Hospice
Attualità, Territorio
Pubblicato il Ottobre 27, 2025

Hospice San Martino: c’è l’appoggio della Regione

Monari: "Dopo le adesioni delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Mirandola e di Carpi, entra nella cordata anche la Fondazione di Modena"

L’area in cui sorgerà l’Hospice San Martino

 

 

Maria Silvia Cabri

“Ci sono importanti novità sotto vari aspetti”: c’è ottimismo nelle parole dell’avvocato Daniele Monari, presidente della Fondazione Hospice Area Nord San Martino onlus, nel fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori per il servizio residenziale di accompagnamento e cure palliative al malato grave per l’area Nord, che verrà realizzato in un’area baricentrica, fra Carpi e Mirandola, individuata nell’area dell’ex Fornace di Budrighello a Ponte Pioppa di San Possidonio, situata a 12 km da Carpi e 11 km da Mirandola.

Presidente qual è il valore sociale e sanitario della realizzazione dell’Hospice San Martino a San Possidonio per la comunità locale?

Ha un valore enorme, perché colma un vuoto nell’assistenza sanitaria del nostro territorio. Finora nell’Area Nord modenese, i distretti di Mirandola e Carpi, ma non solo nei nostri distretti, mancava questa struttura fondamentale dedicata alle cure palliative, e le famiglie sono costrette a rivolgersi a Hospice lontani o a gestire situazioni molto difficili in casa o il proprio caro viene a mancare nel luogo in questi casi meno appropriato, l’ospedale. L’Hospice San Martino colmerà questo vuoto. Non si tratterà “solo” di un nuovo servizio sanitario fondamentale, e non è poco, ma di un presidio di umanità: daremo sollievo ai malati nel fine vita e alle loro famiglie, aiutandoli ad affrontare insieme un momento così delicato con dignità e vicinanza, fino all’ultimo istante di vita.

Quale spirito anima questo progetto? Quali sono i principi e la filosofia che stanno alla base dell’Hospice San Martino?

Mettiamo al centro la persona, in tutta la sua dignità, fino all’ultimo attimo di vita. Vogliamo offrire una “casa” dove il malato si senta accolto insieme ai suoi affetti. Per questo l’Hospice sorgerà in un contesto tranquillo immerso nel verde, progettato per essere il più possibile simile a un’abitazione e non a un ospedale. È questa la vocazione degli Hospice territoriali, non ospedalieri. La nostra filosofia è la presa in carico globale: non curare solo i sintomi fisici, ma prestare grande attenzione anche agli aspetti psicologici, emotivi e spirituali della cura. Inoltre, il nostro è un ente non profit: gli hospice sono a tutti gli effetti opere sociali che possono esistere solo grazie al volontariato e alla generosità della comunità. Il motto che abbiamo adottato dice tutto questo: “passione per la vita”.

A che punto sono i lavori per la realizzazione dell’Hospice? Avete già ottenuto tutte le autorizzazioni e svolto le opere preliminari necessarie?

Sì, abbiamo avviato e terminato la prima fase, le opere di urbanizzazione dell’area. Il percorso autorizzativo è stato molto più lungo e complesso del previsto: ad esempio è stato necessario confrontarci con i vincoli della Sovrintendenza, e ciò ha richiesto alcune modifiche al progetto per tutelare il contesto storico e paesaggistico del sito. Questo ha comportato circa un anno e mezzo di ritardo, ma contiamo di superare anche questa ultima curva dell’iter autorizzativo; nel frattempo, abbiamo già pronto il progetto esecutivo. Ciò significa che, sul versante del progetto, siamo pronti a partire con il cantiere non appena si concluderà a breve l’iter autorizzativo. Si parla di Hospice nel nostro territorio da almeno 30 anni, questa Fondazione che unisce le forze del territorio per realizzarlo, finalmente, esiste da meno di 8 anni e ha messo in fila le condizioni per arrivarci.

In questo contesto, che ruolo ha la Regione, dopo il cambio di assessorato Donini – Fabi? 

