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Pubblicato il Aprile 15, 2025
Articolo pubbliredazionale

Professioniste della relazione d’aiuto

Nuove figure: l’avvocato Giulia Gasparini è anche life coach immaginale

Garantire un approccio a tutto tondo, multidisciplinare, giuridico ma anche umano, che metta al centro la persona che sta vivendo un momento di difficoltà, di crisi della relazione. In questa prospettiva, l’avvocato Giulia Gasparini, da oltre 25 anni specializzata nel settore civile e principalmente in diritto di famiglia e delle relazioni, ha scelto di arricchire la sua preparazione, divenendo life coach immaginale.

Avvocato, in cosa consiste il life coaching immaginale?

L’obiettivo che ci si pone è quello di aiutare le persone a determinare e raggiungere degli obiettivi per poter migliorare diversi aspetti della propria vita, nell’ambito relazionale, lavorativo o personale, attraverso un cambio di prospettiva, proprio della visione immaginale. Ci si avvale di un approccio non-terapeutico, che permette di acquisire degli strumenti per poter uscire da una visione “vittimistica” degli eventi che accadono nella propria vita e poterne cogliere l’aspetto simbolico, riconoscendone così la vera essenza.

A chi si è affiancata in questo nuovo percorso?

Ho iniziato una collaborazione con Silvia Lo Giudice, counselor immaginale, costellatrice ed operatrice nel campo olistico e dell’insegnamento dello yoga, per creare percorsi e consulenze anche personalizzate per le persone che chiedono sostegno e aiuto nel momento di crisi. Teniamo una rubrica visual su Instagram ogni settimana, al fine di presentare questo nuovissimo approccio da noi ideato.

Quali sono le relazioni cui vi riferite?

La vita è l’insieme delle nostre relazioni, quindi non ci riferiamo solo a quelle amorose, ma alle relazioni in generale, anche quelle tra genitori e figli, tra colleghi di lavoro, tra amici. Un legame che unisce, che si costruisce nel tempo, può incontrare ostacoli o subire brusche frenate a causa di malintesi, dissapori, visioni diverse della vita. Queste difficoltà vanno gestite, ma non sempre le parti hanno le competenze per poterlo fare in sicurezza, ossia salvando il rapporto che, a volte, può essere compromesso dalla mancanza di comunicazione e di visione del futuro. A volte la frustrazione può far perdere il senso della relazione, da dove nasce e quanto di buono ci ha portato nella vita, oppure, semplicemente, si cresce a velocità differenti e non si è più disposti ad aspettare l’altro.

A fronte di queste difficoltà, cosa consigliate?

Il primo consiglio è sempre quello di non aspettare che sia troppo tardi. Ogni relazione è recuperabile se lo si desidera, e se non è eccessivamente avanzato lo stato di crisi. Qualora invece ciò non riuscisse, sarà sempre possibile trovare un buon accordo separativo, sia per le parti che per i figli, quando ci sono. Dunque, ben vengano le professioni di aiuto e le competenze utili alla gestione delle crisi nelle relazioni, specie quando riescono a cooperare per dare il miglior risultato possibile per il bene delle persone, delle rispettive famiglie, e della stessa società. Un antico proverbio dice: “Una donna risvegliata ha il potere e la forza di risvegliare un intero popolo”.

Cosa fare prima di arrivare ad un “punto di non ritorno”?

Le due parti dovrebbero iniziare un percorso con un coach o un counselor, supportato da un legale che possa dare una visione a 360 gradi dell’evoluzione che il rapporto potrebbe avere sul piano concreto della tecnica giuridica, ma unita alle prospettive di sostegno che solo un approccio di tipo olistico e umano può dare. Il percorso di crisi inizia sempre da un punto di vista interiore e personale, ma quando si svolge in gruppo e/o in coppia, il processo è accelerato, perché ciò che avviene all’altra/altro in termini di insight, di consapevolezza e di visione, è reciproco e condivisibile.

Lei è life coach e avvocato professionista: quale valore aggiunto garantisce questo doppio ruolo?

Quando si è in crisi esistenziale o in down fisico ed emotivo, è molto difficile trovare l’equilibrio senza un aiuto esterno: è proprio in quel momento che entra in campo la figura di un professionista della relazione d’aiuto, come il coach o il counselor, che possono sostenere le parti nel cambiamento, aiutando la persona in difficoltà tramite tecniche emotive, esperienziali, percorsi e consulenze personalizzate. Un life coach che è anche avvocato, esercente la libera professione, può dare alle parti il proprio servizio legale, al fine di formalizzare gli accordi separativi se sono stati raggiunti, assistendo la persona a tutto tondo, sia nella fase trasformativa di ripresa in mano della propria vita, sia nel raggiungimento effettivo della separazione o del divorzio attraverso le condizioni corrette e giuste per le parti, cucite su misura per loro.

Qual è il suo auspicio nell’ambito di questo percorso?

Che le professioni moderne del coaching, del counselling e del costellatore possano essere una risorsa importante non solo direttamente per l’utenza, ma anche per i professionisti “classici”, come gli avvocati, gli psicologi, i mediatori familiari, gli assistenti sociali e tutti gli operatori della relazione d’aiuto, per supportare le famiglie, le persone e la società a intraprendere consapevolmente la strada verso la soluzione ai problemi, uscendo dal vittimismo e dal senso di colpa, in una inutile e dannosa “caccia alle streghe” che si limita a cercare un colpevole senza trovare la via d’uscita.

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