Grazie, ora libera guidaci dal cielo
L’omelia del vescovo Erio alle esequie di Alessandra Pederzoli, professionista mirandolese e moglie del sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli
“L’amore può tutto: è il motto che avevi scelto, cara Alessandra, per le pagine che gestivi sui social; è il motivo conduttore del tuo straordinario libro ‘Al volante della mia vita’. Ma non è solo un motto o uno slogan: è la tua esistenza stessa che dice: l’amore può tutto. Sei stata davvero ‘al volante’ della tua vita, dall’inizio alla fine. Al volante sempre, nonostante il pesante freno del tumore, di questo terribile nemico che chiamavi ospite indesiderato”.
Sono le prime righe dell’omelia pronunciata da monsignor Erio Castellucci nel corso della liturgia esequiale per Alessandra Pederzoli, stimata professionista, moglie del sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli, che si è svolta sabato 24 giugno nel Duomo di Modena. Tra i concelebranti anche don Luigi Ciotti, presidente di Libera e padre Emanuele Mukenge a rappresentare la comunità mirandolese. Oltre ai familiari, numerose le autorità civili e militari, politici nazionali e locali, ma anche tantissimi amici e cittadini che hanno voluto salutare Alessandra nel suo ultimo passaggio pubblico. Un popolo addolorato e commosso ha colto nelle fasi del rito funebre una risposta al desiderio più volte manifestato da Alessandra che fosse un momento gioioso, di ringraziamento, che lei stessa aveva pensato nei minimi particolari come ha confidato nel corso della sua toccante testimonianza il marito Giancarlo. A cominciare dalla sinfonia di colori dove a prevalere, sempre per sua volontà, era il rosso, compresa la bara.
Il vescovo Erio, che aveva sentito Alessandra anche negli ultimi giorni, ne ha, con efficacia e delicatezza, tratteggiato non solo il ritratto ma ciò che spesso è invisibile agli occhi, usando la forma letteraria di un dialogo confidenziale che ha toccato i tanti ambiti nei quali si sono manifestati talenti ed energie inimmaginabili.
La famiglia
“Sei stata al volante della tua famiglia: hai guidato tuo marito e tua figlia con l’energia del sorriso, li hai accompagnati nel viaggio della tua malattia, dicendo sempre la verità sul suo decorso, aiutandoli a crescere nella pazienza e nella fede…”.
A Mirandola
“Eri abituata a vivere al volante. Sin da giovanissima, nella tua Mirandola, ti sei spesa non solo nella tua famiglia d’origine, ma anche nella tua comunità parrocchiale… In quegli anni hai maturato la tua fede, solida e concreta, fatta più di gesti d’amore che di parole e ragionamenti…”.
In ospedale
“Sei stata al volante anche nel letto d’ospedale, da dove, con cellulare e computer, continuavi a lavorare, a studiare, a pregare, a convocare amici e amiche. Medici e infermieri, con i quali discutevi delle cure da affrontare, non riuscivano a spiegarsi questa vitalità e ripetono ancora oggi di non avere mai visto una paziente così attiva e combattiva…”.
All’università
“Il volante della tua vita l’hai tenuto saldo sulla cattedra universitaria, continuando a fare lezione, a sostenere esami, a seguire tesi fino a pochi giorni fa. Il volante l’hai mantenuto ogni volta che salivi su un palco…
Il libro
O quando hai presentato in varie città il tuo libro, attivando sempre emozioni nei partecipanti, che poi ti scrivevano per ringraziarti e confidarsi. O quando molti dei presenti lo ricordano – hai voluto festeggiare il decimo anniversario di matrimonio, il 21 ottobre scorso, in una serata indimenticabile, dove ti sei spesa cantando e ballando con un entusiasmo contagioso e travolgente…”.
