Ascende il Signore tra canti di gioia
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 12 maggio 2024
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
A cura di Cecilia Gherardi, Consiglio Diocesano Azione Cattolica, settore giovani
Lectio
Il capitolo 16 del vangelo di Marco si apre con Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salomè che vanno verso il sepolcro per andare a ungere con gli oli aromatici Gesù crocifisso. Quando arrivano viene dato loro l’annuncio di resurrezione da parte dell’angelo che dirà loro di andare in Galilea dove il Risorto aspettava, ma impaurite non vanno a dire niente a nessuno. Prima di presentarsi ai discepoli, Gesù Risorto appare a Maria di Magdala e a due discepoli lungo il loro cammino, quando questi andranno a testimoniare ciò che hanno visto nessuno crederà loro. Ed è in questo contesto che si inserisce il brano di questa domenica.
Gesù rivolge ai discepoli il mandato missionario “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”, il Vangelo non è destinato a una categoria di persone precise, come già durante la sua vita Gesù aveva dimostrato, la buona notizia è per tutti, nessuno escluso. Anche per chi all’inizio non credeva nella sua resurrezione, come gli stessi discepoli. Ma Gesù non cerca persone perfette per testimoniarlo, non cerca chi non ha dubbi, cerca persone che gli abbiano aperto il cuore, che non abbiano avuto paura di mostrare le loro fragilità, come Pietro. Nella loro missione i discepoli non saranno soli, saranno accompagnati dai segni del Risorto come guarire i malati, parlare lingue nuove. In più li accompagnerà sempre il Signore, perché una volta asceso al cielo e di fianco al Padre sarà sempre nei loro gesti, parole e cuori.
Meditatio
Con queste parole Gesù Risorto si rivolge anche a noi che siamo stanchi, imperfetti e spesso preoccupati a guardare il nostro orto. Nonostante questi difetti, il Signore ci chiama e ci chiede di andare, di essere testimoni coraggiosi della Resurrezione. Perché non nasconde i pericoli e le fatiche che questo annuncio prevede. Nella nostra quotidianità le tentazioni possono essere la pigrizia, trovare la propria comfort zone e stare lì. Il Signore ci viene a chiamare in questa situazione e ci chiede di muoverci, ma non ce lo chiede come sacrificio, ce lo chiede come servizio e come sequela. Nella nostra vita Lui rimane presente, non ci abbandona e forse tocca a noi aguzzare un po’ la vista per riconoscerlo anche nelle persone che incontriamo e che ci sono donate nella nostra vita.
Oratio
Preghiamo per tutti noi discepoli e discepole, perché il Signore Gesù possa illuminare gli occhi della nostra mente, per scoprire la grandezza della speranza alla quale ci ha chiamati e dell’eredità che ci è stata promessa.
Contemplatio
Uno tra i tanti esempi di testimonianza missionaria coraggiosa è stata la Beata Armida Barelli. Nata a Milano nel 1882, fin da giovane si dedica ai ragazzi emarginati, collabora e fa parte di diverse associazioni tra cui l’Azione Cattolica. Dopo la chiamata da parte del card. Ferrari, fonda la Gioventù Femminile (GF) di Milano, nonostante si sentisse inadeguata a tale compito. Il gruppo fondato dalla Barelli aiuta le giovani donne a riflettere su temi teologici e sociali. La GF partita a Milano cattura l’attenzione del Papa Benedetto XV che chiede ad Armida di fare la stessa cosa nelle diocesi d’Italia indicando l’Italia come la sua missione e la invia «non come maestra tra allieve, ma come sorella tra sorelle».
Fractio
«Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto». Questo brano è una chiamata a muoversi, all’andare. Possiamo chiederci dove il Signore ci sta chiamando ad andare per ritrovare la novità del Risorto nelle nostre parole e nei nostri gesti, per essere dei testimoni credibili dell’annuncio. Testimoni credibili che non sono perfetti e che il Signore non abbandona, ma a cui sta sempre accanto e dà forza.
L’opera d’arte
Hans Süss von Kulmbach, Ascensione di Cristo (1513), New York, Metropolitan Museum of Art. “Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi”. E’ questo versetto, dalla prima lettura della domenica dell’Ascensione, ad aver ispirato prima il grande maestro del Rinascimento in Germania, Albrecht Dürer, che ne trasse un’incisione, poi il suo contemporaneo ed emulo, anch’egli tedesco, von Kulmbach, autore dell’opera qui a fianco.
Questa piccola tavola ed altre otto analoghe, oggi disperse in vari musei e raffiguranti episodi della vita di Maria, furono realizzate come ali e predella di un altare. Singolare, come già nell’opera di Dürer, la scelta di rappresentare Cristo come se, salendo verso l’alto, stesse per uscire dal campo visivo costituito dal quadro: di lui si vedono solo i piedi, la parte inferiore delle gambe, un lembo della veste. L’evento è dunque raffigurato attraverso gli sguardi all’insù e le diverse reazioni – stupore, contemplazione, e una vena di tristezza – di quanti vi assistono: fra di loro, dai volti caratterizzati, spiccano simmetrici, in ginocchio in primo piano, sulla destra la Vergine, e sulla sinistra Simon Pietro, secondo l’iconografia a lui consueta, uomo di mezz’età dal mantello giallo, colore che simboleggia la santità.
V.P.