La Regione, nella persona dell’assessore alle Politiche per la salute Massimo Fabi, ha recentemente ribadito e formalizzato la strategicità della realizzazione dell’Hospice nel nostro territorio, la sua coerenza con il crescente fabbisogno, così pure i vertici dell’Ausl e i nuovi sindaci nelle recenti riunioni distrettuali. Questa concorde cornice istituzionale consolida ulteriormente le basi che abbiamo gettato in questi anni per sciogliere gli ultimi nodi e partire davvero. C’è, tuttavia, un aspetto che non si può trascurare: quello finanziario.

Facciamo chiarezza anche sullo stato dell’arte circa la copertura economica del progetto. I costi previsti sono aumentati come tutte le opere, ma ci sono anche novità positive come la recente adesione della Fondazione di Modena che è entrata tra i finanziatori. Come state portando a sintesi anche la questione finanziaria?

Quello economico è senza dubbio il capitolo più sfidante. Il costo complessivo, con l’allungamento dei tempi, è salito a causa dell’aumento dei prezzi dei materiali e avendo scelto di ampliare fin da subito l’Hospice da 14 a 20 posti letto, decisione assunta per rispondere meglio ai bisogni del territorio, stabiliti dagli standard nazionali in un posto letto ogni 10.000 abitanti. Dopo le importanti adesioni delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Mirandola e di Carpi, abbiamo accolto con gioia il meritorio ingresso nella cordata anche della Fondazione di Modena, il che dimostra come questo traguardo abbia un respiro provinciale. Restano però da reperire ancora circa 4.5 milioni di euro. Almeno 1 milione di euro reputiamo possa venire dalla concertazione con il Tavolo Istituzionale, gli Enti Locali e le Fondazioni, quindi da ulteriori apporti territoriali. Per i restanti 3.5 milioni, abbiamo programmato un prestito dagli istituti bancari, con cui siamo già da tempo in contatto, anche in virtù dell’alto valore etico e sociale dell’iniziativa, oltre che della sua sostenibilità. Chiaramente il mutuo andrà poi restituito, e qui entra in gioco la solidarietà diffusa di questo territorio, di cui siamo certi: abbiamo già gettato le basi con diverse iniziative, ma, con l’avvio del cantiere dell’Hospice, entrerà pienamente nel vivo una campagna capillare di raccolta fondi che coinvolga tutto il territorio – imprese, associazioni e cittadini – per abbattere significativamente questo mutuo, ora fondamentale per partire. Siamo una Fondazione di Partecipazione, appartenente agli Enti del Terzo Settore, promossa sia dai comuni per tramite dell’Azienda di Servizi alla Persona della Bassa Modenese, sia dal volontariato, l’AMO di Carpi e l’AMO della Bassa Modenese, e quindi questa azione di coinvolgimento corale del territorio, una volta posata la prima pietra, è nelle nostre corde.

Quando prevedete di avviare concretamente il cantiere e posare la prima pietra dell’Hospice?

Siamo in dirittura d’arrivo. Se non ci saranno ulteriori imprevisti, contiamo di iniziare i lavori nella prima metà del 2026 e comunque non oltre l’anno. La nostra determinazione non è mai venuta meno e finalmente vediamo il traguardo concreto: il 2026 sarà l’anno in cui l’Hospice San Martino comincerà a diventare realtà.

A livello di gestione della struttura?

L’Ausl ha manifestato interesse a gestire direttamente la struttura dell’Hospice, una volta ultimata dalla Fondazione. Da parte nostra non ci sono e pregiudiziali, anche perché è l’Ausl il committente del servizio sanitario e quindi anche del servizio Hospice. Ovviamente, nella coerente cornice di rapporto fra pubblico e Terzo Settore, quale siamo, ossia di una vera e propria co-progettazione della gestione, vi contribuiremo per garantire il massimo di qualità alle persone e alle famiglie. Obiettivo inscritto in un secondo motto che abbiamo fatto nostro, ispirato alle parole di Cecile Saunders, fondatrice del primo Hospice: “Hospice, un casa specializzata come un ospedale; un ospedale caldo come una casa”.

 

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