Pace e responsabilità
Se osserviamo la realtà dall’alto
di Luigi Lamma
Pace e responsabilità. Sono le due parole che poniamo all’inizio del nuovo anno come consegna ricevuta dagli stimolanti approfondimenti del mistero del Natale e delle feste collegate che, con troppa fretta, “l’Epifania si è portata via”. “Pace in terra”! E’ il primo annuncio che accompagna la notizia di Dio che si fa uomo. Una pace che, per il vescovo Erio “o nasce nel cuore e il nostro cuore diventa una piccola Betlemme accogliendo Dio nel quotidiano, oppure possiamo invocare la pace, manifestare per la pace, ma non arriverà mai”. Questa non è una resa ai “signori della guerra” ma un invito a disarmare i cuori dall’odio e dalla violenza non solo dove i conflitti esplodono con il loro carico di morte e sofferenza. Sulla stessa linea, in forma laica, il pensiero del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando ha affermato nel discorso di fine anno che “la guerra non nasce da sola…Nasce da quel che c’è nell’animo degli uomini. Dalla mentalità che si coltiva. Dagli atteggiamenti di violenza, di sopraffazione che si manifestano”. “Porteremo a casa il canto degli angeli per costruire la pace nella nostra terra? – si è chiesto provocatoriamente mons. Gildo Manicardi – Ci sono tante violenze anche qui: la violenza che entra nelle famiglie e colpisce soprattutto le donne, il sangue delle risse che ha bagnato anche il sagrato del Duomo e la piazza, le aggressioni che spaventano i giovani anche nelle scuole…”.
E’ qui l’appello alla responsabilità personale e collettiva perché ci sono animi e comunità da pacificare. Non si può ridurre tutto e solo ad una questione di ordine pubblico, che pure va garantito con adeguate iniziative e risorse, o di repressione e ad una sterile contrapposizione politica con vista sulle prossime elezioni. Come? Si potrebbe iniziare
evitando “le false luci della guerra che spesso viviamo anche tra noi, nelle nostre relazioni, usando, ad esempio, le parole come sassi o come bombe per colpire anziché edificare” (mons. Erio Castellucci, omelia di Natale). Gli esempi non mancano: dai toni delle dichiarazioni di chi ricopre ruoli di responsabilità, alle titolazioni e ai contenuti dei media, per arrivare ai “leoni da tastiera” che imperversano sui social.
Ci sono comunità da pacificare dove le disuguaglianze a danno dei più fragili si accentuano anziché ridursi. Spente le luci, finiti i cenoni ed esaurite le feste di piazza la realtà vera ricomincia a presentare il conto con le solite emergenze: casa, lavoro, immigrazione fuori controllo, bollette, tariffe dei servizi ed ora si aggiunge anche l’accesso alle prestazioni sanitarie a tutela del diritto alla salute. L’agenda dei candidati sindaci e delle istituzioni locali avrebbe già le sue priorità. Tutto ciò a cui stiamo assistendo fino ad ora nel dibattito pubblico è un bell’esercizio di accademia politicapartitica (toto nomi, primarie sì o no, liste civiche, grandi coalizioni, ecc…) dove i reali bisogni delle persone restano in disparte per far posto a visioni sulla città ideale sotto lo sguardo attento di chi, come sempre, fiuta il vento pensando ai propri affari.
Responsabilità è anche “imparare a vedere la realtà dall’alto”. E’ questo il pressante invito che il Papa ci rivolge sull’esempio dei Magi: con “gli occhi puntati verso il cielo”, con “i piedi in cammino sulla terra” e “il cuore prostrato in adorazione”. Se da un punto di vista laico “vedere la realtà dall’alto” è sicuramente una buona qualità per i cristiani assume un valore decisivo, un bisogno vitale: “(…) Ne abbiamo bisogno nel cammino della fede, perché non si riduca a un insieme di pratiche religiose o a un abito esteriore… Ne abbiamo bisogno nella Chiesa, dove, invece che dividerci in base alle nostre idee, siamo chiamati a rimettere Dio al centro. Ne abbiamo bisogno per abbandonare le ideologie ecclesiastiche, per trovare il senso della Santa Madre Chiesa, l’habitus ecclesiale. Ideologie ecclesiastiche, no; vocazione ecclesiale, sì”. Trovare il senso della Chiesa, quanto se ne sente l’urgenza. Però è difficile se non si osserva la realtà dall’alto come si è visto nelle recenti polemiche sulla destinazione delle donazioni all’ong Mediterranea da parte di alcune diocesi. Pace e responsabilità, senza perdere mai il coraggio. Buon anno.