HANDS GAMES
È il pomeriggio della domenica in Albis. Mi trovo in una delle missioni che servo. Il mio stato d’animo è segnato da un certo disappunto: la mattina durante la messa avrei dovuto battezzare due gemelli, su richiesta dei genitori. Ma nessuno si è presentato… Non è una cosa così insolita qui che qualcuno ti dia un appuntamento, poi non compaia. Così che si è costretti a crescere nella pazienza e nel riconoscimento che, seppur occidentale, con un background di studi e esperienze alle spalle, alle fine non si è nulla, se non servitori.
Alcune persone del villaggio mi avevano detto che era in corso in quelle ore un grande evento che non avrei dovuto perdermi. Così dopo aver mangiato un boccone rapido, mi sono recato nella struttura comunitaria per vedere cosa stesse succedendo.
Entrando sono stato accolto da tamburi che suonavano all’impazzata, persone vestite in gilet tradizionali in pelle con frange e ricami, voci che modulavano una specie di cantilena, gruppi di uomini in ginocchio posti gli uni di fronte agli altri che si muovevano quasi danzando… Non era una cerimonia religiosa ma la settimana degli “Hands games”, che si è svolta a Whati la settimana dopo Pasqua.
L’evento era atteso da due anni, perciò ha richiamato molte persone nello sperduto villaggio, anche da luoghi piuttosto lontani: e tutto per un semplice gioco, la cui semplicità infantile merita un pensiero. Infatti quanto accade durante questo torneo non è altro che la sfida a squadre per indovinare chi nasconde nelle mani una biglia; e tuttavia i gesti, i suoni, le atmosfere danno un’aura di grande serietà alla cosa.
Questi “Hands games”, nati come forma sociale per sublimare scontri violenti fra bande e gruppi contrapposti -così mi è stato raccontato da un anziano-, ci ricordano che l’unico campo sul quale le “guerre” hanno senso è quello ludico. Scontri che servono non per conquistare, ma per diventare più amici, per stringersi la mano alla fine di tutto e tornare felici alle proprie case.
Come i giochi dei bambini, anche questi dei nativi ci riportano alla serietà della vita: che, pur senza scopi materiali misurabili, è colma di un senso che solo nella comunione eterna nella Gerusalemme del cielo si compirà pienamente.
Chissà che in questo non ci sia una lezione per tutti coloro che si ostinano stupidamente a fare la guerra… La pace donata dal Risorto vi insegni giochi nuovi per crescere insieme nella gioia e nella comunione.
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