“Oltre l’abbandono”, docufilm sul canile di Carpi e Novi
“Oltre l’abbandono - Quando il canile diventa rinascita” è il titolo del docufilm dedicato al canile di Carpi e di Novi di Modena. L’autore, Gian Marco Papa, volontario della struttura, racconta i temi affrontati per fare conoscere la realtà del canile, sfatando i luoghi comuni, e incentivare le adozioni
di Virginia Panzani
Gian Marco Papa e Martina Casari con Birillo, uno degli ospiti del canile di Carpi
Com’è possibile sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vita quotidiana di un canile, sulla realtà in cui vivono i cani ospiti, sull’abbandono, e sulle attività svolte per la loro gestione e adozione? A queste domande si propone di rispondere “Oltre l’abbandono – Quando il canile diventa rinascita”, il docufilm realizzato, in due anni e mezzo di lavoro, da Gian Marco Papa, volontario del canile di Carpi e Novi di Modena, coadiuvato da Martina Casari, assistente alla regia, anche lei volontaria presso la struttura, e da Francesco Jack Marinelli, in qualità di direttore della fotografia, con il contributo di Linea 101 Love for Pet, azienda reggiana di prodotti di cosmesi per cani, gatti e cavalli. Tutto esaurito alla prima proiezione che si è tenuta lo scorso 23 maggio, al Cinema Ariston di San Marino di Carpi, con un pubblico partecipe, emozionato e tanti positivi riscontri. Viste le numerose richieste, è stata organizzata una seconda serata per venerdì 6 giugno, sempre all’Ariston di San Marino.
“L’idea di realizzare un documentario – afferma Gian Marco Papa – è nata dal desiderio di far sì che la realtà del nostro canile potesse essere conosciuta e, ovviamente, per incentivare le adozioni. Vediamo tantissima ricchezza e profondità nel rapporto che abbiamo con i cani e ci spiace molto che ci siano spesso dei pregiudizi, dei preconcetti. Dunque, la volontà di raccontare il nostro canile e mostrare che la realtà è un po’ diversa da quella che ci si potrebbe aspettare”. Vari sono i temi trattati e fra questi, appunto, alcuni dei luoghi comuni più radicati nell’immaginario collettivo. Si pensi, ad esempio, a quello secondo cui i cani andrebbero adottati da cuccioli, non da adulti, pensando che il cucciolo possa essere educato facilmente “come vuole il proprietario”. “Innanzitutto, abbiamo dato una panoramica della routine del canile, di tutte le attività che svolgiamo per prenderci cura dei cani – spiega Gian Marco -. Ci siamo concentrati sull’importanza che rivestono gli istruttori cinofili, che ci permettono di formarci come volontari per crescere e gestire meglio i cani, ma soprattutto comprenderli per poi presentarli ai potenziali adottanti nel modo corretto”. Gli istruttori che guidano i percorsi educativi e riabilitativi sono Davide Godi e Anna Bernardelli di Essere Cane Centro Cinofilo di Parma: Anna, in particolare, compare nel documentario con la propria testimonianza. “Anche il percorso di adozione ha un ruolo essenziale – prosegue Gian Marco – perché è ciò che favorisce le adozioni consapevoli. Quindi, far sì che le persone e i cani si conoscano in un ambiente ‘protetto’, facciano esperienze insieme di vario tipo, in modo che, qualora ci sia un reale interesse per l’adozione, ci sia già un legame instaurato. E quando i cani vanno a casa è come se fosse il prosieguo di questo percorso che hanno iniziato”.
Protagonisti del docufilm sono, naturalmente, i cani ospiti del canile di Carpi e Novi, ciascuno con il proprio vissuto, e quanti si prendono cura di loro, con impegno e dedizione, nonostante le difficoltà, sempre con un obiettivo: da storie di abbandono, di solitudine, di disagio, riuscire ad aprire uno spiraglio di luce, una nuova vita, attraverso il reinserimento e l’adozione. Fra le testimonianze quella di Raffaella Benedusi, presidente del Gruppo Zoofilo Carpigiano, che commenta: “In canile abbiamo davvero un grande potenziale: tantissimi cani splendidi che aspettano solo di avere una seconda possibilità”.
“Cerchiamo di fare informazione, cultura, riguardo al mondo della cinofilia e più nello specifico riguardo ai canili – sottolinea Gian Marco -, di invitare le persone a riflettere, perché mettano in discussione quello che era il loro punto di vista e, lo auspichiamo vivamente, qualora siano interessati a far entrare un animale nella loro vita, prendano in considerazione un’adozione invece che un acquisto. Il tutto puntando sempre sulla responsabilità nei confronti del cane, dei suoi bisogni, e riguardo al tempo e all’impegno che comporta avere un compagno di vita a quattro zampe. E’ proprio per una mancanza di responsabilità – conclude – che tanti cani, presi quasi fossero uno sfizio, vengono poi ‘rinunciati’ e lasciati in canile”.
“Oltre l’abbandono” è, insomma, un importante contributo per la divulgazione e la sensibilizzazione. Ma, se da un lato fa emergere quanto siano dolorose le conseguenze dell’incuria umana sugli animali e stimola ad una presa di consapevolezza, dall’altro riesce a veicolare un messaggio di speranza. Lo dimostrano le decine di cani “rinati”, non di rado anche quando il loro destino di solitudine sembrava ormai segnato, grazie alle famiglie che hanno dato loro un posto nella propria casa e nel proprio cuore.
Martina Casari, assistente alla regia e volontaria, parla del canile di Carpi oggi
Il canile di Carpi e di Novi di Modena è gestito sin dal 1958 dal Gruppo Zoofilo Carpigiano (GZC), organizzazione di volontariato senza scopo di lucro. Oggi, spiega Martina Casari, “la struttura ospita in media 80 cani l’anno. Si tratta in buona parte di molossi, che, a causa dei pregiudizi diffusi, hanno spesso una bassa probabilità di essere adottati. Per questo stiamo cercando di fare sensibilizzazione perché diminuisca il pregiudizio nei loro confronti”. In passato, osserva Martina, gli ospiti del canile sono stati molti di più, anche 200, dato che, essendo di razze diverse, potevano stare insieme nel medesimo box. Oggi, con una prevalenza di molossi, questo non è più possibile e il numero complessivo dei cani è, di conseguenza, diminuito. Una nota molto incoraggiante viene però dalle adozioni: “sono aumentate nel corso degli anni grazie alle campagne di sensibilizzazione che stiamo facendo – sottolinea Martina – e abbiamo un riscontro positivo anche nell’adozione, per esempio, di razze come pittbull e amstaff”. Per quanto riguarda il servizio in canile, conclude, “ogni giorno servono dalle quattro alle cinque persone al mattino e altrettante al pomeriggio, che si turnano. Infatti, siamo aperti dalle 6 fino alle 19. I cani non rimangono mai soli, a parte la notte”.
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