Dalla
Lo sportello di Notizie
Pubblicato il Giugno 17, 2025

Dalla catena di montaggio all’Intelligenza artificiale

“Lo sportello di Notizie”: Guido Zaccarelli, consulente d’azienda, docente Unimore, Cavaliere al Merito della Repubblica, dottore e consulente in Management e Innovazione, interviene su questioni inerenti il vivere quotidiano

Con la prima rivoluzione industriale, l’Europa — e in particolare l’Inghilterra — ha vissuto una trasformazione epocale. Migliaia di contadini lasciarono le campagne per trasferirsi nelle città, attratti da un modello di lavoro nuovo, apparentemente più sicuro e moderno: la fabbrica. Il lavoro agricolo, scandito dai ritmi della natura, venne sostituito da quello meccanico, regolato dall’orologio. In cambio della fatica, l’operaio riceveva un salario fisso e un orario definito, insieme a una promessa di emancipazione. Ma quella libertà era spesso solo apparente. L’uomo veniva integrato in un sistema che lo scomponeva, lo disciplinava, lo alienava. Il suo gesto diventava parte di un tutto che non comprendeva più. Eppure, dentro quella trasformazione, nasceva anche un’idea: ridurre lo sforzo fisico per liberare la mente, affinché l’uomo, un giorno, potesse dedicarsi a pensare.

Fu Henry Ford, nei primi del Novecento, a spin- fino all’estremo quel modello con l’introduzione della catena di montaggio. Il fordismo prevedeva una serie di attività suddivise in micro-fasi ripetitive. Ogni operaio svolgeva pochi gesti semplici, sempre uguali, in tempi sempre più rapidi. Più piccola era la frazione di attività, più aumentava la velocità e quindi la produttività. I profitti crescevano, lo sforzo fisico diminuiva. Ma anche l’uomo cambiava: perdeva il senso del proprio agire, la visione d’insieme, la propria identità, e con essa la capacità di riflettere sul proprio ruolo. L’operaio diventava un ingranaggio, parte di un sistema che non poteva più controllare e comprendere.

E oggi, con l’intelligenza artificiale, cosa sta accadendo? Stiamo assistendo a una trasformazione analoga, ma più sottile, più profonda. Invisibile. La nuova catena di montaggio non lavora sul corpo, ma sulla mente. L’IA “processa” parole, testi, decisioni, come fossero parti di un prodotto che scorrono lungo una linea di produzione, dove ogni elemento segue l’altro con logica predeterminata. Automatizza il pensiero. Costruisce una nuova forma di alienazione: non ci chiede più di agire, ma ci invita a non pensare. L’uomo delega all’IA la risposta a ogni domanda, le affida il compito di pensare al suo posto.

Il linguaggio dell’intelligenza artificiale è governato dai Language Models (modelli linguistici), algoritmi capaci di generare frasi plausibili sulla base di ciò che hanno appreso da miliardi di testi. Non parlano nel senso umano del termine: “predicono”. Calcolano la parola più probabile dopo l’altra, combinano frasi senza comprenderle. Ogni enunciato è frutto di una somma statistica, non di un’intuizione né di un’esperienza. Il loro linguaggio non nasce dal vissuto, ma da correlazioni. Come può esserci significato, se manca la coscienza del significato stesso? Come può esserci pensiero, se non c’è esperienza?

E più deleghiamo, più il nostro cervello si adatta. Cambia il nostro modo di osservare la realtà: diventiamo meno critici, meno riflessivi. Come ricorda Kant nella “Critica della ragion pura”, la critica è l’operazione della coscienza che rientra in sé stessa, riflette, si distacca dal sapere, dall’agire e dal suo sperare per valutarne la fondatezza. Un modo di pensare e di agire che tutti noi mettiamo in atto quando vogliamo osservare una parte del tutto. È un secondo livello della coscienza: autocoscienza, capacità di autoanalisi e autogiudizio. Se non poniamo l’occhio alla critica, il pensiero sarà il prodotto finale di un insieme di parole che l’intelligenza artificiale ci restituisce, al pari di un prodotto realizzato alla catena di montaggio.

Critica deriva dal verbo greco krìnein, che significa separare, discernere; è l’arte del setaccio, che trattiene ciò che ha valore e lascia andare il superfluo. Significa esercitare consapevolezza, scegliere, valutare. Non accettare tutto, ma vagliare. È oggi, più che mai, un gesto necessario. È l’unico antidoto all’appiattimento algoritmico del pensiero. È il solo modo per rispondere ancora, in modo autentico, alle grandi domande di Kant: Che cosa posso sapere? Che cosa posso fare? Che cosa mi è lecito sperare?

L’intelligenza artificiale si presenta oggi come una nuova catena di montaggio: non lavora sui pezzi, ma sulle parole; non si occupa di gesti, ma di pensieri. Fraziona la conoscenza, automatizza le risposte, preconfeziona il linguaggio. Tuttavia, come scriveva Heidegger, essa non ha accesso alla totalità del pensiero. Perché il pensiero umano — autentico, creativo, critico — non si riduce mai a una somma di dati. La totalità, dice Heidegger, è un orizzonte semantico: un campo vivo di senso, di intuizioni e contraddizioni, che va ben oltre l’obiettivo calcolabile dell’algoritmo.

L’intelligenza artificiale, invece, come la catena di montaggio, lavora su elementi precostituiti, standardizzati, ripetibili. Ogni parola, ogni scelta, ogni emozione è trattata come parte intercambiabile di un prodotto mentale. Tutto diventa calcolabile, prevedibile, influenzabile. Siamo entrati in una nuova era. Se il fordismo fu la versione 2.0 della modernità industriale, questa nuova fase potrebbe essere chiamata “fordismo digitale”: un tempo in cui l’uomo non è più solo produttore o consumatore, ma materia prima e manodopera dei dati. E così, come l’operaio veniva separato dal senso del proprio lavoro, oggi rischiamo di essere separati dal senso del nostro pensiero. L’IA ci libera dallo sforzo di pensare solo per restituirci frasi combinate con linguaggi informatici, forse, pensate da altri? Ci invita a cedere il controllo, in nome dell’efficienza, dell’ottimizzazione, della produttività mentale.

Ma pensare, come lavorare, non è solo un mezzo: è un fine umano. Ed è su questa consapevolezza che si gioca la vera posta in gioco del nostro tempo.

Quando il senso smette di abitare le imprese
“Lo sportello di Notizie”: Guido Zaccarelli, consulente d’azienda, docente Unimore, Cavaliere al Merito della Repubblica, dottore e consulente in Management e Innovazione, interviene su questioni inerenti il vivere quotidiano
di Giacomo Sforzi 
Pubblicato il 18 Luglio, 2025
“Lo sportello di Notizie”: Guido Zaccarelli, consulente d’azienda, docente Unimore, Cavaliere al Merito della Repubblica, dottore e consulente in Mana...
Mercato cittadino: nuovo regolamento
Tra gli interventi principali, il divieto di vendita di abbigliamento, accessori e calzature usati
di Silvia 
Pubblicato il 18 Luglio, 2025
Tra gli interventi principali, il divieto di vendita di abbigliamento, accessori e calzature usati