiunge un tratto realistico alla scena).
Contemplatio
E qualcosa del genere avviene anche nell’ultimo riquadro del brano, in cui apprendiamo che uno dei due discepoli si chiama Andrea, e ha un fratello, Simone. Imbattendosi in quest’ultimo, Andrea gli confida apertamente di aver trovato il Messia, e lo conduce con sé. Gesù, allora, fissa lo sguardo profondamente sul nuovo arrivato, dicendogli che d’ora in poi non si chiamerà più Simone ma Cefa (che significa Pietro, Roccia).
Un passaggio strategico, se ricordiamo il valore simbolico dei nomi nella cultura semitica, ben commentato da Origene: “Gesù dice che egli si sarebbe chiamato Pietro, traendo questo nome dalla Pietra che è Cristo, poiché come saggio viene da saggezza e santo da santità, così allo stesso modo Pietro dalla pietra”. Notiamo: Simon Pietro non fa nulla né pronuncia alcuna parola, ma si lascia incontrare e amare; è l’oggetto dell’attenzione del Maestro, che fornisce una nuova direzione alla sua vita, chiamandolo a diventare pienamente se stesso.
Fractio
Ecco la dinamica di ogni incontro sincero del discepolo con il Signore: cercare, seguire, dimorare.
L’opera d’arte
Jan van Eyck, Adorazione dell’Agnello mistico (1426-32), Gand, Cattedrale di San Bavone. Vedendo avvicinarsi Gesù, dice Giovanni il Battista nel Vangelo di questa domenica: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”. Parole che trovano una monumentale rappresentazione nel Polittico di Gand (Belgio) dipinto da Jan van Eyck – anche se si dice sia stato iniziato dal fratello Hubert -, uno dei grandi maestri della pittura fiamminga. Nel particolare qui a fianco, tratto dal pannello centrale, è raffigurata una scena grandiosa: nell’ampio giardino del Paradiso, su di un altare troneggia l’Agnello di Dio, immagine di Cristo, che versa incessantemente il suo sangue, raccolto in un calice. Lo adorano quattordici angeli, di cui quattro recano gli strumenti della passione. In alto, lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, irradia la luce della grazia. In basso, la fontana della vita con le sue acque inesauribili, mentre intorno sono presenti quattro gruppi di adoratori. Un’articolata composizione che vuole indicare come il trionfo dell’Agnello sia il cuore della storia della salvezza, costituisca la vittoria della Chiesa e, nello stesso tempo, la gloria dei Santi