8xmille, la storia rivive e parla
Una firma che fa bene: i fondi destinati al Museo di Sant’Ignazio e all’archivio della Curia permettono di conservare e valorizzare il patrimonio locale
di Andrea Beltrami, Direttore del Museo diocesano di Carpi e archivista diocesano
Negli ultimi anni, dopo gli eventi sismici che hanno ostacolato diverse iniziative, la Diocesi di Carpi ha continuato a beneficiare del contributo CEI derivante dall’8×1000 realizzando, soprattutto per Museo diocesano e archivio storico della Curia vescovile importanti recuperi e strutture conservative che meglio consentono di valorizzare le opere d’arte mettendoli a disposizione della comunità rivalutando i “pezzi” come elemento culturale e legato alla memoria. La Diocesi, fin dall’inizio della messa a disposizione dei contributi, è sempre stata soddisfatta di questa opportunità che ha permesso di recuperare, valorizzare, e ridare vita a edifici, oggetti, strutture e ambienti.
Un recente esempio di quanto si è potuto realizzare grazie al contributo dell’8×1000 lo possiamo vedere al Museo diocesano “Cardinale Rodolfo Pio di Savoia”, nelle nuove teche pensate per accogliere i poderosi libri corali della collegiata di Carpi risalenti alla prima metà del XVI sesaletta colo, in pergamena, miniati dal celebre calligrafo novarese Damiano Gafori. Interessanti e preziosi, questi volumi erano posti sul badalone del coro della Collegiata (oggi Cattedrale) di Carpi a servizio dei canonici durante l’ufficio delle Letture. Sono grandi libri rilegati in tavolette rivestite di cuoio con applicazione di borchie in ferro negli spigoli e di stellette decorative nei piatti, all’interno si possono notare i neumi vergati su un tetragramma (siamo tra il gregoriano e il canto fratto) caratterizzati dal testo sottostante, spesso con capolettera miniato. Oggetto di restauro qualche tempo fa, ora, in parte, sono esposti nella attigua al presbiterio della chiesa gesuitica di Sant’Ignazio di Loyola, sede del Museo diocesano, in apposite teche con base in metallo e vetro protettivo.
Questa collocazione dei corali nelle nuove teche realizzate grazie al contributo della CEI permette di vedere nella loro bellezza e unicità questi strumenti di preghiera che per secoli hanno accompagnato il Capitolo collegiale nelle celebrazioni ordinarie e straordinarie in occasione di feste e solennità. Non è la prima volta che il Museo beneficia del contributo, perché come detto sopra, la Diocesi ha sempre colto questa felice opportunità per realizzare iniziative di restauro, consolidamento e recupero provenienti dai fondi CEI destinati alle biblioteche, musei e archivi. E anche l’archivio di curia è interessato in questi anni, come nel passato, al recupero di volumi conservati negli archivi diocesani. Si tratta di registri anagrafici parrocchiali, approdati in Curia, assieme a tutto l’archivio della parrocchia, in occasione dei ritiri del materiale a scopo precauzionale, dove le condizioni non permettevano che la consistenza archivistica rimanesse “in loco”.
Ma anche di cronache e memorie conservate nei depositi della Curia, derivanti dalla meticolosa ricerca e compilazione di sacerdoti appassionati o di eruditi locali. Non sfugge il materiale membranaceo, pergamene e bolle e pure quei volumi che da secoli hanno contribuito alla formazione spirituale e culturale di seminaristi e sacerdoti, spesso sostituiti da nuove edizioni oppure riposti negli scaffali in attesa di essere riconsultati. Con l’8×1000 hanno trovato una sensibilità che gli ha permesso di essere. Anche per il materiale bibliografico si rispetta un “iter” di attenzione e tutela dell’originale che, spesso, entusiasma il committente e il restauratore poiché il risultato ripaga sia lo sforzo del lavoro che quello del conservatore nella consapevolezza di avere salvato dall’oblio un pezzo di storia e di cultura. Tutto questo in piena sintonia con le Soprintendenze competenti con le quali si è sempre istaurato un clima di collaborazione e di scambio nell’unico interesse della salvaguardia del patrimonio culturale.