“Nelle ultime settimane la malattia voleva costringerti ad abbandonare il volante. L’hai invece tenuto fermo, anche quando la tua vettura ha preso la forma di una sedia a rotelle, perché non camminavi più. Mostravi le levette di comando della tua nuova automobile domestica, dicendo con ironico orgoglio che comunque eri ancora in grado di guidare. E continuavi, da questa sedia, a studiare, a scrivere, a telefonare, a cantare…”
Il Rosario
“Hai guidato con la stessa tenacia una settimana fa anche l’ultimo Rosario, ormai appuntamento abituale per tanti amici, che ieri sera hanno ripetuto il gesto, assente tu fisicamente ma più che mai presente spiritualmente…”. Legittimo chiedersi allora dove fosse ancorata la vita di Alessandra, da dove attingeva la forza, la determinazione, la gioia nelle difficoltà, il coraggio davanti al male.
“La tua fede, Alessandra, – ha affermato mons. Castellucci – era appoggiata saldamente su Gesù. Non nascondevi la tua fede in lui, ma nemmeno la esibivi, perché l’amore non punta ad esibirsi, punta a radicarsi. Nei colloqui personali lasciavi emergere tutta la profondità della tua adesione al Signore, la tua fiducia in lui…”.
L’ultimo dialogo
L’ultimo dialogo con Alessandra di cui riferisce il vescovo Erio spalanca la porta davanti al mistero nel quale ella si era immersa totalmente, e del quale, con inaudita lucidità, sapeva esprimerne la profondità come ha potuto constatare chi l’ha ascoltata negli ultimi Rosari nella chiesa della Pomposa.
Ecco ancora mons. Castellucci: “Raccolgo dal nostro ultimo dialogo della settimana scorsa tre frasi, che si sono scolpite nella mia mente. ‘Non chiedo al Signore perché sono ammalata – lo scoprirò davanti a lui – ma gli chiedo di amare fino alla fine’. Il Signore te lo ha concesso. La tua acuta intelligenza aveva compreso che il dolore è un mistero troppo grande per la nostra mente umana, e che di fronte alla sofferenza abbiamo solo l’alternativa tra l’affidamento e la disperazione. Da parte tua, hai scelto l’affidamento: la consegna a un disegno più grande, i cui contorni saranno svelati solo quando saremo al cospetto di Dio. E che ora ti sono svelati.
La seconda frase: ‘Io sento di vivere cento vite’. Davvero la tua vita non è durata 48 anni, ma molti secoli. Hai saputo concentrare in poco tempo così tante passioni, competenze, emozioni e progetti, che non si capisce come possano intrecciarsi nella stessa persona. Hai dimostrato che la misura della qualità della vita non è la sua durata, ma la sua intensità. E il grado di intensità è dato dall’amore.
L’ultima frase che mi hai detto: ‘Io continuerò ad amare anche dal cielo, perché non posso farne a meno’. L’amore può tutto: ed è più forte della morte stessa; chi ama non spegne mai la sorgente, ma continua ad amare dal cielo. Conoscendoti, tu non smetterai certo di interferire ora, che sei libera dalla malattia e puoi riprendere totalmente il volante, andando alla velocità che desideri…”.
Infine come non unirsi ai sentimenti di gratitudine espressi dal Vescovo a chiusura di un’omelia che ha suscitato un applauso spontaneo da parte di tutta l’assemblea: “Grazie, Alessandra: l’amore può davvero tutto, perché l’amore è il nome stesso di Dio, l’amore è la sostanza della vita eterna; quell’amore è il veicolo di cui ora il Signore ti ha dotato, e sul quale continuerai ad ospitare tutti: la tua cara famiglia, in particolare i tuoi adorati Gian Carlo ed Emma, i tuoi amici, le persone che dovunque ti sono grate per l’immenso dono che sei stata, anzi che sei, ora totalmente libera di guidarci dal cielo”.
Al termine del rito funebre vari interventi si sono succeduti alcuni amici, la sorella Annalia, le nipoti ed infine il marito Giancarlo con parole colme di gratitudine e di ammirazione per la donna, moglie e madre con cui ha condiviso un tratto della vita così intenso, anche doloroso, ma sempre animato dalla forza di chi guarda, uniti, al futuro.
A cura di Luigi Lamma
L’omelia integrale di mons. Erio Castellucci su diocesicarpi.it. A questo link l’intervista ad Alessandra Pederzoli pubblicata su Notizie.
La redazione di Notizie partecipa al dolore di Gian Carlo Muzzarelli, della figlia Emma e di tutti i familiari per la perdita di Alessandra Pederzoli.