Banche. Le Bcc protagoniste dell’economia sociale
Il riconoscimento ufficiale da parte del Ministero dell’Economia. In una ricerca il confronto le “Big 5” che operano in Emilia-Romagna
Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse
Le Banche di Credito Cooperativo sono, a pieno titolo, protagoniste dell’economia sociale secondo la definizione dell’Unione Europea. Lo stabilisce il documento del Piano nazionale per l’economia sociale, pubblicato ieri in consultazione pubblica dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ad annunciarlo ufficialmente, in anteprima nazionale, è stato il Sottosegretario del Ministero dell’Economia con delega all’economia sociale, Lucia Albano dal palco del convegno della Federazione BCC dell’Emilia-Romagna, dal titolo “Banche con l’anima. La funzione (economico) sociale della cooperazione di credito”, svoltosi questa mattina a Bologna.
Un “riconoscimento pienamente meritato”, come l’ha definito Mauro Fabbretti, presidente della Federazione delle Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia-Romagna, “È la prima volta che in un documento ufficiale di tale rilevanza viene riconosciuto in modo esplicito il ruolo delle BCC come parte integrante dell’economia sociale, in quanto imprese mutualistiche a finalità non speculative, in linea con l’articolo 45 della Costituzione. Un risultato ottenuto grazie al lavoro congiunto di Federcasse e Confcooperative, che da oltre un anno partecipano al tavolo tecnico del MEF, presieduto dal Sottosegretario Lucia Albano”.
“È un riconoscimento che fotografa una realtà di fatto, costruita ogni giorno nei territori da banche che fanno impresa in modo differente – commenta Fabbretti -: radicate, responsabili, solidali. È una conquista culturale, ma anche una conferma del lavoro che Federcasse e Confcooperative stanno curando da anni per affermare il nostro modello come pilastro dell’economia civile del Paese”.
Il convegno di Bologna, aperto dai saluti istituzionali del presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele De Pascale, del presidente del Gruppo BCC ICCREA, Giuseppe Maino, della vicepresidente del Gruppo Cassa Centrale Enrica Cavalli e da Alessandro Azzi, presidente della Fondazione Tertio Millennio, ha visto gli interventi anche del presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba, e del direttore Sergio Gatti, del presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, del vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, assessore allo sviluppo economico con delega all’economia sociale, Vincenzo Colla, e di Giuseppe Guerini, presidente di Cooperatives Europe e Consigliere di CESE.
La ricerca AICCON
Il riconoscimento normativo dell’Unione Europea e la nuova Strategia nazionale sulla economia sociale trovano pieno riscontro nei dati della ricerca commissionata dalla Federazione BCC dell’Emilia-Romagna e presentata da AICCON Research Center, il centro di ricerca dell’Università di Bologna dedicato all’Economia Sociale. L’indagine mette a confronto l’attività delle BCC regionali con quello delle principali banche presenti in Emilia-Romagna (le cosiddette “Big 5”), evidenziando differenze nette in termini di modello economico, finalità e impatto territoriale.
La prima e più marcata separazione emerge quando si analizza l’agire di lungo termine. Le BCC, dimostra la ricerca, scelgono la sostenibilità e l’intergenerazionalità: l’89,5% degli utili è reinvestito nella banca per rafforzarne la solidità e garantirne il futuro (contro il 7,9% delle Big 5); solo il 3,8% è distribuito in dividendi, mentre il 5,9% remunera lo scambio mutualistico fra banca e soci (nelle Big 5, il 55,7% degli utili è distribuito agli azionisti). Inoltre, non c’è alcuna speculazione sulle quote sociali: le BCC non rivalutano le partecipazioni per arricchire i proprietari, mentre le Big 5 reinvestono in tal modo un ulteriore 36,5% degli utili.
Sono questi i fondamenti per un’economia diversa non solo possibile ma concreta e presente: le BCC mettono le persone e il territorio oltre il profitto, preferendo l’economia reale e l’impiego produttivo delle risorse: il 71,1% delle risorse raccolte viene impiegato nel territorio (contro il 62,5% delle Big 5); il 76% dei margini di profitto delle BCC deriva dall’attività creditizia tradizionale (contro il 60,4% delle Big 5) e il 70% del totale attivo è destinato al credito alla clientela, con un uso contenuto degli strumenti finanziari (30,3% dell’attivo, contro il 34,1% delle Big 5).
Generativi e non estrattivi: un’economia per il territorio e del territorio
La ricerca AICCON evidenzia anche come le BCC dimostrino la propria vocazione mutualistica nel sostegno alle persone e alle famiglie: per ogni 10 euro di credito, 4,56 euro vanno direttamente a sostenere famiglie e persone del territorio in cui le banche operano, contro i 3,5 euro delle Big 5. Anche nel sostegno alle imprese, la differenza è sostanziale: per ogni 10 euro di impieghi, 7,85 euro sono destinati alle PMI (il 99,5% dei clienti BCC in Emilia-Romagna), di cui 5,87 euro a microimprese con meno di 10 dipendenti (l’87,6% dei clienti). Un terzo degli investimenti è diretto a settori ad alto impiego di manodopera: manifattura, agricoltura, costruzioni. In definitiva, le BCC contribuiscono fattivamente al sostegno e alla crescita dei propri territori e comunità di riferimento.
Una crescita non soltanto economica: nel solo 2024 le BCC dell’Emilia-Romagna hanno, infatti, destinato 12,5 milioni di euro a liberalità e investimenti sociali, di cui il 41% per progetti ambientali e per l’educazione. In media, ogni socio ha contribuito a generare 100 euro di ricchezza collettiva restituita alle proprie comunità. Complessivamente, il contributo del Credito Cooperativo ai territori equivale a circa il 20% della spesa sociale comunale: per ogni 5 euro spesi dai Comuni in servizi sociali, le BCC ne investono 1 aggiuntivo.
“La ricerca AICCON avvalora in pieno quanto emerso nel documento di lavoro, dimostrando dati alla mano che il Credito Cooperativo è economia sociale non solo per la forma giuridica, ma anche per la sostanza operativa e valoriale – conclude Fabbretti –. Attraverso il reinvestimento nel territorio, il sostegno all’economia reale e la promozione della partecipazione, le BCC rappresentano un modello alternativo di banca, capace di coniugare efficienza economica, giustizia sociale e sostenibilità ambientale. In sostanza, le BCC non operano solo nell’economia sociale, ma sono esse stesse economia sociale. Sono il punto d’incontro tra economia e comunità, un ponte che rigenera la finanza e la restituisce alla sua funzione originaria: quella di servire le persone e sostenere lo sviluppo umano e civile dei territori”.