O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Vangelo di domenica 15 giugno
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Commento
A cura di Rosalba Manes, consacrata ordo virginum e biblista
Nel cuore della Trinità
Nella solennità della Santissima Trinità sostiamo ancora una volta nel Cenacolo, dove a gesti significativi che spingono alla mimesi si aggiungono parole che incidono la storia e dilatano ogni argine, parole che sprigionano le fragranze di quella comunione cui il cuore di ogni uomo e di ogni donna della terra anela ardentemente.
Gesù ha tanto da dire ai suoi discepoli, un deposito inesauribile che ha un peso notevole e di cui egli dà un assaggio nel suo lungo Discorso d’addio. La sua Parola non è alito, ma lievito che fa fermentare la massa fino a diventare nutrimento di chi accetta di darle ospitalità nella propria esistenza. Si tratta di una Parola che non s’impone, che non schiaccia, ma che invoca una conoscenza che può realizzarsi solo gradualmente, e non come accumulo di dati, informazioni e precetti, ma come cammino progressivo verso una comunione d’amore con il Maestro. Questa comunione può compiersi solo a partire dall’”ora”, l’evento della Croce che riempie il tempo della storia, l’”ora” impregnata del profumo di una vita donata, battezzata nella morte e ripresa non in modo egoistico ma nell’esperienza eminentemente agapica della Risurrezione.
Chi può aiutare i discepoli a cogliere il surplus della Parola di Gesù alla luce della potenza della sua risurrezione è solo l’altro Paraclito, “lo Spirito della verità”, che viene per smascherare la menzogna e indicare la strada attraversando la quale si giunge ad abbracciare tutta la verità pronunciata da Gesù, cioè tutta la verità che è Gesù. Lo Spirito può fare questo perché dice tutto ciò che ha udito da Gesù, manifesta cioè la sua piena comunione con Gesù, la sua intima unità con il Figlio che, a sua volta, manifesta la sua comunione profonda con il Padre. Lo Spirito è l’annunciatore ufficiale ed eminente di Gesù (il verbo ananghéllo appare tre volte nel testo), colui che trasfonde la vita di Gesù nei discepoli.
Anche se Gesù sta per lasciare il mondo, la sua Parola non scomparirà, sarà ripresa e fatta risuonare dallo Spirito nel cuore dei discepoli. Solo l’amore permette di sperimentare interiormente la presenza dell’amato e illumina progressivamente il senso profondo delle sue parole. Questo amore è lo Spirito che lavora le profondità dell’animo umano. Questo Spirito permette di cogliere il filo rosso della storia della salvezza collegando passato, presente e futuro, e insegna la fedeltà come armonizzazione tra l’inevitabile approfondimento e la necessaria attualizzazione delle parole di Gesù. Solo Lui insegna a leggere “le cose future”, insegna cioè a comprendere il presente alla luce del suo compimento, del suo orizzonte escatologico, della vittoria di quell’amore che solo sa andare fino alla fine. Lo Spirito insegna dunque a leggere la storia non alla luce dell’apparente trionfo del male, ma con occhi nuovi che vedono, oltre la coltre delle fragilità umane, l’acqua cristallina di Dio che scorre in profondità, e sanno leggere il presente a partire dalla meta: quel futuro pieno di speranza che Dio ha preparato per noi (cf. Ger 29,11).
Lo Spirito infine glorifica il Figlio perché introduce i discepoli nel suo mistero, lo spalanca e invita non solo a sondarlo ma a prendervi dimora, ad abitare il cuore di questo mistero: il rapporto intimo del Figlio con il Padre, la loro mutua inabitazione. Gesù permette così ai discepoli di comprendere che anche se agli occhi del mondo tra breve sembrerà che egli sia solo, in realtà questo è falso, a motivo della forte comunione tra lui, lo Spirito e il Padre, a motivo del loro essere Trinità. Gesù non è solo, ma è colui che è intimo al Padre e allo Spirito. Ciò che è del Padre è anche del Figlio: mistero di una comunione eterna che dal cuore della Trinità santissima si riversa per mezzo dello Spirito nel cuore dei discepoli di tutti i tempi, mistero in forza del quale tutti possono diventare figli nel Figlio.
Lo Spirito Santo non ha niente di suo da dire a noi, perché – come dice la Parola di Dio – egli prende tutto da Gesù e ce lo rumina dentro di noi. Dice Gesù: «Lo Spirito Santo non ha nulla di suo, prende da me e lo comunica a voi, lo partecipa a voi». Allora che gioia: è lo Spirito che conduce i suoi figli! Quanto è infelice il mondo che rimane in sé e si difende dallo Spirito Santo! Non compie più la storia di Dio, ma compie tutte le storie degli uomini, tante storie! La rivoluzione più grande la compie lo Spirito Santo!
Date sempre gloria a Dio! Lo Spirito Santo ti fa scoprire (ecco la sapienza) che cosa sei tu veramente. E allora ti viene sempre da dire: «Non a noi, non a noi, Signore, ma al tuo santo nome da’ gloria» (Sal 115,1). Allora ti viene il gusto di vivere tutta la tua bella avventura della vita!
Don Oreste Benzi (Tratto da “Pane Quotidiano, Sempre Editore”)
L’opera d’arte
El Greco, Santissima Trinità (1577), Madrid, Museo del Prado. E’ immersa in una tonalità gialla, dalle varie sfumature, a simboleggiare la gloria divina secondo l’arte delle icone, la Trinità di Domínikos Theotokópoulos, passato alla storia come El Greco. Nativo di Candia sull’isola di Creta, allora colonia della Repubblica di Venezia, è oggi considerato uno dei maestri del Rinascimento spagnolo, seppure con uno stile sui generis, sintesi tra l’arte bizantina e quella occidentale. Ispirandosi ad una nota incisione di Albrecht Dürer, il pittore utilizza l’iconografia della Pietà, con Dio Padre, e non Maria, a sostenere il Figlio morto appena deposto dalla croce. Sopra di loro lo Spirito Santo è rappresentato come una colomba, mentre intorno alle tre persone della Trinità, alcuni angeli partecipano alla scena, sospesa tra le nuvole del paradiso, atteggiando i volti ad espressioni di dolore. La disposizione di questi ultimi e la torsione accentuata, quasi innaturale, del corpo di Cristo – per la cui resa anatomica El Greco prese a modello le opere di Michelangelo – contribuiscono a creare una composizione dalla singolare forma a cuore.
V.P.