Crea in me, o Dio, un cuore puro
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 17 marzo 2024
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà”. (…)
A cura di Don Massimo Dotti – Pia Fondazione Casa della Divina provvidenza e Agape di Mamma Nina
Lectio
“C’erano anche alcuni greci”: il Vangelo di questa domenica parte dalla provocazione rappresentata ed espressa da alcuni uomini che vengono da altre culture, con domande, sensibilità e curiosità loro tipiche. “Ora”: Gesù si riconosce in un momento decisivo della sua vita che allo stesso tempo è un’occasione unica di rivelazione per il mondo. La “Gloria” del Figlio dell’uomo viene proposta da Gesù come un chicco di grano che ha bisogno di dissolversi per poter generare vita. Un’idea di Gloria inedita, che passa quindi per la Croce per essere feconda e portare frutto. La “Voce” del Padre suggella questo inedito approccio alla Gloria rimandando alla Croce e ad un “ancòra” che richiama la Resurrezione futura. Gesù intuisce il suo destino imminente come un essere “innalzato da terra” per poter attrarre, attirare tutti a Lui.
Meditatio
“Vogliamo vedere Gesù”. Papa Francesco alla Visita ad limina dei nostri Vescovi, nei giorni scorsi, li ha esortati “ad un nuova evangelizzazione che parta dalla prossimità”: dalla condivisione, dalla ricerca condivisa, dalla curiosità di questi stranieri, dall’anelito di senso espresso da persone lontane… parte una catena di ricerca, un passaparola che arriva ad intrecciare delle relazioni, fino ad interpellare Gesù. Da credenti possiamo chiederci se sappiamo raccogliere e decifrare le istanze e la sete profonda di incontro con il Signore da parte di chi ci sembra esterno alla nostra cerchia. E ancora se questo ci attiva, ci “accende”, ci mette in movimento, come gli apostoli che sono indirizzati fino alla Fonte proprio dalle sollecitazioni di questi lontani.
“Amare la propria vita” è il presupposto per perderla dentro ad un inesorabile conto alla rovescia: non basta il nostro percorso biologico per esaurire il desiderio di pienezza che portiamo nel cuore. Nella logica del dono, e quindi del servizio, Gesù indica un principio di eternità. Resta per sempre solo quello che si è donato. Non c’è vero amore senza distacco da sé, senza perdita. La forza “attrattiva” dell’innalzamento di Gesù sarà la risposta alla curiosità dei greci e con loro agli uomini e donne di ogni generazione: la Croce diventa il segno di una salvezza universale alla quale tutti volgeranno lo sguardo.
Oratio
Ci volgiamo a te, Signore, sapendo che portiamo con noi i dolori e le angosce, le gioie e le sofferenze, gli aneliti più profondi degli uomini e delle donne di oggi. Dei poveri, soprattutto. Fa che sappiamo cogliere in essi, riconoscenti, un’occasione per tornare a te. Recuperando i volti e le presenze dei fratelli e delle sorelle che ci hai posto accanto, fa che anche noi torniamo a cercarti: a cercare il tuo Volto, la tua Gloria, in quella Croce che ogni giorno ci scandalizza e allo stesso tempo ci attrae.
La tua Voce, o Padre, che non fai mancare a chi ti cerca nel Figlio Crocifisso e Risorto, ci risvegli dai nostri torpori e dalle nostre pigrizie, ci permetta superando ogni opacità di lasciar trasparire per ogni uomo e donna che incontriamo, l’attrazione inesauribile verso di Te che il Figlio, l’eterno “Attraente”, continuamente ci ispira.
Contemplatio
“Questa voce non è venuta per me, ma per voi”, ascoltiamola aiutati dalla fede della venerabile Marianna Saltini: “Dio può tutto, ci pensa Lui. Non è forse una soddisfazione vivere senza sapere per il domani? Solo nella fiducia della Divina Provvidenza? Trovare tutto quanto è necessario per tante persone? Dico sempre: fortunato chi verrà con me a godere nei sacrifici” (lettera di Mamma Nina del 6-11-1949).
Fractio
Dalla Regola delle Figlie di San Francesco: “Questo fu da tempo il mio sogno: mettermi a contatto con tante miserie materiali, morali e anche spirituali; fare tante minestre e distribuirle ai poveri. (…) Col Signore non si scherza: ci troviamo davanti a tanta verità, ma anche a tanta responsabilità”.
L’opera d’arte
Cristo pantocratore (VI secolo), Monastero di Santa Caterina sul Sinai, Egitto. “Vogliamo vedere Gesù” è la richiesta espressa nel Vangelo di questa domenica. Ma come era l’aspetto fisico di Gesù? I Vangeli non dicono nulla al riguardo. Dal VI secolo è giunta fino a noi l’iconografia di Cristo con la barba e i lunghi capelli ispirata all’immagine del Mandylion – secondo alcuni da identificare con la Sindone -, il telo doppio, piegato quattro volte, ritrovato ad Edessa proprio nel VI secolo. A quell’epoca si data la più antica raffigurazione del Pantocratore – “colui che tutto domina” – a noi pervenuta, l’icona conservata sul Sinai forse fatta realizzare a Costantinopoli dall’imperatore Giustiniano, fondatore del monastero di Santa Caterina.
Un’opera in continuità con la ritrattistica romana per il realismo con cui viene rappresentato Gesù – e che verrà meno nella successiva arte bizantina -. Il volto del Pantocratore appare vivo, gli occhi grandi, il naso lungo e affilato, la barba e i baffi di cui si percepisce un lieve movimento, i capelli raccolti su un lato. Le due metà del volto sembrano richiamare le due nature di Cristo: quella destra impassibile a rappresentare la divinità, quella sinistra con la guancia tumefatta ad incarnare l’“uomo dei dolori”.
V.P.