Patrono, presentato il programma dell’edizione 2025
Diverse novità e tante proposte rivolte ai bambini e ai giovani
di Luigi Lamma
“Cittadini miei, rabbracciatevi insieme; e chi ha ricevuto ingiurie, perdoni per l’amore di Dio, e in questo dimostrarà di voler bene a la sua città. Hai l’essemplo della vita di Cristo; sempre disse: pace; non trovi che niuna cosa tanto teneramente raccomandasse, quanto la pace…Cittadini miei, io vi predico pace, io vi raccomando la pace. O voi che avete buona volontà, non vi tirate adietro, seguitate questa pace per l’amore di colui el quale ve la raccomanda”. Così San Bernardino da Siena in una delle sue prediche si fa annunciatore della pace. E’ nota la sua fama di predicatore e di pacificatore che negli ultimi suoi giorni lo portò a L’Aquila, dove fu chiamato a ricomporre una guerra tra fazioni, qui morì il 20 maggio 1444 e il corpo lì riposa nella basilica a lui dedicata. Nel contesto della “terza guerra mondiale a pezzi” contro cui si è speso il magistero di Francesco, ma anche nel clima di diffusa violenza e aggressività che intossica la vita delle città, viene quanto mai opportuno il richiamo al patrono della Città e Diocesi di Carpi, il santo pacificatore San Bernardino da Siena. L’impronta che la predicazione francescana ha lasciato nella storia della chiesa e della comunità carpigiana è ben nota e ancora si respira non solo nella presenza di comunità religiose che si ispirano al carisma del Santo di Assisi ma anche in quella peculiare espressione di una fede solida e orante (si pensi alla presenza, fino allo scorso anno, di due monasteri di clausura francescani “i due polmoni” come amava definirli il vescovo Elio Tinti) e operosa nella carità, nell’attenzione alle povertà educative e materiali, e con una vena di profezia, grazie alle numerose figure di “santi della porta accanto” che hanno connotato il secolo scorso. Un ritorno alle radici (il messaggio del Santo patrono) con lo sguardo al futuro, ai bambini e ai giovani, alle povertà e al senso di comunità che si allarga ai nuovi cittadini: è questo l’obiettivo delle iniziative proposte nel ricco programma che vedrà coinvolte varie realtà del territorio oltre alla Diocesi e al Comune di Carpi nel corso del mese di maggio e non solo nella giornata della festa patronale del 20 maggio.
D’altra parte, è la festa del Patrono nell’anno del Giubileo che invita tutti a farsi “Pellegrini di speranza” e capaci di essere “segni di speranza” rivolgendo lo sguardo e aprendo il cuore alle tante situazioni di conflitto e di fragilità morale e spirituale che Papa Francesco ha elencato nella Bolla “Spes non confundit”. Ricordarli non fa male questi segni di speranza attesi: la pace, l’apertura alla vita e la cura dell’infanzia, i detenuti, gli ammalati, i giovani, i migranti, gli anziani e…i miliardi di poveri. L’accento posto sui bambini e sui giovani insieme alla costante attenzione alle varie povertà che trova la sua sintesi nel Premio Mamma Nina, proietta l’edizione 2025 del Patrono di Carpi nella dimensione giubilare della speranza, perché “guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere”. Ma qualcosa in più si può e si deve fare perché passata la festa… ad esempio dare vita, come propone Francesco, ad “un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo. Ma tutti, in realtà, hanno bisogno di recuperare la gioia di vivere, perché l’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26), non può accontentarsi di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente lasciandosi soddisfare da realtà soltanto materiali. Ciò rinchiude nell’individualismo e corrode la speranza, generando una tristezza che si annida nel cuore, rendendo acidi e insofferenti”. Se così sarà allora che si dia inizio alla festa del Patrono di Carpi.