“Il
Attualità
Pubblicato il Novembre 21, 2024

“Il lavoro che rigenera”. Inaugurato laboratorio di pasta nel carcere di Sant’Anna di Modena

La presentazione del laboratorio che impegna al momento quattro detenuti

di Luigi Lamma

Pubblico delle grandi occasioni per la presentazione ufficiale del Laboratorio Sant’Anna all’interno della Casa circondariale di Modena. Un’attività iniziata già da qualche mese e dopo un periodo di rodaggio i quattro giovani detenuti coinvolti, un italiano, un magrebino e due centrafricani hanno acquisito e consolidato le necessarie competenze tanto che qualcuno ha fatto presente che “piegano i tortellini come le nostre rezdore”. Lo scorso 4 novembre le porte del carcere Sant’Anna si sono aperte per accogliere autorità, partner, sponsor, giornalisti, operatori e volontari che hanno accolto l’invito della cooperativa sociale Eortè di Limidi di Soliera (aderente a Confcooperative Terre d’Emilia), ideatrice del progetto, a questo momento inaugurale. Giovani all’opera tra sfoglia e pesto per confezionare la pasta fresca e una tavola imbandita con le altre produzioni del laboratorio hanno fatto da cornice alla breve cerimonia all’interno dell’ampia cucina.

A dare il benvenuto agli ospiti c’erano il presidente di Eortè Roberto Zanoli e il direttore del carcere Orazio Sorrentini. “E’ stato un atto di coraggio intraprendere questa impresa – ha dichiarato Zanoli – ma ci vuole coraggio per prendersi cura del benessere e del futuro dei nostri fratelli detenuti”. Dopo i primi mesi di lavoro è già possibile tracciare un bilancio non tanto economico quanto di “valori”: “abbiamo ricevuto sostegno, finanziamenti, formazione e soprattutto accoglienza” ha ribadito Zanoli ringraziando per la convinta adesione la direzione del carcere e tutti gli operatori. Per il direttore Sorrentini “è indispensabile creare ponti tra carcere e realtà esterna, che si esprime sia nell’attenzione delle Istituzioni del territorio ma anche attraverso progetti come questo che dimostra quanto bene si può fare anche in questo contesto. C’è un aspetto propositivo della pena che guarda al futuro in chiave preventiva per evitare le recidive”.

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